L'autunno, secondo il calendario
astronomico, è il periodo dell'anno che va dall'equinozio d'autunno (23
settembre) al solstizio d'inverno (22 dicembre). Secondo i meteorologi, per
convenzione, è il periodo dell'anno che inizia il primo giorno di settembre e
termina l'ultimo giorno di novembre. Nella realtà le cose vanno quasi sempre
in modo diverso: a volte perfino il mese di ottobre si presenta ancora con i
caratteri di una estate in declino, qualche altra volta invece, tra il
grigiore delle nebbie padane, i venti tempestosi e le piogge alluvionali,
sembra anticipare i rigori della stagione invernale.
Considerando il contributo della meteorologia alle varie forme di attivati
umane, sia attraverso le previsioni del tempo, sia con la descrizione degli
andamenti climatici su determinate regioni nel corso delle varie stagioni,
abbiamo ritenuto utile tentare una indagine climatica della stagione autunnale
in Italia, avvalendoci di due tecniche tra le più semplici e le più comuni,
impiegate spesso dagli esperti in argomenti del genere.
Per l'esattezza ci siamo prefissi di delineare i caratteri di questa singolare
stagione di mezzo sia avvalendoci del contributo delle scienze statistiche,
sia prendendo in considerazione determinati sistemi di pressione atmosferica
in grado d'influenzare lo stato del tempo autunnale.
Sotto il profilo statistico una tavolata di istogrammi di alcune grandezze
meteorologiche, riferite a una determinata regione, è in grado di illustrare
in una visione puramente statica l'andamento climatico medio di una certa
stagione.
In questo contesto abbiamo preso in considerazione i dati medi statistici del
venticinquenni 1946-1970, riferiti ad un certo numero di stazioni
meteorologiche della rete aeronautica. I mesi in esame sono stati quelli di
ottobre, novembre e dicembre, di norma ritenuti i più rappresentativi della
stagione autunnale, quanto meno da un punto di vista strettamente astronomico.
La rappresentazione grafica elaborata attraverso istogrammi ha riguardato, per
le tre decadi di ciascun mese, sia le temperature massime, sia le minime e i
quantitativi delle precipitazioni.
Dovendo tener conto dell'influenza solare, che a stretto rigore avrebbe
richiesto l'impiego dei dati rilevati da una opportuna rete di piranografi di
grande precisione, ci è sembrato sufficiente ricorrere al tracciamento delle
isohele, linee di uguali valori delle ore di sole nel corso della giornata
Gli istogrammi delle quantità di precipitazione del periodo autunnale
mostrano il sensibile incremento delle piogge in Liguria nel mese di novembre,
ciò a causa della maggiore frequenza delle depressioni del Golfo di Genova.
Il Veneto e l'Emilia-Romagna, che rispetto a quel tipo di depressioni
rimangono sottovento all'Appenni-no toscano, accusano invece minori
quantitativi di pioggia. In Alto Adige a novembre si verifica un calo delle
precipitazioni, che diverrà più avvertito a dicembre su tutta la regione
alpina e subalpina, allorché le depressioni del Golfo di Genova tenderanno a
protrarsi più verso Sud, interessando sempre meno la regione delle Alpi.
Sull'Italia centrale l'aumento delle precipitazioni, già particolarmente
avvertito in ottobre, diviene massimo in novembre.
Nel mezzogiorno d'Italia le precipitazioni invece risultano elevate in tutto
il trimestre autunnale. I motivi sono da attribuire alla persistente
ricorrenza delle depressioni del Tirreno, alle correnti umide sciroccali e
agli effetti orografici delle regioni peninsulari. In Sicilia e in Sardegna
meridionale, in un normale decorso stagionale, piove più in ottobre che in
novembre. Sulla Sardegna occidentale il mese più piovoso risulta invece
quello di novembre.
Gli istogrammi delle temperature estreme mostrano il sensibile calo che si
manifesta quasi con regolarità da ottobre a dicembre e ciò a causa delle
diminuite ore di sole, sempre più basso sull'orizzonte, e per il graduale
aumento della nuvolosità e delle piogge.
L'escursione termica mensile risulta minima sia nelle località influenzate
dalla presenza mitigatrice del mare, sia nelle località di montagna che
fruiscono dei venti della libera atmosfera, esenti dall'eccessivo
riscaldamento diurno e dai raffreddamenti dal basso durante la notte, come
avviene per le località pianeggianti a clima continentale
Delle tre cartine delle isohele, quella riferita al mese di dicembre si
discosta dalle due precedenti, non tanto per l'andamento delle isohele,
abbastanza comune a quello degli altri due mesi prettamente autunnali, quanto
per la notevole riduzione delle ore di sole nel corso della giornata.
Il mese di dicembre risulta infatti globalmente il meno soleggiato dell'anno,
in primo luogo perché la radiazione solare alla sommità dell'atmosfera,
essendo una funzione della geometria dell'orbita terrestre, alle medie e alle
alte latitudini del nostro emisfero è debole; in secondo luogo perché la
radiazione solare è in stretta relazione alla presenza delle nebbie o delle
nubi stratificate al disotto della inversione termica che si manifesta negli
strati bassi dell'atmosfera durante i periodi di tempo anticicloni, frequenti
in dicembre molto più che in ottobre e novembre.
Per avere un'idea del comportamento stagionale sotto una visione dinamica
abbiamo preso in considerazione, come accennato all'inizio di questo nostro
servizio, determinati sistemi di pressione atmosferica, tipici di una data
stagione e in grado d'influenzare i caratteri climatici di una certa regione.
Questa tecnica infatti consente di mettere in relazione i fenomeni localmente
osservati con la evoluzione delle situazioni meteorologiche generali.
Per l'esattezza, ci si riferisce alla circolazione generale dell'atmosfera con
l'intenzione di desumere, dall'andamento delle correnti aeree dominanti su una
certa regione e per una data stagione, una successione di tipi di tempo legati
alla evoluzione della pressione atmosferica.
I risultati analitici dell'impiego delle due tecniche, quella che si prefigge
una visione puramente statica del clima e quest'ultima, che mostra invece i
caratteri dinamici degli andamenti climatici, permette di evidenziare due
singolari aspetti del clima di una certa regione e per una data stagione: la
storia del tempo di tutti i giorni e la sua influenza nel corso degli anni
Quasi sempre, in coincidenza del periodo equinoziale (23 settembre], la
circolazione atmosferica assume sul nostro emisfero una spiccata instabilità.
L'aria fredda del Nord Atlantico o quella del Nord Europa, a seconda di certe
situazioni meteorologiche generali, si attesta lungo il versante estero della
chiostra alpina in attesa di irrompere in Mediterraneo attraverso le due più
comuni vie di accesso: la Valle del Rodano ad occidente e la parte più bassa
delle Alpi Giulie ad oriente. In simili circostanze il tempo sull'Italia
subisce il primo intenso peggioramento dopo la fine della quiete estiva. Da
questo momento in poi, con il passare delle settimane, la pressione
atmosferica subisce localmente significative diminuzioni e le precipitazioni
divengono di conseguenza le protagoniste negli scenari meteorologici che danno
vita all'autunno su gran parte del nostro paese.
Il mare, dal canto suo, grazie alle ancora alte temperature della stagione
estiva, ormai definitivamente conclusa, assume via via un ruolo di primo piano
nello sviluppo di una serie di depressioni, attraverso l'apporto di energia
termica dal basso. La chiostra delle Alpi contribuisce allo sviluppo di tali
depressioni imprimendo una forte componente di moto ciclonico all'intera
colonna d'aria che sovrasta le depressioni. Si tratta, per la massima parte,
delle ben note depressioni del Golfo di Genova, un golfo che, durante il
trimestre autunnale diviene, soprattutto per ragioni orografiche, oltre che
termodinamiche, la fucina, per così dire, delle depressioni di questo tipo,
in grado d'interessare non soltanto l'Italia, ma molti altri paesi che si
affacciano sul Mediterraneo. Le depressioni del Golfo Ligure sonno annunciate
sull'Italia da un vigoroso richiamo di aria calda dall'Africa, con venti
sciroccali (tra Sud-Est e Sud), seguiti da piogge a carattere continuo,
particolarmente intense lungo i due versanti dell'Appenninico e su quello
meridionale della chiostra alpina. Le due catene montuose infatti rispetto al
flusso sciroccale risultano particolarmente esposte al vento con vistosi
effetti di canalizzazione dell'aria lungo le gole dei rilievi montuosi.
Le precipitazioni associate alle evoluzioni di tali depressioni divengono
tanto più intense e tanto più prolungate, quanto più le depressioni e i
sistemi frontali ad esse connessi trovano impedimenti a proseguire il loro
moto verso levante, ostacolati dalla presenza, come spesso accadde in
circostanze del genere, di un'alta pressione balcanica.
Nella fase finale del loro sviluppo, le depressioni del Golfo di Genova si
spostano per lo più verso Sud-Est, inseguite, per così dire, da un flusso di
correnti settentrionali (tra Nord-Est e Nord-Ovest) messe in atto dal ritorno
di un'alta pressione che dall'Atlantico viene attestandosi verso l'Europa
occidentale.
Nel mese di novembre le situazioni meteorologiche divengono, di norma, sempre
più critiche. il bacino occidentale del Mediterraneo e l'Africa
nordoccidentale costituiscono in questo mese e per almeno la prima metà del
mese di dicembre l'obiettivo principale delle irruzioni di aria fredda di
provenienza nord-atlantica e in qualche circostanza dell'aria fredda che
irrompe dal Nord Europa.
In casi del genere le depressioni si formano fra la Penisola Iberica e le
Isole Baleari, oppure fra le isole Baleari e la Sardegna e i meteorologi le
classificano come depressioni mediterranee. Quando invece si sviluppano a Sud
della catena montuosa dell'Atlante, prendono il nome di depressioni sahariane.
Depressioni di questo tipo, al pari di quelle del Golfo di Genova, sono tanto
più intense quanto maggiore è il contrasto termo-igrometrico che
contraddistingue le due masse d'aria in conflitto tra loro: quella fredda,
proveniente dalle latitudini settentrionali dell'Atlantico o dell'Europa ad
occidente della depressione e quella calda di origine africana, ad oriente
della stessa. Depressioni che risultano tanto più vigorose quanto più
intensa è la componente di moto ciclonico delle masse d'aria in afflusso sul
Mediterraneo. In tali frangenti la zona frontogenetica si estende per lo più
dall'Algeria all'Italia. Lungo questa linea frontale si sviluppano dei vortici
ciclonici, uno di seguito all'altro, in propagazione nel senso delle correnti,
nell'ambito di una acuta spaccatura orientata secondo i meridiani.
I vortici ciclonici in rotta verso Nord arrecano maltempo anche alla Spagna,
Francia, Africa nordoccidentale e in particolare modo all'Italia. La regione
pirenaica, le Alpi e gli Appennini esaltano, dal canto loro, tutte le
formazioni nuvolose poste in essere dalla vorticità ciclonica conseguente
alla dinamica delle correnti in gioco.
E' questo il motivo per il quale il mese di novembre in Italia risulta il mese
più piovoso dell'anno, in particolare modo sull'Appenninico Ligure, su quello
Toscano e restando al Nord, anche su tutta la Valpadana. Nel Sud d'Italia
assai piovosa risulta invece la fascia tirrenica della Campania, l'Appennino
Sannita, quello Lucano e quello Calabrese. Nel mese di dicembre le
perturbazioni divengono sempre più rare, a causa di una maggiore presenza
delle alte pressioni, specialmente sul Nord Italia. Ciò dipende sia da una
spinta verso levante dell'anticiclone delle Azzorre, sia da una estensione
verso occidente dell'anticiclone russo, due azioni talvolta concomitanti. Data
la scarsa nuvolosità che contraddistingue là presenza dei due anticicloni,
diminuiscono le probabilità di pioggia e le temperature minime scendono di
alcuni gradi, specialmente se l'alta pressione è di origine russa.
In dicembre, di conseguenza, piove meno che nei precedenti due mesi autunnali,
e le piogge si presentano più spesso nel Sud della nostra penisola. Così
dicembre, ultimo mese dell'autunno, è anche il più rappresentativo
dell'inverno ormai all'esordio. In sostanza, ci sembra di poter affermare che
in Italia le piogge nella stagione autunnale e nella prima fase di quella
invernale sono essenzialmente determinate dalle varie depressioni che si
avvicendano sul nostro paese: quelle sottovento alle Alpi nel Golfo Ligure,
quelle cosiddette mediterranee o quelle di origine sahariana, tutte
depressioni che trovano modo di svilupparsi ogni volta che l'area
anticiclonica si indebolisce sul Mediterraneo.