Nel Nome di Allàh, il Compassionevole, il Misericordioso

Breve introduzione all'Islam

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Cosa significa Islam ?

letteralmente "sottomissione ad Allàh", la risposta a questa domanda si trova nelle parole del Corano. Infatti nel Corano si trovano gli insegnamenti di Dio.

D'ora in avanti chiameremo Dio con il nome coranico di Allàh.

Allàh insegna nel Corano:
"In verità, la religione presso Allàh è l' Islàm"
In un altro passo del Corano Allàh ammonisce
"E chi preferisce una religione diversa dall' Islàm, non se la vedrà accolta e nella vita futura egli sarà nel numero dei perdenti"

Quindi, poiché Allàh è Verità, solamente l'Islàm , tra le diverse religioni praticate dagli uomini, è la vera religione divina.
Nel Corano Allàh ordina:
"Obbedite ad Allàh ed ubbidite all'Apostolo e a coloro che di voi detengono l'autorità islamica."


Nel Corano Allàh avverte:
"Chi ubbidisce all'Apostolo, obbedisce ad Allàh"
"C'è per voi nell'Apostolo un modello esemplare."

Con queste parole Allàh sottolinea una importantissima verità: gli insegnamenti, i precetti e gli esempi di vita dell'Apostolo (il Profeta MuhaMuhammad (pbsl)mmad  - pbsl) hanno valore di regola di condotta .

L'Islàm è il Codice di vita, che si fonda sul Corano e sulla Sunna del Profeta.

 La parola Sunna significa "pratica di vita" e nella pratica di vita del Profeta ci sono esempi da imitare e modelli di comportamento da mettere in atto, per chi vuole vivere l'Islàm.

Il nome di chi colui che possiede l'identità islamica è quello di muslim (musulmano). 

Musulmano è, quindi, solo ed esclusivamente colui che è "sottomesso ad Allàh, ha fede nel credo islamico e pratica l'Islàm con un codice di vita che si fonda su cinque regole essenziali : i pilastri. 


Commettono un grave errore tutti coloro che legano l'appartenenza all'Islàm a un'area geografica, a una nazionalità, a un passaporto, piuttosto che all'obbedienza ad Allàh, che ha il suo momento interiore nell' Imàn (il credo islamico)  e il suo momento comportamentale nell' Islàm ( la pratica di vita che si fonda sul Corano e sulla Sunna).

 

Il Credo (Al Imàn)

Il Credo islamico si fonda su sei articoli di fede.
Il Profeta (pbsl) ha insegnato in che cosa consiste il credo islamico:

"Il Credo islamico (Imàn) consiste nel fatto che tu abbia fede in Allàh, nei Suoi Angeli, nei Suoi Libri, nei Suoi Apostoli, nella vita futura e che tu creda che il bene e il male provengono da un decreto divino"

L'informazione veritiera su ciascuno degli articoli di fede si trova esclusivamente nel Corano e negli ammaestramenti dottrinali del Profeta nell'esercizio del Suo magistero. Ne consegue che noi possiamo apprendere la verità su Allàh , gli Angeli, i Libri, gli Apostoli, la vita futura e i decreti divini solo ed esclusivamente dal Corano e dagli ammaestramenti dottrinali del Profeta Muhammad (pbsl) con l'esclusione di qualunque fonte.

CREDERE IN ALLAH

 

La fede in Allàh è il primo articolo del Credo islamico.


Dice Allàh nel Corano:

"E' Allàh stesso il Quale rende testimonianza che non c'è divinità tranne Lui."
"Egli (Allàh) conosce di loro (gli uomini) il passato ed il futuro, mentre essi non sanno di Lui se non ciò che Egli ha voluto far sapere di Sè."
"Sia lode ad Allàh il Quale non ha preso figlio e non ha condominio nella Sua regalità."
"Allàh è unico, Allàh è L'Eterno non generò ne fu generato non c'è nessuno co-eguale a Lui." "Allàh è il Creatore di tutto ciò che esiste"


Perciò l'uomo non deve rivolgere la sua adorazione ad altri che Allàh, Allàh è l'Onnipotente e Lui soltanto ha il potere di soccorrere l'uomo e di concedere le grazie che l'uomo Lo implora di fargli.
Perciò ogni richiesta di soccorso o implorazione di grazia non deve essere rivolta ad altri che a Lui !


Il profeta Muhammad
(pbsl) ha detto:
"Allàh ha novantanove nomi; cento meno uno. Chi li conosce (e li mette in pratica), entrerà in Paradiso."
"Allàh è al di sopra delle vostra capacità di comprensione e perciò non fate meditazione su Allàh, ma sulla creazione di Allàh."


La qualità divina appartiene soltanto ad Allàh e, pertanto , soltanto ad Allàh è dovuta l'obbedienza dell'uomo, e l'uomo ubbidisce ad Allàh solo quando regola la sua vita in base al Codice di vita islamico, con l'esclusione di qualsiasi condotta che sia espressione dell'obbedienza a regole di vita provenienti da fonti diverse dal Corano e della Sunna.

 

CREDERE NEGLI ANGELI

La fede nell'esistenza degli Angeli è il secondo articolo del credo islamico.

L'esistenza degli Angeli è pura verità, anche se la loro realtà non entra nel raggio d'azione della esperienza umana, poiché di essa Allàh ci informa nel Corano. E quindi solo da Allàh e soltanto da Lui possiamo avere informazioni vere sugli Angeli.
Gli Angeli sono creature e, quindi, non possiedono la natura divina.
In quanto creature essi, come gli uomini, si trovano nella condizione di "servi di Allàh".
L'angelo-latria (cioè il culto degli Angeli) è un peccato grave. Gli Angeli sono ministri di Allàh, del Quale eseguono gli ordini con assoluta fedeltà e precisione; essendo privi per Loro natura di libero arbitrio, non hanno la possibilità di fare diversamente da come è stato loro ordinato da Allàh.
La ribellione ad Allàh è completamente estranea alla natura degli Angeli. Dice Allàh nel Corano:
"Il Ricordo (cioè il Corano) l'abbiamo Noi fatto scendere e certamente Noi saremo Custodi (della sua lettera).

CREDERE NEI LIBRI

La fede nella provenienza divina dei libri e' il terzo articolo del credo islamico. Nel Sacro Corano, che e' l'ultima Rivelazione divina, sono indicati i nomi dei libri (le cosiddette "sacre scritture") che contenevano i testi delle rivelazioni precedenti a quella coranica. essi sono:

  -  SUHUF (Fogli)

- TORAH (la Legge)

- ZUBUR (i Salmi)

- INGIL (l' Evangelo)

Per quanto riguarda il testo scritto della rivelazione denominata SUHUF, c'e' da dire che ne sono state del tutto perdute le tracce documentali. Per quanto riguarda TORAH , Salmi ed evangelo c'e' da dire che ci sono dei documenti scritti , la cui lettera, però, non
corrisponde a quella della rivelazione omonima, per effetto di manipolazioni, alterazioni,
aggiunte e tagli subiti dai testi stessi nel corso dei secoli. Per questi motivi la fede
islamica nei libri consiste nel credere soltanto alla provenienza divina di "sacre scritture"
di cui ci e' giunto il nome, ma non il testo originario. Pertanto, solamente il sublime Corano e' fonte di verità religiosa e di regole di condotta di sicura provenienza divina. La certezza di ciò riposa sulla parola di Allah, gloria a Lui l' altissimo, il Quale ha garantito ai
fedeli che il testo della rivelazione coranica sarà da Lui stesso custodito nella sua
letteralità, sicché non saranno possibili adulterazioni. Dice Allah, gloria a Lui l'
altissimo, nel sublime Corano: "Il Ricordo [cioè il sublime Corano] l'abbiamo Noi fatto scendere e certamente Noi saremo Custodi [della sua lettera]."

Tra le rivelazioni pre-coraniche ed il sublime Corano c'e' una differenza sostanziale. Ciascuna rivelazione pre-coranica ha avuto per suoi destinatari gli uomini appartenenti ad un popolo stanziato su un territorio determinato in un preciso momento storico. I comandamenti contenutiin quelle rivelazioni erano obbligatori solo per i loro destinatari e per la loro discendenza.


Il sublime Corano ha per suoi destinatari tutti gli uomini della terra e per tutti i tempi
successovi alla sua rivelazione. Pertanto i comandamenti del sublime Corano sono obbligatori per tutta l'umanità'.

Il sublime Corano e' insegnamento eterno e codice di vita definitivo, che mette fuori corso ogni pratica religiosa diversa dall' islam. Il Profeta Muhammad (pbsl) ha detto:
"Chiunque cerchi la guida altrove ( fuori dal testo coranico) sarà fuorviato da Allah."

CREDERE NEGLI INVIATI

SU DI LORO LA PACE

La fede nella missione apostolico-profetica, come veicolo della rivelazione divina, è il quarto articolo del credo islamico.


Allàh dice nel Corano:
"Non abbiamo mandato Apostoli se non con la lingua della Loro gente, per esporre con chiarezza il messaggio."
Ad ogni gente della terra Allàh ha inviato il Suo Messaggero attraverso Apostoli e Profeti e ogni Messaggero di Allàh parlava la lingua della sua gente, destinataria del messaggio divino, per informarla con chiarezza e senza equivoci.
"Non abbiamo inviato Apostoli se non perché fossero obbediti."
La parola coranica rasùl (apostolo) indica il Messaggero di Allàh, a cui è stata affidata la missione di diffondere una rivelazione scritta. La parola coranica nabiyy (profeta) indica il Messaggero di Allàh , al quale è stata affidata soltanto la missione di predicare, senza però avere ricevuto una Rivelazione scritta.
Il Messaggio di tutti i Messaggeri è un messaggio unico.
Nessuno ha il diritto di essere adorato, tranne Allàh.
Questo è il messaggio della vera religione di Allàh: è il Messaggio dell'Islàm.
Per questo motivo la religione di tutti i Messaggeri di Allàh, Apostoli e Profeti, fu l'Islàm e tutti i Messaggeri di Allàh furono Musulmani.
Ibrahìm (Abramo) ebbe per Sua religione l'Islàm e fu musulmano.
Mosè ebbe per Sua religione l'Islàm e fu musulmano.
Daùd (Davide) ebbe per Sua religione l'Islàm e fu musulmano.
Il Messia (nella lingua greca il Cristo) Gesù, figlio di Maria, Servo di Allàh e creatura umana, a cui Allàh diede esistenza per mezzo di un miracolo , ebbe per Sua religione l'Islàm e fu musulmano.
Ultimo Messaggero di Allàh è Muhammad
(pbsl) , Servo ed Apostolo di Allàh, del quale Allàh dice nel Corano:
"Muhammad  è l'Apostolo di Allàh ed il Sigillo dei Profeti."
Nel Sublime Corano sono indicati i nomi di venticinque Messaggeri di Allàh.
Adamo: fu la prima creatura umana di Allàh e primo profeta.
Noè : Profeta di Allàh che fu salvato nell'Arca dal diluvio universale con cui Allàh punì l'umanità che, perdutasi nell'idolatria, rifiutava ostinatamente di tornare ad adorare unicamente il suo Creatore.
Sàlih, Sciu'aib e Hud tre Profeti inviati da Allàh a tre popolazioni dell'Arabia.
Abramo: l'Amico intimo di Allàh , il Padre dei Profeti, il Costruttore della Nobile Ka'ba.
Ismaele:figlio di Abramo e di Agar. Collaborò con il padre alla costruzione della Nobile Ka'ba. Progenitore degli Arabi e antenato del Profeta Muhammad
(pbsl).
Isacco: figlio di Abramo e Sara.
Giacobbe:figlio di Isacco , venne chiamato Israele e , dal Suo nome , i discendenti di Abramo, per via di Isacco e Giacobbe, si chiamano i Figli di Israele (Israeliti).
Giuseppe:figlio di Giacobbe. Famosa è la Sua vicenda che forma oggetto di un capitolo del Corano.
Giona: il Profeta che Allàh salvò dal ventre della balena.
Mosè ed Aronne: inviati da Allàh a Faraone per liberare dall'oppressione faraonica i Figli di Israele. Mosè ricevette la Torà sul monte Sinai.
Giobbe:proverbiale per la pazienza.
Davide:Profeta e re dei figli di Israele . Ricevette la rivelazione dei Salmi.
Salomone: Profeta e re dei figli di Israele, figlio di Davide.
Elia, Eliseo, Idris, Zulkifl
Zaccaria:il tutore di Maryam, figlia di Imràn.
Gesù:il Suo nome completo è il Messia Gesù, figlio di Maria, Creatura di Allàh, nato miracolosamente, senza padre. Ricevette la rivelazione dell'Evangelo. Non fu crocefisso, ma sottratto da Allàh al complotto omicida degli Israeliti della classe dominante del Suo tempo. E' un segno della imminenza dell'ora della fine del mondo, in cui ritornerà al "Cielo", dove ora è vivente presso Allàh.

CREDERE NELLA VITA FUTURA

La fede nell'esistenza della vita futura è il quinto articolo del credo islamico.

Essa si fonda sull'insegnamento di Allàh e, per questo, la vita futura è verità indubitabile.
Secondo il divino insegnamento, dopo la fine del mondo, tutti gli uomini risorgeranno. Allàh, sia gloria a Lui l'Altissimo, il Re del giorno del Giudizio, celebrerà il Giudizio universale.
Ogni uomo dovrà rispondere delle sue azioni. Se la condotta terrena sarà giudicata conforme agli insegnamenti e ai comandamenti divini, l'esito del giudizio sarà positivo.Se invece la sua condotta nella vita terrena sarà giudicata non conforme agli insegnamenti, l'esito del giudizio sarà negativo.
Nel primo caso la buona condotta aprirà le porte del Paradiso.
Nel secondo caso la cattiva condotta aprirà le porte dell'Inferno.
Il Paradiso è il luogo della somma beatitudine riservato nell'esistenza ultraterrena ai timorati di Allàh.
L'Inferno è il luogo dell'atroce sofferenza, riservato nell'esistenza ultraterrena ai miscredenti, i quali raccolgono i frutti della loro disubbidienza ai comandamenti divini nella vita terrena.
Il Paradiso e l'Inferno non avranno mai fine e dureranno in eterno.

CREDERE CHE TANTO IL BENE QUANTO IL MALE ABBIANO COME CAUSA IL DECRETO DI ALLAH

La provenienza del decreto divino del bene e del male è il sesto articolo del credo islamico.

Non sono, quindi, né il caso, né la fatalità, né la disgrazia le cause degli avvenimenti.
Tutto quello che accade, sia nella vita dell'universo, sia nella vita dell'uomo, dall'evento più insignificante a quello più importante, fa parte di un disegno imperscrutabile di Allàh, alla cui onnipotenza tutto è sottoposto.
Allàh ha dotato l'uomo della capacità di compiere il bene o il male in base ad una scelta volontaria. L'uomo non è costretto a compiere né il bene né il male; se così fosse non ci sarebbe né merito né colpa.
Per decreto divino l'uomo è responsabile della sua condotta.
Anche le libere scelte dell'uomo, che sono alla base della sua responsabilità, appartengono ad un disegno imperscrutabile del volere di Allàh, di cui Allàh si serve per creare la realtà storica delle vicende individuali e collettive dell'uomo.
La fede nel decreto divino è il rifiuto di attribuire poteri divini a cose, persone o circostanza, come avviene, invece, nella superstizione, per effetto delle quali si attribuisce a cose, persone, o circostanze, senza alcun nesso, la causa di fatti positivi o negativi.
La libertà di scelta è un dono e una grazia della Provvidenza divina, di cui l'uomo non perde il possesso e il godimento, fino a quando sceglie le vie del bene. mentre, quando sceglie le vie del male, la sua libertà di scegliere viene menomata, fino al punto di mettere l'uomo nella impossibilità di uscire dalla prigionia del peccato.
Contro le insidie della superstizione il Profeta insegnò questa preghiera:
"O Iddio, non porta il bene nessun altro che Te
e non tiene lontano il male nessun altro che Te
Non c'è né potenza né forza se non per volere di Allàh, l'Altissimo il Sublime!"

I PILASTRI DELL'ISLAM

L'Islàm è religione e codice di vita, che ha come fonte il Corano, l'insegnamento orale del Profeta e la Sua Sunna (pratica di vita). Il Codice di vita islamico si fonda su cinque regole essenziali.
Sono cinque i pilastri dell'Islàm.


In una tradizionale raccolta dell' Imàm Al-Bukhàri e dall' Imàm Mùslim, i due luminari nel firmamento della Scienza del Hadìth, si narra che il Profeta Muhammad (pbsl) disse:
"Si fonda l'Islàm sopra cinque (pilastri)
-la testimonianza che non c'è divinità, tranne Allàh e che Muhammad (pbsl) è l'Apostolo di Allàh (SHAHADA) ;
-l'esecuzione dell'adorazione(SALAH);
-il pagamento della imposta (coranica)(ZAKAH);
-il digiuno del mese di Ramadàn (SAWN);
-il pellegrinaggio alla Kaaba - Mecca ( Casa di Allah), obbligatorio per chi può farlo (HAJJ).
I Cinque pilastri dell'Islam sono gli atti di culto fondamentali della religiosità musulmana.
Le norme con cui questi atti di culto fondamentali vennero istruiti e le dottrine generali per la loro esecuzione si trovano nel Corano, mentre le regole dettagliate per la loro attuazione pratica si trovano nell'Insegnamento orale del Profeta e nella sua Sunna.


LA PROFESSIONE DI FEDE ISLAMICA

La professione di fede islamica è il primo pilastro dell'Islàm

In lingua araba il primo pilastro dell'Islàm è shahàda e, letteralmente, la parola shahàda significa "testimonianza" Infatti la professione di fede islamica consiste nel rendere testimonianza che non c'è divinità tranne Allàh e che Muhammad (pbsl) è l'Apostolo di Allàh.
La formula della professione di fede è:
"Attesto che non c'è divinità tranne Allàh
Attesto che Muhammad  è l'Apostolo di Allàh"
La traslitterazione delle parole che costituiscono la formula in lingua araba è:
"àsc/hadu an la ilàha illallàh, asc/hadu ànna Muhàmmadan rasùlullàh."
La professione di fede è il punto di arrivo di una presa di coscienza, che si esprime nella dichiarazione testimoniale; è, altresì il punto di partenza di una linea di condotta coerente alla testimonianza resa verbale.
La coerenza alla dichiarazione di testimonianza si esprime nella pratica scrupolosa dell'Islàm.
e nella pratica in forma esclusiva degli insegnamenti orali del Profeta e della Sua Sunna; infatti non c'è spazio nella vita del musulmano per altre fonti di regola di condotta.
Il comportamento da tenere in un caso non espressamente regolato o previsto dal Corano e dalla Sunna è regolato con una norma ricavata dall'interpretazione del Corano e della Sunna secondo i criteri interpretativi indicati dal Corano e dal Profeta.


LA ESECUZIONE DELLA PREGHIERA (SALAH)

L'esecuzione della preghiera (quotidiana) è il secondo pilastro dell'Islàm.

L'adorazione e preghiera quotidiana è la colonna vertebrale dell'Islàm e la sua fondamentale importanza è definita con estrema chiarezza in un insegnamento del Profeta.
"Nel giorno della resurrezione la prima voce che sarà esaminata nel conto del musulmano è l'esecuzione scrupolosa dell'adorazione.
Se il risultato dell'esame sarà positivo, anche tutto il resto sarà approvato.
Ma se il risultato dell'esame sarà stato negativo, allora anche tutto il resto sarà rimproverato!."
La adorazione quotidiana deve essere adempiuta in ben definiti archi di tempo del giorno.
Dice Allàh nel Corano:
"In verità, l'adorazione quotidiana è per i credenti un dovere da adempiere in tempi prescritti."
Nelle ventiquattrore del giorno le preghiere prescritte sono cinque.
I tempi nei quali ciascuna preghiera deve essere eseguita sono legati al moto apparente del sole ed alla luce solare.
La prima preghiera quotidiana è quella dell'alba (salàtu-l-fàgr); il suo tempo inizia al primo albeggiare e termina poco prima della levata del sole.
La seconda preghiera è quella del mezzogiorno (salàtu-l-zùhr); il suo tempo inizia dal momento in cui il sole incomincia la sua declinazione dallo zenit verso occidente e termina nel momento in cui l'ombra gettata da un corpo è lunga il doppio dell'altezza del corpo che la proietta.
La terza preghiera quotidiana è quella del pomeriggio (salàtu-l-'àssr); il suo tempo inizia quando termina il tempo di salàt-l-zùhr e termina poco prima del tramonto del sole.
La quarta preghiera quotidiana è quella del tramonto (salàtu-l-màghrib); inizia quando il sole è calato sotto l'orizzonte e ha termine quando tutta la luce solare è scomparsa dal cielo.
La quinta preghiera quotidiana è quella del calare del sole (salàyu-l-'iscià); il suo tempo ha inizio al calar delle tenebre e finisce alla metà della notte.

LE CONDIZIONI DI VALIDITA' DELLE PREGHIERE QUOTIDIANE

Le condizioni perché l'adorazione quotidiana sia valida sono:

La purezza rituale

La purezza rituale si realizza attraverso una serie di operazioni di lavaggi con acqua pulita. Queste operazioni si chiamano "abluzioni". Nei casi indicati dal Corano, la si può ottenere anche con la lustrazione pulverale (tayàmmum), vale a dire con terra pulita, sabbia, polvere, quando manca l'acqua.
Le abluzioni sono di due tipi:

Il tipo di abluzione dipende dal tipo di interruzione dello stato di purezza rituale.
Quando la purezza rituale è interrotta dal piccolo hàdath come sonno profondo, lo stato di incoscienza, il vomito, l'uscita dal corpo di feci, urina, venti anali, sangue a fiotti è necessaria , per ripristinarla, l'esecuzione 'udhù.
Quando la purezza rituale è interrotta dal grande hàdath come in caso di coito, mestruazioni e puerperio, il sonno profondo, lo stato di incoscienza, il vomito, l'uscita dal corpo di feci, urina, venti anali, sangue a fiotti, è necessaria , per ripristinarla, l'esecuzione ghùsl

Il vestiario appropriato

L'uomo deve aver coperte, almeno, le parti del corpo tra l'ombelico (compreso) e le ginocchia (comprese).
La donna deve avere coperto tutto il corpo , ad eccezione delle mani e del viso.

La sua esecuzione nel tempo giusto

Ogni adorazione è valida se eseguita nel tempo giusto
E' preferibile eseguire la adorazione nella parte iniziale del tempo

L'orientamento in direzione della Mecca
Idoneità del luogo

Ogni luogo pulito è idoneo alla adorazione. Non sono idonei i luoghi di decenza (WC), immondezzai, luoghi bui ed altri indicati nel fiqh (giurisprudenza islamica).

 


ZAKA'H (IMPOSTA CORANICA)

La Zakàh è il terzo pilastro dell'Islàm

Dice Allàh, sia gloria a Lui l'Altissimo, nel Sublime e Sapiente Corano:
"Eseguite l'adorazione rituale quotidiana, pagate l'imposta coranica ed ubbidite all'Apostolo, può darsi che vi venga usata misericordi."
"Annuncia a coloro che accumulano l'oro e l'argento, invece di spendere queste loro ricchezze per la causa di Allàh, che li attende un castigo."
"I proventi dell'imposta coranica devono essere utilizzati a beneficio:
dei poveri
dei bisognosi
degli esattori (incaricati a riscuotere l'imposta)
per coloro i cui cuori sono stati conciliati (all'Islàm)
per la liberazione dei prigionieri
per i debitori inadempienti (per motivi che non dipendono dalla loro volontà)
per la causa di Allàh
per il viandante"
(Il versamento dell'imposta coranica per i fini sopra indicati)
"E' un dovere imposto da Allàh
ed Allàh è l'Onnisciente il Sapiente."
Il debito di imposta viene in essere dal possesso di 200 dracme oppure 20 dinari, che sono il minimo imponibile.
Il minimo imponibile si chiama nisàb.
Il dinaro ha valore di 4,8 grammi d'oro (il peso di una "unità di misura del peso" detta mithqàl)
Il nisàb dell'oro è pari al valore di 96 grammi d'oro.
Infatti, moltiplicando 4,8 (il peso in oro di un dinaro) per 20 (il numero dei dinari di cui è necessario il possesso per il minimo imponibile), si ottiene il peso di 96 grammi di oro).
L' imposta coranica di un mezzo dinaro equivale a 2,4 grammi d'oro e 2,4 è esattamente il 2,50% di 96.
I beni soggetti ad imposta coranica sono:

Sono soggetti ad imposta coranica, ma in misura diversa dal 2,50%:

Per i prodotti agricoli è dovuto, a titolo d'imposta coranica, il decimo del valore, se la cultura non richiede spese di irrigazione, mentre è di un ventesimo, se richiede spese di irrigazione.
Per le miniere è dovuta una imposta pari ad un quinto del valore, solo se viene scoperta in un terreno soggetto alla decima.
Per il tesoro nascosto sotto terra è dovuta una imposta pari al 10% del valore, tranne che si tratti di pietre preziose.
Per il bestiame è stata elaborata dalla giurisprudenza islamica una tabella dettagliata di quanto dovuto in natura dai proprietari di mandrie e di greggi, in rapporto alle speci di bestiame ed al numero di capi.
Sono esenti dall'imposta le mandrie di meno di sei cammelli e di trentuno bovini e i greggi di pecore, o di capre con meno di quarantuno capi.

Il calcolo del nisàb in Italia

In Italia il calcolo del nisàb si effettua moltiplicando per 96 la quotazione dell'oro alla Borsa valori di Milano, nel giorno in cui spira l'anno da quando il cespite tassabile è entrato nel patrimonio.
Se uno cespiti patrimoniali ha il valore superiore al nisàb, il proprietario è tenuto al pagamento del 2,50% del valore di esso a titolo di imposta coranica.

 


 

IL DIGIUNO DEL MESE DI RAMADAN (SAWM)

Il digiuno di Ramadàn è il quarto pilastro dell'Islàm

Il mese di Ramadàn è il nono dell'anno egiriano e l'anno egiriano è lunare. L'anno egiriano è di 354 giorni e sull'anno solare, che è fisso, l'anno lunare si sposta in avanti di 11 giorni all'anno. I mesi dell'anno lunare non hanno giorni fissi , ma il numero dei giorni del mese dipende dal novilunio, che può avvenire o ventinove o trenta giorni dopo il novilunio del mese prima.
Da ciò di deduce che ogniuno dei mesi attraversi tutte e quattro le stagioni e quindi avrà archi diurni brevi durante l'inverno e lunghi durante l'estate. Siccome questa regola vale anche per il mese di Ramadàn e quindi ci saranno Ramadàn con giorni con archi diurni lunghi e altri brevi.
Quando nell'emisfero nord è estate, in quello del sud è inverno e quando al nord è inverno al sud è estate. In questo modo alla lunga andare i musulmani avranno digiunato lo stesso numeo di ore!.
Il digiuno del Ramadàn consiste nel non assumere nè cibo ne bevande, nel non fumare, nel non avere rapporti coniugali, nel non ingerire nessun tipo di sostanze (anche medicinali) per via orale e nel non introdurre nel corpo, per qualsiasi altra via (iniezione, via rettale) sostanza o medicinali, nell'arco diurno, che inizia all'alba e termina al tramonto, per tutti i giorni del Ramadàn.
Tutti i musulmani puberi, maschi e femmine, capaci di intendere e di volere, sono tenuti all'obbligo del digiuno.
La rottura involontaria del digiuno non comporta nessuna sanzione, purchè, dopo aver preso coscienza della rottura involontaria, si riprenda il digiuno.
Nel caso la rottura del digiuno sia consapevole il trasgressore è tenuto a rimediare in uno dei seguenti modi:

Il digiuno comincia circa un quarto d'ora prima dell'inizio del tempo di adorazione rituale dell'alba (salàtu-l-fàgr) e deve essere preceduto dall'intenzione di digiunare per tutto il giorno seguente.
Il tramonto del sole segna la fine del digiuno e cessa, quindi il dovere dell'astinenza. L'astinenza viene rotta mangiando o uno o tre datteri, o in mancanza dei datteri bevendo dell'acqua.
La rottura dell'astinenza giornaliera si chiama iftàr. All'avvicinarsi dell'alba viene fatta una piccola colazione detta suhùr con dei datteri. Quando spunta la luna nuova del decimo mese dell'anno lunare, il mese di Shawal, termina il mese di Ramadàn e con esso il digiuno.
Nel primo mattino si celebra l'adorazione congressuale della solennità festiva della rottura del digiuno di Ramadàn, all'aperto e a cui tutti i musulmani della zona debbono partecipare.
All'inizio della celebrazione ogni musulmano è tenuto a versare nella cassa della comunità una somma di denaro della zakàtu-l-fitr. Questa somma deve essere pagata anche per il neonato che è venuto al mondo prima della adorazione congressuale della solennità.
L'importo del zakàtu-l-fitr è pari al valore di un pasto per ciascun componente della famiglia.
Sono esenti dal digiuno:

Hanno facoltà di non digiunare:

Il digiuno è proibito alle donne mestruate e in puerperio.
Quando le cause legittime della interruzione del digiuno cessano l'interessato o l'interessata sono tenuti a recuperare i giorni in cui non hanno fatto digiuno in Ramadàn.
Per le persone anziane che non possono per ragioni di salute affrontare il digiuno sono previste due alternative:

In tutto questo mese santo le opere compiute hanno presso Allàh un pregio superiore alle opere compiute negli altri mesi. Il mese di Ramadàn è il mese dello sforzo per arricchire la spiritualità, per aumentare la fede, per approfondire la scienza religiosa , per aumentare il timore di Dio, per migliorare la condotta morale e per dare maggiore forza alla pratica dell'Islàm e alla diffusione della parola d'Allàh.
Il Ramadàn è il mese del colloquio con se stesso, il mese dei bilanci e dei programmi futuri, è il mese del rafforzamento del proposito di camminare nella retta via, nella salvifica luce del Sublime e Sapiente Corano e dell'Insegnamento del Profeta Muhammad (pbsl).
Quando due musulmani si incontrano in Ramadàn, dopo l'augurio di pace (as-salàmu 'alàikum e la riposta (ua 'alàikumu-s-salàm ua ràhmatullàh) si scambiano l'augurio di Ramadàn dicendo: Ramadàn karìm! (Generoso Ramadàn) e rispondendo: Allàhu àkram! ( Allàh è più generoso assai!)

 


IL PELLEGRINAGGI0 (HAJJ)

Il Pellegrinaggio è il quinto pilastro dell'Islàm

Dice Allàh, sia gloria a Lui l'Altissimo, nel Sublime e Sapiente Corano:
"Il Pellegrinaggio alla Casa per amore di Allàh
è un dovere di ogni uomo che ne abbia la possibilità."
"Eseguite il hàjj e la 'umrah per amore di Allàh."
Ci sono due tipi di pellegrinaggi: il pellegrinaggio maggiore (hàgg) e il pellegrinaggio minore ('umràh)

Il Pellegrinaggio minore (Umràh)

Il Pellegrinaggio minore si può eseguire in ogni periodo dell'anno e quando si esegue nel mese di Ramadàn ha lo stesso valore del pellegrinaggio maggiore.
La Mecca è all'interno di un territorio sacro in cui ci sono alcuni luoghi , indicati dallo stesso Profeta, dove i pellegrini devono mettersi in stato di consacrazione.
Questi luoghi sono cinque chiamati in arabo con il termine mauaqìt.
Ognuno di questi posti è localizzato sul confine in relazione alla posizione geografica del paese di provenienza. Quando il pellegrino giunge al suo miqàt deve eseguire l'abluzione maggiore, tagliarsi le unghie, accorciarsi i capelli, profumarsi ed indossare il vestito del pellegrino.
L'abito del pellegrino è costituito da due lunghe pezze di stoffa senza cuciture, pulita e bianca.
La pezza che si avvolge intorno ai fianchi, sotto il petto, si chiama izàr, l'altra, che si indossa sulla parte superiore del corpo si chiama rìda.
L' Izàr e rìda sono per gli uomini mentre le donne portano un normale abbigliamento, possibilmente bianco, islamicamente corretto, vale a dire che le uniche parti esposte siano le mani e il viso.
Appena indossato l'abito del pellegrino, il fedele formula l'intenzione di eseguire il piccolo pellegrinaggio e lo inizia.

Il Pellegrinaggio maggiore

Il pellegrinaggio maggiore si svolge, a differenza del minore, in un periodo ben definito dell'anno. Questo periodo inizia l'ottavo giorno di zu-l-hìggia dodicesimo mese dell'anno lunare e termina il giorno tredici dello stesso mese.
Il fedele giunto nel suo miqàt si mette in stato di consacrazione ed esprime l'intenzione di effettuare l'hàgg.
Il giorno otto il pellegrino deve essere a Mina (località a qualche chilometro dalla Mecca) prima del mezzogiorno.
Dopo l'adorazione quotidiana dell'alba del giorno nove il pellegrino si mette in viaggio verso la pianura di 'Arafa, dove giunge verso mezzogiorno.
Nella pianura di 'Arafa il fedele sosta in preghiera e in adorazione fino al tramonto. Al tramonto del sole il pellegrino lascia la pianura di 'Arafa, dirigendosi verso una località chiamata Mùzdàlifah. Qui il pellegrino esegue in "combinazione differita" l'adorazione quotidiana del tramonto e quella del calar delle tenebre, quest'ultima accorciata.
Dopo la preghiera dell'alba il pellegrino si reca, se è possibile, ad una montagna vicina, detta al-màsh'aru-l-haràm il sacro segnacolo, dove glorifica Allàh.
Poi raccoglie sette sassolini, discende a Mina e procede alla "lapidazione di Satana" al pilastro detto giàmratu-l-'aqabah, dicendo ad ogni lancio: Allàhu àkbar.
Il dieci di Zu-l-hìggia, il giorno del sacrificio yàumu-n-nàr, in commemorazione della obbedienza incondizionata ed assoluta del profeta Ibrahìm, su di Lui la pace.
Dopo la "lapidazione di Satana" il pellegrino esegue l'immolazione della vittima sacrificale, la cui carne sarà distribuita ai bisognosi.
Eseguito il sacrificio il pellegrino si rade i capelli o ne taglia qualche ciocca mentre le donne accorciano i capelli della lunghezza della punta di un dito.
A questo punto cessano le limitazioni dello stato di ihràm ad eccezione del rapporto coniugale. Il pellegrino smette l'izàr e il rìda e si mette l'abito normale.
Successivamente il pellegrino si reca da Mina alla Mecca per eseguire la circumambulazione della nobile Kaaba.
Eseguita il pellegrino sale a Safa ed esegue il sà'y.
Con il compimento della sà'y all'uscita da Màrua,nel giorno dieci cessa anche la limitazione dei rapporti coniugale, la vita ritorna normale.
Nei tre giorni successivi,(undici, dodici e tredici, detti ayyàmu-t-tash/rìq, il pellegrino soggiorna a Mina, dove ogni giorno, nel pomeriggio, esegue la "lapidazione di Satana" ai tre pilastri, incominciando dal più piccolo e finendo con il più grande.
Si può limitare la permanenza a Mina a due giorni e la partenza deve avvenire prima del tramonto.
Prima di riprendere la via del ritorno il pellegrino passa alla Mecca dove compie la circumambulazione della Nobile Ka'ba per il commiato.

 

 

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