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Cosa significa Islam ?
letteralmente "sottomissione ad Allàh", la risposta a questa domanda si trova nelle parole del Corano. Infatti nel Corano si trovano gli insegnamenti di Dio.
D'ora in avanti chiameremo Dio con il nome coranico di Allàh.
Allàh insegna nel Corano:
"In verità, la religione presso Allàh è l' Islàm"
In un altro passo del Corano Allàh ammonisce
"E chi preferisce una religione diversa dall' Islàm, non se la vedrà
accolta e nella vita futura egli sarà nel numero dei perdenti"
Quindi, poiché Allàh è Verità,
solamente l'Islàm , tra le diverse religioni praticate dagli uomini, è la vera
religione divina.
Nel Corano Allàh ordina:
"Obbedite ad Allàh ed ubbidite all'Apostolo e a coloro che di voi
detengono l'autorità islamica."
Nel Corano Allàh avverte:
"Chi ubbidisce all'Apostolo, obbedisce ad Allàh"
"C'è per voi nell'Apostolo un modello esemplare."
Con queste parole Allàh sottolinea una
importantissima verità: gli insegnamenti, i precetti e gli esempi di vita
dell'Apostolo (il Profeta MuhaMuhammad (pbsl)mmad - pbsl) hanno valore di
regola di condotta .
L'Islàm è il Codice di vita, che si fonda sul Corano e sulla Sunna del Profeta.
La parola Sunna significa "pratica di vita" e nella pratica di vita del Profeta ci sono esempi da imitare e modelli di comportamento da mettere in atto, per chi vuole vivere l'Islàm.
Il nome di chi colui che possiede l'identità islamica è quello di muslim (musulmano).
Musulmano è, quindi, solo ed esclusivamente colui che è "sottomesso ad Allàh, ha fede nel credo islamico e pratica l'Islàm con un codice di vita che si fonda su cinque regole essenziali : i pilastri.
Commettono un grave errore tutti coloro che legano l'appartenenza all'Islàm a
un'area geografica, a una nazionalità, a un passaporto, piuttosto che
all'obbedienza ad Allàh, che ha il suo momento interiore nell' Imàn (il credo
islamico) e il suo momento comportamentale nell' Islàm ( la pratica di
vita che si fonda sul Corano e sulla Sunna).
Il Credo islamico si fonda su sei articoli di fede.
Il Profeta (pbsl) ha insegnato in che cosa consiste il credo islamico:
"Il Credo islamico (Imàn) consiste nel fatto che tu abbia fede in Allàh, nei Suoi Angeli, nei Suoi Libri, nei Suoi Apostoli, nella vita futura e che tu creda che il bene e il male provengono da un decreto divino"
L'informazione veritiera su ciascuno degli articoli di
fede si trova esclusivamente nel Corano e negli ammaestramenti dottrinali del
Profeta nell'esercizio del Suo magistero. Ne consegue che noi possiamo
apprendere la verità su Allàh , gli Angeli, i Libri, gli Apostoli, la vita
futura e i decreti divini solo ed esclusivamente dal Corano e dagli
ammaestramenti dottrinali del Profeta Muhammad (pbsl)
con l'esclusione di qualunque fonte.
"E' Allàh stesso il Quale rende testimonianza che
non c'è divinità tranne Lui."
"Egli (Allàh) conosce di loro (gli uomini) il passato ed il futuro, mentre
essi non sanno di Lui se non ciò che Egli ha voluto far sapere di Sè."
"Sia lode ad Allàh il Quale non ha preso figlio e non ha condominio nella
Sua regalità."
"Allàh è unico, Allàh è L'Eterno non generò ne fu generato non c'è
nessuno co-eguale a Lui." "Allàh è il Creatore di tutto ciò che
esiste"
Perciò l'uomo non deve rivolgere la sua adorazione ad altri che Allàh, Allàh
è l'Onnipotente e Lui soltanto ha il potere di soccorrere l'uomo e di concedere
le grazie che l'uomo Lo implora di fargli.
Perciò ogni richiesta di soccorso o implorazione di grazia non deve essere
rivolta ad altri che a Lui !
Il profeta Muhammad (pbsl)
ha detto:
"Allàh ha novantanove nomi; cento meno uno. Chi li conosce (e li mette in
pratica), entrerà in Paradiso."
"Allàh è al di sopra delle vostra capacità di comprensione e perciò non
fate meditazione su Allàh, ma sulla creazione di Allàh."
La qualità divina appartiene soltanto ad Allàh e, pertanto , soltanto ad Allàh
è dovuta l'obbedienza dell'uomo, e l'uomo ubbidisce ad Allàh solo quando
regola la sua vita in base al Codice di vita islamico, con l'esclusione di
qualsiasi condotta che sia espressione dell'obbedienza a regole di vita
provenienti da fonti diverse dal Corano e della Sunna.
CREDERE NEI LIBRI
La fede nella provenienza divina dei libri e' il terzo articolo del credo islamico. Nel Sacro Corano, che e' l'ultima Rivelazione divina, sono indicati i nomi dei libri (le cosiddette "sacre scritture") che contenevano i testi delle rivelazioni precedenti a quella coranica. essi sono:
- SUHUF (Fogli)
- TORAH (la Legge)
- ZUBUR (i Salmi)
- INGIL (l' Evangelo)
Per quanto riguarda il testo scritto della rivelazione denominata SUHUF, c'e' da
dire che ne sono state del tutto perdute le tracce documentali. Per quanto
riguarda TORAH , Salmi ed evangelo c'e' da dire che ci sono dei documenti
scritti , la cui lettera, però, non
corrisponde a quella della rivelazione omonima, per effetto di manipolazioni,
alterazioni,
aggiunte e tagli subiti dai testi stessi nel corso dei secoli. Per questi motivi
la fede
islamica nei libri consiste nel credere soltanto alla provenienza divina di
"sacre scritture"
di cui ci e' giunto il nome, ma non il testo originario. Pertanto, solamente il
sublime Corano e' fonte di verità religiosa e di regole di condotta di sicura
provenienza divina. La certezza di ciò riposa sulla parola di Allah, gloria a
Lui l' altissimo, il Quale ha garantito ai
fedeli che il testo della rivelazione coranica sarà da Lui stesso custodito
nella sua
letteralità, sicché non saranno possibili adulterazioni. Dice Allah, gloria a
Lui l'
altissimo, nel sublime Corano: "Il Ricordo [cioè il sublime Corano]
l'abbiamo Noi fatto scendere e certamente Noi saremo Custodi [della sua
lettera]."
Tra le rivelazioni pre-coraniche ed il sublime Corano c'e' una differenza
sostanziale. Ciascuna rivelazione pre-coranica ha avuto per suoi destinatari gli
uomini appartenenti ad un popolo stanziato su un territorio determinato in un
preciso momento storico. I comandamenti contenutiin quelle rivelazioni erano
obbligatori solo per i loro destinatari e per la loro discendenza.
Il sublime Corano ha per suoi destinatari tutti gli uomini della terra e per
tutti i tempi
successovi alla sua rivelazione. Pertanto i comandamenti del sublime Corano sono
obbligatori per tutta l'umanità'.
Il sublime Corano e' insegnamento eterno e codice di
vita definitivo, che mette fuori corso ogni pratica religiosa diversa dall'
islam. Il Profeta Muhammad (pbsl) ha
detto:
"Chiunque cerchi la guida altrove ( fuori dal testo coranico) sarà
fuorviato da Allah."
L'Islàm è religione e codice
di vita, che ha come fonte il Corano, l'insegnamento orale del Profeta e la Sua
Sunna (pratica di vita). Il Codice di vita islamico si fonda su cinque regole
essenziali.
Sono cinque i pilastri dell'Islàm.
In una tradizionale raccolta dell' Imàm Al-Bukhàri e dall' Imàm Mùslim, i
due luminari nel firmamento della Scienza del Hadìth, si narra che il Profeta
Muhammad (pbsl) disse:
"Si fonda l'Islàm sopra cinque (pilastri)
-la testimonianza che non c'è divinità, tranne Allàh e che Muhammad (pbsl) è
l'Apostolo di Allàh (SHAHADA) ;
-l'esecuzione dell'adorazione(SALAH);
-il pagamento della imposta (coranica)(ZAKAH);
-il digiuno del mese di Ramadàn (SAWN);
-il pellegrinaggio alla Kaaba - Mecca ( Casa di Allah), obbligatorio per chi può
farlo (HAJJ).
I Cinque pilastri dell'Islam sono gli atti di culto fondamentali della
religiosità musulmana.
Le norme con cui questi atti di culto fondamentali vennero istruiti e le
dottrine generali per la loro esecuzione si trovano nel Corano, mentre le regole
dettagliate per la loro attuazione pratica si trovano nell'Insegnamento orale
del Profeta e nella sua Sunna.
In lingua araba il primo
pilastro dell'Islàm è shahàda e, letteralmente, la parola shahàda significa
"testimonianza" Infatti la professione di fede islamica consiste nel
rendere testimonianza che non c'è divinità tranne Allàh e che Muhammad (pbsl)
è l'Apostolo di Allàh.
La formula della professione di fede è:
"Attesto che non c'è divinità tranne Allàh
Attesto che Muhammad è l'Apostolo di Allàh"
La traslitterazione delle parole che costituiscono la formula in lingua araba è:
"àsc/hadu an la ilàha illallàh, asc/hadu ànna Muhàmmadan rasùlullàh."
La professione di fede è il punto di arrivo di una presa di coscienza, che si
esprime nella dichiarazione testimoniale; è, altresì il punto di partenza di
una linea di condotta coerente alla testimonianza resa verbale.
La coerenza alla dichiarazione di testimonianza si esprime nella pratica
scrupolosa dell'Islàm.
e nella pratica in forma esclusiva degli insegnamenti orali del Profeta e della
Sua Sunna; infatti non c'è spazio nella vita del musulmano per altre fonti di
regola di condotta.
Il comportamento da tenere in un caso non espressamente regolato o previsto dal
Corano e dalla Sunna è regolato con una norma ricavata dall'interpretazione del
Corano e della Sunna secondo i criteri interpretativi indicati dal Corano e dal
Profeta.
L'adorazione e preghiera
quotidiana è la colonna vertebrale dell'Islàm e la sua fondamentale importanza
è definita con estrema chiarezza in un insegnamento del Profeta.
"Nel giorno della resurrezione la prima voce che sarà esaminata nel conto
del musulmano è l'esecuzione scrupolosa dell'adorazione.
Se il risultato dell'esame sarà positivo, anche tutto il resto sarà approvato.
Ma se il risultato dell'esame sarà stato negativo, allora anche tutto il resto
sarà rimproverato!."
La adorazione quotidiana deve essere adempiuta in ben definiti archi di tempo
del giorno.
Dice Allàh nel Corano:
"In verità, l'adorazione quotidiana è per i credenti un dovere da
adempiere in tempi prescritti."
Nelle ventiquattrore del giorno le preghiere prescritte sono cinque.
I tempi nei quali ciascuna preghiera deve essere eseguita sono legati al moto
apparente del sole ed alla luce solare.
La prima preghiera quotidiana è quella dell'alba (salàtu-l-fàgr); il suo
tempo inizia al primo albeggiare e termina poco prima della levata del sole.
La seconda preghiera è quella del mezzogiorno (salàtu-l-zùhr); il suo tempo
inizia dal momento in cui il sole incomincia la sua declinazione dallo zenit
verso occidente e termina nel momento in cui l'ombra gettata da un corpo è
lunga il doppio dell'altezza del corpo che la proietta.
La terza preghiera quotidiana è quella del pomeriggio (salàtu-l-'àssr); il
suo tempo inizia quando termina il tempo di salàt-l-zùhr e termina poco prima
del tramonto del sole.
La quarta preghiera quotidiana è quella del tramonto (salàtu-l-màghrib);
inizia quando il sole è calato sotto l'orizzonte e ha termine quando tutta la
luce solare è scomparsa dal cielo.
La quinta preghiera quotidiana è quella del calare del sole (salàyu-l-'iscià);
il suo tempo ha inizio al calar delle tenebre e finisce alla metà della notte.
LE CONDIZIONI DI VALIDITA' DELLE PREGHIERE QUOTIDIANE
Le condizioni perché l'adorazione quotidiana sia valida sono:
La purezza rituale si realizza
attraverso una serie di operazioni di lavaggi con acqua pulita. Queste
operazioni si chiamano "abluzioni". Nei casi indicati dal Corano, la
si può ottenere anche con la lustrazione pulverale (tayàmmum), vale a dire con
terra pulita, sabbia, polvere, quando manca l'acqua.
Le abluzioni sono di due tipi:
Il tipo di abluzione dipende
dal tipo di interruzione dello stato di purezza rituale.
Quando la purezza rituale è interrotta dal piccolo hàdath come sonno profondo,
lo stato di incoscienza, il vomito, l'uscita dal corpo di feci, urina, venti
anali, sangue a fiotti è necessaria , per ripristinarla, l'esecuzione 'udhù.
Quando la purezza rituale è interrotta dal grande hàdath come in caso di
coito, mestruazioni e puerperio, il sonno profondo, lo stato di incoscienza, il
vomito, l'uscita dal corpo di feci, urina, venti anali, sangue a fiotti, è
necessaria , per ripristinarla, l'esecuzione ghùsl
L'uomo deve aver coperte,
almeno, le parti del corpo tra l'ombelico (compreso) e le ginocchia (comprese).
La donna deve avere coperto tutto il corpo , ad eccezione delle mani e del viso.
Ogni adorazione è valida se
eseguita nel tempo giusto
E' preferibile eseguire la adorazione nella parte iniziale del tempo
Ogni luogo pulito è idoneo alla adorazione. Non sono idonei i luoghi di decenza (WC), immondezzai, luoghi bui ed altri indicati nel fiqh (giurisprudenza islamica).
ZAKA'H (IMPOSTA CORANICA)
Dice Allàh, sia gloria a Lui
l'Altissimo, nel Sublime e Sapiente Corano:
"Eseguite l'adorazione rituale quotidiana, pagate l'imposta coranica ed
ubbidite all'Apostolo, può darsi che vi venga usata misericordi."
"Annuncia a coloro che accumulano l'oro e l'argento, invece di spendere
queste loro ricchezze per la causa di Allàh, che li attende un castigo."
"I proventi dell'imposta coranica devono essere utilizzati a beneficio:
dei poveri
dei bisognosi
degli esattori (incaricati a riscuotere l'imposta)
per coloro i cui cuori sono stati conciliati (all'Islàm)
per la liberazione dei prigionieri
per i debitori inadempienti (per motivi che non dipendono dalla loro volontà)
per la causa di Allàh
per il viandante"
(Il versamento dell'imposta coranica per i fini sopra indicati)
"E' un dovere imposto da Allàh
ed Allàh è l'Onnisciente il Sapiente."
Il debito di imposta viene in essere dal possesso di 200 dracme oppure 20
dinari, che sono il minimo imponibile.
Il minimo imponibile si chiama nisàb.
Il dinaro ha valore di 4,8 grammi d'oro (il peso di una "unità di misura
del peso" detta mithqàl)
Il nisàb dell'oro è pari al valore di 96 grammi d'oro.
Infatti, moltiplicando 4,8 (il peso in oro di un dinaro) per 20 (il numero dei
dinari di cui è necessario il possesso per il minimo imponibile), si ottiene il
peso di 96 grammi di oro).
L' imposta coranica di un mezzo dinaro equivale a 2,4 grammi d'oro e 2,4 è
esattamente il 2,50% di 96.
I beni soggetti ad imposta coranica sono:
Sono soggetti ad imposta coranica, ma in misura diversa dal 2,50%:
Per i prodotti agricoli è
dovuto, a titolo d'imposta coranica, il decimo del valore, se la cultura non
richiede spese di irrigazione, mentre è di un ventesimo, se richiede spese di
irrigazione.
Per le miniere è dovuta una imposta pari ad un quinto del valore, solo se viene
scoperta in un terreno soggetto alla decima.
Per il tesoro nascosto sotto terra è dovuta una imposta pari al 10% del valore,
tranne che si tratti di pietre preziose.
Per il bestiame è stata elaborata dalla giurisprudenza islamica una tabella
dettagliata di quanto dovuto in natura dai proprietari di mandrie e di greggi,
in rapporto alle speci di bestiame ed al numero di capi.
Sono esenti dall'imposta le mandrie di meno di sei cammelli e di trentuno bovini
e i greggi di pecore, o di capre con meno di quarantuno capi.
In Italia il calcolo del nisàb
si effettua moltiplicando per 96 la quotazione dell'oro alla Borsa valori di
Milano, nel giorno in cui spira l'anno da quando il cespite tassabile è entrato
nel patrimonio.
Se uno cespiti patrimoniali ha il valore superiore al nisàb, il proprietario è
tenuto al pagamento del 2,50% del valore di esso a titolo di imposta coranica.
Il mese di Ramadàn è il nono
dell'anno egiriano e l'anno egiriano è lunare. L'anno egiriano è di 354 giorni
e sull'anno solare, che è fisso, l'anno lunare si sposta in avanti di 11 giorni
all'anno. I mesi dell'anno lunare non hanno giorni fissi , ma il numero dei
giorni del mese dipende dal novilunio, che può avvenire o ventinove o trenta
giorni dopo il novilunio del mese prima.
Da ciò di deduce che ogniuno dei mesi attraversi tutte e quattro le stagioni e
quindi avrà archi diurni brevi durante l'inverno e lunghi durante l'estate.
Siccome questa regola vale anche per il mese di Ramadàn e quindi ci saranno
Ramadàn con giorni con archi diurni lunghi e altri brevi.
Quando nell'emisfero nord è estate, in quello del sud è inverno e quando al
nord è inverno al sud è estate. In questo modo alla lunga andare i musulmani
avranno digiunato lo stesso numeo di ore!.
Il digiuno del Ramadàn consiste nel non assumere nè cibo ne bevande, nel non
fumare, nel non avere rapporti coniugali, nel non ingerire nessun tipo di
sostanze (anche medicinali) per via orale e nel non introdurre nel corpo, per
qualsiasi altra via (iniezione, via rettale) sostanza o medicinali, nell'arco
diurno, che inizia all'alba e termina al tramonto, per tutti i giorni del Ramadàn.
Tutti i musulmani puberi, maschi e femmine, capaci di intendere e di volere,
sono tenuti all'obbligo del digiuno.
La rottura involontaria del digiuno non comporta nessuna sanzione, purchè, dopo
aver preso coscienza della rottura involontaria, si riprenda il digiuno.
Nel caso la rottura del digiuno sia consapevole il trasgressore è tenuto a
rimediare in uno dei seguenti modi:
Il digiuno comincia circa un
quarto d'ora prima dell'inizio del tempo di adorazione rituale dell'alba (salàtu-l-fàgr)
e deve essere preceduto dall'intenzione di digiunare per tutto il giorno
seguente.
Il tramonto del sole segna la fine del digiuno e cessa, quindi il dovere
dell'astinenza. L'astinenza viene rotta mangiando o uno o tre datteri, o in
mancanza dei datteri bevendo dell'acqua.
La rottura dell'astinenza giornaliera si chiama iftàr. All'avvicinarsi
dell'alba viene fatta una piccola colazione detta suhùr con dei datteri. Quando
spunta la luna nuova del decimo mese dell'anno lunare, il mese di Shawal,
termina il mese di Ramadàn e con esso il digiuno.
Nel primo mattino si celebra l'adorazione congressuale della solennità festiva
della rottura del digiuno di Ramadàn, all'aperto e a cui tutti i musulmani
della zona debbono partecipare.
All'inizio della celebrazione ogni musulmano è tenuto a versare nella cassa
della comunità una somma di denaro della zakàtu-l-fitr. Questa somma deve
essere pagata anche per il neonato che è venuto al mondo prima della adorazione
congressuale della solennità.
L'importo del zakàtu-l-fitr è pari al valore di un pasto per ciascun
componente della famiglia.
Sono esenti dal digiuno:
Hanno facoltà di non digiunare:
Il digiuno è proibito alle
donne mestruate e in puerperio.
Quando le cause legittime della interruzione del digiuno cessano l'interessato o
l'interessata sono tenuti a recuperare i giorni in cui non hanno fatto digiuno
in Ramadàn.
Per le persone anziane che non possono per ragioni di salute affrontare il
digiuno sono previste due alternative:
In tutto questo mese santo le
opere compiute hanno presso Allàh un pregio superiore alle opere compiute negli
altri mesi. Il mese di Ramadàn è il mese dello sforzo per arricchire la
spiritualità, per aumentare la fede, per approfondire la scienza religiosa ,
per aumentare il timore di Dio, per migliorare la condotta morale e per dare
maggiore forza alla pratica dell'Islàm e alla diffusione della parola d'Allàh.
Il Ramadàn è il mese del colloquio con se stesso, il mese dei bilanci e dei
programmi futuri, è il mese del rafforzamento del proposito di camminare nella
retta via, nella salvifica luce del Sublime e Sapiente Corano e
dell'Insegnamento del Profeta Muhammad (pbsl).
Quando due musulmani si incontrano in Ramadàn, dopo l'augurio di pace (as-salàmu
'alàikum e la riposta (ua 'alàikumu-s-salàm ua ràhmatullàh) si scambiano
l'augurio di Ramadàn dicendo: Ramadàn karìm! (Generoso Ramadàn) e
rispondendo: Allàhu àkram! ( Allàh è più generoso assai!)
Dice Allàh, sia gloria a Lui
l'Altissimo, nel Sublime e Sapiente Corano:
"Il Pellegrinaggio alla Casa per amore di Allàh
è un dovere di ogni uomo che ne abbia la possibilità."
"Eseguite il hàjj e la 'umrah per amore di Allàh."
Ci sono due tipi di pellegrinaggi: il pellegrinaggio maggiore (hàgg) e il
pellegrinaggio minore ('umràh)
Il Pellegrinaggio minore si può
eseguire in ogni periodo dell'anno e quando si esegue nel mese di Ramadàn ha lo
stesso valore del pellegrinaggio maggiore.
La Mecca è all'interno di un territorio sacro in cui ci sono alcuni luoghi ,
indicati dallo stesso Profeta, dove i pellegrini devono mettersi in stato di
consacrazione.
Questi luoghi sono cinque chiamati in arabo con il termine mauaqìt.
Ognuno di questi posti è localizzato sul confine in relazione alla posizione
geografica del paese di provenienza. Quando il pellegrino giunge al suo miqàt
deve eseguire l'abluzione maggiore, tagliarsi le unghie, accorciarsi i capelli,
profumarsi ed indossare il vestito del pellegrino.
L'abito del pellegrino è costituito da due lunghe pezze di stoffa senza
cuciture, pulita e bianca.
La pezza che si avvolge intorno ai fianchi, sotto il petto, si chiama izàr,
l'altra, che si indossa sulla parte superiore del corpo si chiama rìda.
L' Izàr e rìda sono per gli uomini mentre le donne portano un normale
abbigliamento, possibilmente bianco, islamicamente corretto, vale a dire che le
uniche parti esposte siano le mani e il viso.
Appena indossato l'abito del pellegrino, il fedele formula l'intenzione di
eseguire il piccolo pellegrinaggio e lo inizia.
Il pellegrinaggio maggiore si
svolge, a differenza del minore, in un periodo ben definito dell'anno. Questo
periodo inizia l'ottavo giorno di zu-l-hìggia dodicesimo mese dell'anno lunare
e termina il giorno tredici dello stesso mese.
Il fedele giunto nel suo miqàt si mette in stato di consacrazione ed esprime
l'intenzione di effettuare l'hàgg.
Il giorno otto il pellegrino deve essere a Mina (località a qualche chilometro
dalla Mecca) prima del mezzogiorno.
Dopo l'adorazione quotidiana dell'alba del giorno nove il pellegrino si mette in
viaggio verso la pianura di 'Arafa, dove giunge verso mezzogiorno.
Nella pianura di 'Arafa il fedele sosta in preghiera e in adorazione fino al
tramonto. Al tramonto del sole il pellegrino lascia la pianura di 'Arafa,
dirigendosi verso una località chiamata Mùzdàlifah. Qui il pellegrino esegue
in "combinazione differita" l'adorazione quotidiana del tramonto e
quella del calar delle tenebre, quest'ultima accorciata.
Dopo la preghiera dell'alba il pellegrino si reca, se è possibile, ad una
montagna vicina, detta al-màsh'aru-l-haràm il sacro segnacolo, dove glorifica
Allàh.
Poi raccoglie sette sassolini, discende a Mina e procede alla "lapidazione
di Satana" al pilastro detto giàmratu-l-'aqabah, dicendo ad ogni lancio:
Allàhu àkbar.
Il dieci di Zu-l-hìggia, il giorno del sacrificio yàumu-n-nàr, in
commemorazione della obbedienza incondizionata ed assoluta del profeta Ibrahìm,
su di Lui la pace.
Dopo la "lapidazione di Satana" il pellegrino esegue l'immolazione
della vittima sacrificale, la cui carne sarà distribuita ai bisognosi.
Eseguito il sacrificio il pellegrino si rade i capelli o ne taglia qualche
ciocca mentre le donne accorciano i capelli della lunghezza della punta di un
dito.
A questo punto cessano le limitazioni dello stato di ihràm ad eccezione del
rapporto coniugale. Il pellegrino smette l'izàr e il rìda e si mette l'abito
normale.
Successivamente il pellegrino si reca da Mina alla Mecca per eseguire la
circumambulazione della nobile Kaaba.
Eseguita il pellegrino sale a Safa ed esegue il sà'y.
Con il compimento della sà'y all'uscita da Màrua,nel giorno dieci cessa anche
la limitazione dei rapporti coniugale, la vita ritorna normale.
Nei tre giorni successivi,(undici, dodici e tredici, detti ayyàmu-t-tash/rìq,
il pellegrino soggiorna a Mina, dove ogni giorno, nel pomeriggio, esegue la
"lapidazione di Satana" ai tre pilastri, incominciando dal più
piccolo e finendo con il più grande.
Si può limitare la permanenza a Mina a due giorni e la partenza deve avvenire
prima del tramonto.
Prima di riprendere la via del ritorno il pellegrino passa alla Mecca dove
compie la circumambulazione della Nobile Ka'ba per il commiato.
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