La meteorologia, con l'avvento
di potenti elaboratori elettronici, è entrata nel dominio della scienza da
poco più di un trentennio, da quando cioè ha incominciato a valersi di
procedimenti di calcolo esatto, come si usa normalmente nella Fisica, che
ricava dalla esperienza precise leggi di necessita. Di pari passo è venuta
sviluppandosi l'indagine statistica che, avvalendosi di metodi informatici,
rende possibile, in tempi brevi, una catalogazione di tipi di tempo, desunti
dal comportamento spaziale e temporale di alcuni parametri meteorologici,
ottenendo in tal modo una visione statica degli andamenti climatici di una
certa regione, riferiti a un ben delimitato periodo stagionale. Oltre a questa
tecnica d'indagine ve ne è un'altra che rende possibile schematizzare, sia
pure nelle grandi linee, gli andamenti climatici come diretta conseguenza
delle vicende del tempo di ogni giorno.
L'Inverno in Italia.
In altri termini, l'individuazione di alcuni schemi di circolazione
atmosferica, relativi a una certa stagione su un ben precisato scacchiere
geografico, consente di risalire ai fenomeni atmosferici che quegli schemi di
circolazione instaurano, contribuendo così a dare del clima della regione e
della stagione in esame una visione dinamica. In questo servizio, come del
resto in quello riguardante l'autunno, pubblicato nel fascicolo di settembre
dello scorso anno, abbiamo presso in esame i tre mesi della stagione invernale
in Italia, avvalendoci sia del contributo della statistica, sia dei principali
schemi di circolazione atmosferica del periodo invernale, in grado
d'influenzare le vicende del tempo di tutti i giorni.
Considerando che l'inverno in Italia risulta spesso anticipato di una
quindicina di giorni rispetto alla data del solstizio (22 dicembre), nella
scelta del trimestre di riferimento ci siamo avvalsi, in questa occasione, dei
dati fissati dal calendario meteorologico (dicembre-febbraio). Il
venticinquennio scelto per la individuazione delle medie statistiche è stato
quello del periodo 1946-1970, con i dati riferiti ad un certo numero di
stazioni meteorologiche della rete dell'Aeronautica Militare.
L'esame della serie di istogrammi, relativi alle tre decadi di ciascun mese
del trimestre invernale, ha permesso di delineare, sia pure nelle linee molto
generali, il comportamento climatico di alcune tra le più importanti
grandezze meteorologiche
Temperature
Gli istogrammi delle temperature
nel loro insieme mettono in evidenza come caratteristica comune le basse
temperature del mese di gennaio.
E' interessante notare l'influenza mitigatrice del mare sul golfo ligure e su
quello di Trieste, rilevabile dalla debole escursione termica e dagli alti
valori delle temperature estreme di Genova e di Trieste, con minime nettamente
superiori a zero gradi. Altro elemento di spicco, la notevole escursione
termica di Bolzano, tipica del regime continentale. Trieste rispetto a Venezia
presenta un minore divario tra le temperature massime e quelle minime,
risultando protetta dalle montagne del Carso. Venezia rimane invece più
influenzata dai venti freddi dell'Europa centro-orientale.
L'istogramma della Pagella, localizza a 2129 metri di altitudine, si distingue
dagli altri per le basse temperature, tutte al disotto dello zero gradi. La
Valpadana palesa temperature invernali notturne di alcuni gradi sotto zero,
specialmente durante la seconda decade di gennaio.
Altro elemento d'interesse è rappresentato dalle temperature della fascia
adriatica, più basse rispetto a quelle della fascia tirrenica a causa
dell'influenza climatica della vicina penisola balcanica.
Gli istogrammi del Mezzogiorno d'Italia indicano, ovviamente, temperature più
miti, rispetto a quelle delle altre regioni del Nord e del Centro. Bisogna
tuttavia tenera conto, ma questo non appare certo dagli istogrammi, che la
Toscana meridionale, il Lazio e la Campania a causa della loro tormentata
orografia si presentano spesso a clima variabile anche tra località contigue.
Gli istogrammi delle temperature della Sicilia e della Calabria tirrenica
palesano la grande mitezza dell'inverno mediterraneo, quelli della Sardegna
indicano, come sola caratteristica comune a tutti i versanti dell'isola,
l'a-zione mitigatrice del mare.
Precipitazioni
Gli istogrammi delle
precipitazioni pongono in risalto, come caratteristica comune, la diminuzione
dei quantitativi mensili di pioggia con il progredire della stagione, in modo
particolare nel mese di febbraio sulle regioni centrali; quelli di Genova,
Firenze e Grosseto indicano picchi ancora piuttosto alti, dopo i massimi
registrati in novembre. Molto singolari risultano i notevoli quantitativi di
pioggia a Genova e Trieste e quelli delle regioni adriatiche, dovuti sia
all'insorgenza, per Genova, sia al transito, per Trieste, delle depressioni
del golfo ligure.
La maggiore piovosità sul settore occidentale della Sardegna è da attribuire
alla presenza, anche nella prima fase dell'inverno, delle ancora attive
depressioni del bacino occidentale del Mediterraneo. Per quanto riguarda la
Sicilia e la Calabria tirrenica i massimi di pioggia, dopo l'autunno, sono
ancora presenti a dicembre e a gennaio, per la maggior parte dovuti ai
fenomeni di grande instabilità connessi al transito dei fronti freddi al
seguito delle depressioni tirreniche.
Il soleggiamento
Dovendo in qualche modo tener
conto dell'influenza della radiazione solare sull'Italia e dato il carattere
divulgativo di questo servizio, senza entrare in un'analisi dei dati rilevati
dai piranografi di alta precisione, abbiamo optato per una semplice
rappresentazione del soleggiamento mediante la tracciatura, messe per mese del
periodo invernale, di una famiglia di isohele
Con l'avanzare della stagione le isohele mostrano il ritorno verso un maggior
numero di ore di sole, pur mantenendosi pressoché inalterato lo schema della
distribuzione del soleggiamento. Il minimo di ore di sole sulla Valpadana è
da attribuire alla presenza delle nebbie. Un altro minimo lungo la zona
appenninica è dovuto alla presenza dei sistemi nuvolosi connessi ai periodi
di maltempo ed esaltati dagli effetti orografici.
Tra le due fasce a più alta insolazione emerge quella tirrenica, con i
consueti massimi sulle isole maggiori.
L'aspetto dinamico
dell'invernata media in Italia
Ci sembra di poter affermare che nelle grandi linee in inverno l'andamento
medio della pressione atmosferica a livello del mare presenta un'area di bassa
pressione al centro del Tirreno che si alterna con due configurazioni
anticicloniche. Per l'esattezza in certi casi con la estensione verso levante
dell'anticiclone delle Azzorre e in altri, con il protendersi verso occidente
dell'alta pressione della Russia.
Queste due aree di alte pressioni, in un solo caso interagiscono tra loro e
cioè quando le due estensioni di alta, quella atlantica delle Azzorre e
quella dell'Europa orientale, si saldano tra loro fino a costituire una sola
fascia anticicloni nel cuore dell'Europa
In simili circostanze (fig. 3) sul Mediterraneo centrale si sviluppa una vasta
area depressionaria che conferisce un tipo di tempo incerto, influenzato da
venti orientali o sudorientali che vanno a confluire sull'Italia con i venti
di Nord-Est, tipici dell'anticiclone russo. Lo scorrimento dell'aria calda e
umida del Mediterraneo al disopra dell'aria fredda di origine continentale dei
Balcani provoca una nuvolosità stratificata con temperature al suolo
piuttosto basse e foschie diffuse nelle valli. Le depressioni atlantiche non
potendo entrare sull'Europa centrale, a causa della presenza del blocco
anticicloni, si portano a latitudini settentrionali in moto, una dietro
l'altra e a diversi stadi di sviluppo, dall'Atlantico alle Isole Britanniche e
da queste verso il Mar Bianco e oltre, causando su quelle regioni tempo
estremamente perturbato.
Quando il collegamento tra i due anticicloni si rompe e ciascuno di essi si
ritira verso il luogo di origine (fig. 4), l'Italia rimane esposta alle varie
depressioni atlantiche in rotta, questa volta, verso Sud, con gravi
conseguenze per l'andamento del tempo. In tali casi infatti l'Italia viene a
trovarsi in una sorta di corridoio di basse pressioni tra due aree
antici-cloniche, una a occidente e l'altra a oriente. In simili circostanze
mentre l'alta pressione delle Azzorre alimenta il Mediterraneo occidentale di
aria fredda umida e instabile, alta pressione della Russia ostacola la
propagazione verso levante del corridoio di basse pressioni che affligge
l'Italia. E' questa la peggiore delle situazioni meteorologiche che possa
capitare al nostro paese, particolarmente in inverno, a causa del persistere,
a volte per giorni, di tem-pomolto perturbato.
Quando è l'alta pressione delle Azzorre ad affermarsi sull'Italia (fig. 5) i
venti sono deboli occidentali, la nuvolosità è irregolare, debole e poco
estesa. Le temperature invernali sono miti. Il tempo può definirsi
generalmente buono, sebbene non del tutto soleggiato, come in situazioni del
genere sarebbe in estate, e ciò a causa delle nebbie del semestre freddo
(ottobre-marzo) sulla Valpadana, nelle valli del Centro e talvolta persino
nelle zone pianeggianti del Mezzogiorno d'Italia.
Se invece è l'estensione dell'anticiclone russo a raggiungere il bacino
occidentale del Mediterraneo (fig. 6) i venti prevalenti sono orientati tra
Est e Nord-Est e sull'Italia il tempo diviene bello, ma con temperature
estremamente rigide, fino a raggiungere di notte parecchi gradi sotto zero. In
questa circostanza però l'aria fredda continentale non agevolando le
formazioni nebbiose rende la visibilita particolarmente buona.
Le depressioni invernali
Fra tutte le depressioni possibili in inverno, quelle del golfo ligure sono,
come in autunno, le più frequenti e le più intense, ma la loro frequenza
diminuisce sensibilmente in gennaio, fino a diventare sempre più rare in
febbraio, un mese spesso caratterizzato invece alta pressione della Russia.
Le depressioni del Golfo di Genova in questa stagione non influenzano quasi più
il Nord d'Italia; tuttavia se per caso si trovano a transitare verso levante
possono causare sulle regioni dell'Alto Adriatico condizioni di bora. A questo
proposito c'è da osservare, per inciso, che il fenomeno della bora in inverno
è più frequente di quanto si possa immaginare. Basta infatti che si rinforzi
un'alta pressione a Nord delle Alpi e nel contempo sia presente una
depressione sull'alto Adriatico perché la bora scenda impetuosa, a raffiche
molto violente su Trieste e in forma più attenuata sul Veneto e talvolta
perfino sulle coste del medio Adriatico.
Fra le depressioni invernali, quelle sottovento alle Alpi, note come
depressioni del golfo di Genova, nel loro movimento verso levante o verso
Sud-Est apportano estesa nuvolosità e precipitazioni, spesso nevose, anche se
meno abbondanti e meno frequenti di quelle del periodo autunnale. In questa
stagione le depressioni, di qualsiasi natura possano essere, raramente
investono la Valpadana, ma quando accade convogliano aria calda e umida sullo
strato di aria fredda che ristagna sulla Padana, producendo intensa nuvolosità
e precipitazioni estese e persistenti, spesso anche nevose.
In inverno, in modo particolare in dicembre, se tutto si svolge nella norma
possono comparire anche depressioni cosiddette mediterranee, vale a dire
depressioni che si sviluppano accidentalmente lungo la linea frontale che
separa l'aria fredda proveniente dal Nord Atlantico o dal Nord Europa
dall'aria calda presente sul Mediterraneo.
Conclusioni
Tenendo conto sia dei risultati offerti dal contributo della statistica, sia
dello stimolo impresso al clima dalla dinamica delle situazioni meteorologiche
più comuni durante il trimestre invernale, ci sembra di poter affermare per
sommi capi quanto segue:
a) sulle Alpi, in inverno, pur prevalendo situazioni anticicloniche non
mancano brevi periodi di declino delle alte pressioni. In questi casi il tempo
diviene perturbato da intensa nuvolosità, da copiose piogge, nevicate e da
venti anche forti. Gli effetti che una qualsiasi situazione di tempo
perturbato può instaurare sulla chiostra alpina si diversificano, però, su
versanti opposti, in considerazione anche delle differenti altitudini del
sistema montuoso.
Sulla regione alpina i massimi di pioggia si verificano nel semestre caldo
(marzo - agosto), il contrario di quanto avviene invece nel Mezzogiorno
d'Italia, dove i massimi di pioggia si notano invece durante il semestre
freddo (settembre-febbraio). Sulle Alpi d'inverno è frequente il foehn, un
vento settentrionale che scendendo verso le valli italiane determina ampi
rasserenamenti e un sensibile aumento delle temperature a causa della
compressione adiabatica dell'aria.
b) Sulla Valpadana il trimestre invernale si distingue in modo particolare per
la presenza delle nebbie, un fenomeno dovuto al ristagno dell'aria fredda e
umida nei bassi strati, a contatto del suolo spesso intriso d'acqua. il
fenomeno si manifesta sin dal tardo autunno, con nebbie per la massima parte
dovute al raffreddamento radiativo del suolo per dispersione del calore verso
l'alto. Un altro tipo di nebbia molto comune nel semestre freddo in Valpadana
si manifesta quando una stratificazione nuvolosa sormonta un preesistente
strato di nebbia al suolo. In questo caso la stratificazione nuvolosa perde
calore per dispersione verso lo spazio e il conseguente raffreddamento si
propaga verso il suolo per rimescolamento. Lo strato nuvoloso cresce così di
spessore andando verso terra, fino a saldarsi col preesistente strato di
nebbia. Tale nebbia, molto restia a dissolversi prende il nome di nebbia da
rimescolamento.
c) L'inverno sulla Liguria e sulla Toscana settentrionale, due zone climatiche
abbastanza omogenee, può presentarsi contemporaneamente con situazioni
meteorologiche ad andamento opposto: anticiclone o di bel tempo in una e
depressionarie o di tempo perturbato nell'altra.
d) La Toscana meridionale invece, il Lazio e la Campania costituiscono nel
loro insieme una regione climatica dove una complessa orografia determina
contemporaneamente una grande variabilità di clima da zona a zona: clima
marittimo lungo le coste, clima collinare o di montagna sui rilievi al disopra
dei 500 metri, clima temperato lungo le valli del Tevere e del Volturno. Le
piogge benché elevate non superano mai quelle del tardo autunno.
e) La Sardegna trovandosi al centro del bacino occidentale del Mediterraneo è
nello stesso tempo una regione o particolarmente colpita dalle situazioni
depressionarie del Mediterraneo, o privilegiata al massimo dalle situazioni
anticicloniche, sia di matrice atlantica, sia di matrice subtropicale.
Ciò che non appare dagli istogrammi della Sardegna, che del clima danno
soltanto una visione puramente statica, è il diverso comportamento climatico
sugli opposti versanti dell'isola, dovuto alla interazione tra i rilievi
montuosi e ai vari sistemi di vento che la interessano e instaurati dalla
evoluzione delle varie situazioni meteorologiche del bacino occidentale del
Mediterraneo.
f) Le depressioni cosiddette mediterranee arrecano tempo perturbato
soprattutto sulla Sicilia, sulle regioni meridionali della nostra penisola e
marginalmente sulle regioni centrali, arrecandovi intensa nuvolosità e
abbondanti precipitazioni, specialmente lungo i versanti sopravvento
dell'Appennino meridionale, nonché sui monti Nebrodi e sui Peloritani in
Sicilia.
g) In conseguenza dell'insediamento sul Mediterraneo dei tre principali
fattori della circolazione atmosferica invernale i venti dominanti assumono di
volta in volta la componente di moto che le varie configurazioni bariche
determinano nel corso della loro evoluzione: l'anticiclone atlantico arreca
sull'Italia venti occidentali, quello russo venti orientali. Con il prevalere
delle depressioni del Tirreno il regime dei venti nella fase di sviluppo e in
quella di maturati diviene prevalentemente meridionale, da scirocco (Sud-Est)
o da libeccio (Sud-Ovest).
Entrambi i sistemi di vento instaurano estesa nuvolosità e piogge che
l'orografia accentua lungo i versanti esposti. Le temperature minime aumentano
di alcuni gradi anche al disopra della norma. Le piogge rimangono stazionarie
o diminuiscono, a seconda del grado di nuvolosità. Con i venti settentrionali
(Nord-Est o Nord-Ovest), che subentrano poi nella fase risolutiva delle
depressioni, la nuvolosità si dirada e le temperature scendono di alcuni
gradi nei valori minimi, le massime si mantengono invece al disotto della
norma fino a quando non cessano i freddi venti del Nord. In seguito alle ampie
schiarite che caratterizzano la fase risolutiva delle depressioni le
temperature massime invece possono anche aumentare di qualche grado.
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voglio ricordare che quest'area è da considerarsi di pubblica utilità
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