Francesco Forgione Padre Pio

Attirato fin dall'infanzia dall'ideale religioso, Padre Pio - al secolo Francesco Forgione - appena adolescente decide di farsi frate. Ha le idee chiare: vuole farsi cappuccino, sicuramente affascinato dalla figura ieratica di fra' Camillo da S. Elia a Pianisi, un cappuccino che predica spesso al suo paese e che infiamma suo cuore di ragazzo generoso.

La vita, però, per lui - figlio di modesti contadini - è stata sempre una strada in salita e Francesco ha dovuto tribolare non poco per poter entrare il 6 gennaio 1903 nel seminario di Morcone e iniziare il noviziato con nome di fra' Pio.

Giù dall'esperienza del noviziato per fra' Pio si va delineando lo scenario della sua vita e della sua missione: un'esperienza spirituale intensissima con doni straordinari e l'assistenza continua del Signore per combattere strenuamente contro Satana. Non mancano i dubbi, le paure, i momenti di sconforto, ma la fede forte e genuina che lo anima insieme al conforto costante della presenza di Gesù, hanno la meglio.

Fra' Pio pronuncia i voti solenni tra i francescani cappuccini il 27gennaio 1907. Gracile di salute, e affetto da vari malanni, Padre Pio ottenne il permesso di essere ordinato prima del tempo stabilito il 10 agosto 1910, con nove mesi di anticipo sull'età canonica viene ordinato sacerdote nel duomo di Benevento. Trascorre i primi anni di sacerdozio nel suo paese natio dove si trova in convalescenza e qui, a Piana Romana, nei pressi di una capanna appoggiata ad un olmo riceve le "stigmate invisibili", ferite dolorose, simili a quelle di Cristo sulla Croce, accolte come un dono e conservate come un segreto perché i tempi non erano ancora maturi. Al convento di S. Anna a Foggia Padre Pio sosterà per un breve periodo ma, nel disegno della Provvidenza, questa sarà una tappa decisiva del suo avvicinamento a San Giovanni Rotondo. Padre Pio giunse a Foggia per una visita strappatagli da una donna, Raffaelina Cerase, che si era offerta vittima perché Padre Pio tornasse al monastero e che in quei giorni stava molto male. Egli pensava di rimanervi, ospite del convento, solo per poco tempo, ma a causa dell 'afa soffocante di Foggia e dello stato cagionevole di salute in egli versava, si trasferì provvisoriamente al convento S. Maria delle Grazie che si trovava alle falde dei monti ed era più fresco.Il 20 settembre 1918 Padre Pio, mentre si trova nel coretto del Convento di San Giovanni Rotondo, riceve le Stigmate visibili: cinque "dardi' che gli attraversano da parte a parte mani e costato.

 

Nonostante tutti gli accorgimenti per nascondere alla folla i segni della passione impressi nella sua carne, la notizia diviene di dominio pubblico eil frate viene sottoposto a diversi controlli medici; Il dottor Giorgio Festa, inviato dal generale dei Cappuccini, osserva in più di una occasione le ferite sanguinanti e constata che hanno "un'origine che le nostre cognizioni sono ben lungi dallo spiegare". Il dottor Festa visiterà più di una volta Padre Pio e lo opererà anche ad un'ernia che conserverà come una reliquia. Tra lui e Padre Pio si stabilirà un rapporto di amicizia molto forte e il Padre si manterrà in stretto rapporto epistolare con lui. In qualità di medico, il dottor Festa ha avuto modo di analizzare molto da vicino le Stigmate di Padre Pio e nelle sue riflessioni personali ha potuto constatare molte analogie tra le ferite dell 'Uomo della Sindone di Torino e le ferite chericoprono le mani, i piedi e il costato del Frate di San Giovanni Rotondo.La notizia che a San Giovanni Rotondo c'è un frate con le stigmate fa riversare nel piccolo paese del Gargano -fino ad allora sconosciuto a tutti - una fiumana umana che cresce con il passare dei giorni fino al punto che Padre Pio deve essere scortato dai carabinieri per recarsi in chiesa.

E' vero, ci sono tra la folla molti curiosi, ma le scene commoventi di persone che cercano a tutti i costi di toccarlo,di baciargli le mani sanguinanti, di sfiorare almeno il suo saio, richiamano molto da vicino le scene evangeliche degli ammalati che cercavano Gesù. E le notti trascorse a dormire all'addiaccio nelle campagne per potersi confessare al mattino rivelano più una fede semplice e tenace che fanatismo e superstizione.

Nonostante le difficoltà che bisogna superare per poter incontrare il frate stigmatizzato, alcune persone riescono a stabilire con lui un rapporto spirituale continuativo. Sono le Figlie rituali con le quali Padre Pio intesse un colloquio speciale che continua nel rapporto epistolare. Queste anime particolarmente curate sono come una sorta di ripetitore che rilanciano in tutti gli ambienti nei quali vivono quell'abbondante ricchezza ricevuta dall'incontro con il padre spirituale. Padre Pio ha avuto tantissimi "postini" che nei momenti di difficoltà si rendevano disponibili per far da tramite e fare attivare la sua parola là dove necessitava. Una figlia spirituale in particolare - Maria Basilio - è stata uno strumento di Dio offerto nelle mani di Padre Pio per realizzare molte delle opere che il Signore stesso gli ispirava. Messaggera della sua parola, Maria Basilio, è stata molto più di una "postina" nel senso letterale, è stata lo strumento eletto di Padre Pio nel compimento della sua lotta contro il male e le avversità di cui era circondato e per questo ha dovuto condividere molte delle sofferenze del suo padre spirituale. Molte persone hanno contribuito con piccole e grandi offerte alla realizzazione delle opere indicate da Padre Pio come forma concreta della carità che si incarna nella storia. Ognuno, toccato nel profondo, ha cercato di manifestare con una donazione spontanea la propria gratitudine per gli immensi e impagabili benefici ricevuti. Qualcuno, come Maria Basilio, una devota figlia spirituale, non ha esitato a vendere i propri beni e mettere il ricavato a disposizione di Padre Pio per la realizzazione di quelle Opere come la "Casa Sollievo della Sofferenza".Iniziata nel maggio del 1947, la grande opera di carità e misericordia voluta da Padre Pio - la "Casa Sollievo della Sofferenza" - viene inaugurata il 5 maggio del 1956 dal Cardinale Giacomo Lercaro. Gli effetti benefici della presenza del Frate della stigmate non solo si possono constatare nelle numerose conversioni spirituali e innumerevoli guarigioni fisiche, ma anche in questa meravigliosa opera che porta nel titolo il senso profondo della sua missione.

Rimproveri e barzellette

È stato spesso detto e scritto che padre Pio era intollerante e cattivo con chi andava a confessarsi. Ma è una leggenda.

È vero che, a volte, cacciava via i peccatori. Ma lo faceva di proposito perché, in quel modo, suscitava una reazione, un tormento interiore. La persona si poneva dei problemi, si interrogava, e, tornando, era pronta a cambiare vita.

Carlo Campanini, il comico che gli fu amico, portava spesso al Padre degli attori che volevano confessarsi e spesso padre Pio li cacciava via. Campanini ne restava male. Un giorno gli disse: "Padre, mi hanno detto che padre Leopoldo Mandic, un santo cappuccino che vive a Padova, confessa 18 ore al giorno e non manda mai via nessuno". Padre Pio lo guardò negli occhi e gli rispose: "Lo so. Ma i peccatori più ostinati li manda qui da me". Campanini aggiunse: "Ma lei si prende una bella responsabilità a mandar via un peccatore senza assolverlo. E se questi, appena uscito di chiesa, morisse?". il Padre, allargando le braccia e guardando verso il cielo disse: "Se ho sbagliato io, vuoi che sbagli anche Lui? Ci penserà Lui a mettere le cose a posto".

Con i peccatori invece dimostrava grande comprensione. "Padre, io non credo in Dio" gli disse un uomo. E il Padre, sorridendogli: "Ma figlio mio, Iddio crede in te".

Un tale gli si era prostrato ai piedi e tenendo il volto tra le mani continuava a ripetere: "Padre, ho troppo peccato". Padre Pio lo accarezzò sui capelli dicendogli: "Figlio mio... gli sei costato troppo perché egli ti abbandoni".

Era anche un burlone. Amava fare scherzi agli amici e raccontare barzellette. Nelle ore in cui scendeva in giardino e si intratteneva con i confratelli e qualche amico, si abbandonava spesso alla sua vena di narratore di barzellette. Campanini, comico che per oltre sessant'anni ha fatto ridere l'Italia, era un professionista della barzelletta. Ebbene, più volte mi disse che, come narratore di barzellette, di fronte a padre Pio si sentiva un pivello. "Sarebbe stato un comico straordinario" ripeteva. E un giorno lo disse anche al Padre. "Figlio mio," rispose padre Pio "a questo mondo ognuno fa il buffone meglio che può nel posto nel quale l'ha messo il Signore."

Ho parlato dei dolori fisici di padre Pio. Delle piaghe che attanagliavano le sue carni, delle malattie continue che terremotavano il suo fisico. Dolori certamente grandi, ma che sono un niente nei confronti dei dolori morali.

Cominciò a essere giudicato un imbroglione fin dai suoi primi anni di vita religiosa.

Le malattie che lo costringevano a cambiare continuamente convento e a restare lunghi periodi a casa erano ritenute una scusa per sfuggire la disciplina del convento. A un certo momento, il suo superiore provinciale scrisse al superiore generale chiedendo che padre Pio, già sacerdote, fosse cacciato dall'Ordine perché era indegno e dava scandalo con il suo comportamento. Giudizio pesantissimo che deve certamente aver sconvolto il povero fraticello.

 

La verità più importante

"Chi mi ama prenda la sua croce e mi segua" c'è scritto nel Vangelo. E padre Pio ha camminato sempre verso il Calvario.
La sofferenza è uno scandalo. Ma dopo la morte di Cristo in croce, per il cristiano è un mistero di Redenzione.
Un mistero grandissimo e importantissimo. Me lo fece capire il cardinale Giuseppe Siri, arcivescovo di Genova. Fu una delle pochissime autorità ecclesiastiche ad avere sempre stima di padre Pio. Dopo la morte del Padre, andai a trovarlo per chiedergli quale fosse il messaggio lasciato dal "frate con le stigmate" alla gente del secolo Ventesimo. Il cardinale mi fece un lungo discorso richiamandosi al corpo di Cristo e alle sofferenze di Cristo. Un discorso che illumina molto bene il mistero cristiano della sofferenza e offre quindi la chiave per capire la vera grandezza di padre Pio.

"Con le stigmate che ha portato per tutta la vita e con le altre sofferenze morali," mi disse il cardinale Siri "padre Pio richiama l'attenzione degli uomini sul corpo di Cristo come mezzo di salvezza.

"Cristo è morto in croce per gli uomini e su questa verità, una delle principali della Religione cristiana, poggia tutta la teologia della redenzione. E una verità talmente importante che quando gli uomini, lungo il corso della storia l'hanno dimenticata o hanno cercato di travisarla, Dio è sempre intervenuto con avvenimenti, fatti, miracoli. La storia della Chiesa è piena di questi interventi divini per richiamare l'attenzione sul corpo di Cristo.

"Per esempio, nel 1200, secolo delle grandi discussioni teologiche, delle prime università, quando i filosofi si interrogavano sugli "universali", la dottrina cristiana stava per essere inquinata da troppi sofismi e intellettualismi e la verità sul corpo di Cristo svuotata della sua concretezza. Ed ecco sorgere San Francesco che propone come ideale "vivere il Vangelo alla lettera"; e, ricevendo le stigmate richiama l'interesse sul corpo di Cristo.

"In quello stesso periodo, in Belgio, la beata Giuliana Cotillon, suora agostiniana, diventava promotrice di una festa per celebrare l'umanità di Cristo.

"E lo stesso Gesù che, in diverse apparizioni, la sollecitò a questo scopo. Suor Giuliana si diede da fare e nel 1247 riuscì a ottenere, per la diocesi di Liegi, l'istituzione del "Corpus Domini", una festa che celebra il corpo fisico di Cristo. Suo confessore era Jacques Pantaleon che nel 1261 fu eletto papa col nome di Urbano W. Allora Giuliana lo sollecitò a far conoscere la festa del "Corpus Domini" a tutta la Chiesa, ma Urbano IV che non era completamente convinto, non si decideva. Ed ecco arrivare un altro grande segno da parte di Dio: il miracolo di Bolsena.

"Nell'agosto del 1263, un prete tedesco, mentre celebrava la Messa in una chiesetta sul lago di Bolsena, fu preso dal dubbio che in quell'ostia consacrata ci fosse realmente il Corpo di Cristo.

"Al momento della Consacrazione, mentre alzava l'ostia, da questa uscirono fiotti di sangue che andarono a inzuppare la tovaglia dell'altare.

"Il prodigio fece accorrere gente. Il luogo venne immediatamente recintato perché nessuno toccasse e si andò a chiamare papa Urbano IV, che era a Orvieto, a una trentina di chilometri da Bolsena. Il Papa corse, esaminò, interrogò i testimoni, si convinse dell'autenticità del fenomeno, lo collegò alle visioni avute dalla sua penitente, suor Giuliana, e capì che era un nuovo segno. L'anno successivo, con la bolla "Transiturus", estese la festa del "Corpus Domini" a tutta la Chiesa.

 

L'umiliazione più grande

Dopo la comparsa delle stigmate, le umiliazioni e le offese morali aumentarono. Il Sant'Uffizio, il Tribunale supremo della Chiesa, per cinque volte intervenne dichiarando che quelle piaghe erano false e che era lo stesso padre Pio a procurarsele ingannando la gente. Il giudizio fu pubblicato dall' "Osservatore Romano", organo d'informazione ufficiale della Santa Sede e ripreso dai giornali di tutto il mondo. E anche allora la sofferenza e l'umiliazione devono essere state indicibili.

Ma padre Pio sopportava. Taceva. Era la sua croce. Una croce tremenda. Che cosa passava nel suo cuore? Che cosa provava incontrando amici, confratelli, parenti, sua madre? Sapeva che loro conoscevano i giudizi della Chiesa.

Ci sono stati anche periodi di serenità nella vita del Padre. Periodi durante i quali le pene e le restrizioni imposte dal Sant'Uffizio erano state sospese. Ma non ci fu mai la ritrattazione delle condanne. Mai. Il Padre morì condannato dalla Chiesa.

Nel 1960, quando aveva già 73 anni, era quindi un vecchio che si avviava al tramonto, il suo cuore fu dilaniato da un'ultima tremenda ondata di sofferenze e umiliazioni.

Padre Pio venne accusato di colpe gravissime. Le accuse arrivarono fino al Papa, che era Giovanni XXIII, il quale dovette mandare un suo inviato a investigare, a interrogare, a compiere una inchiesta ufficiale.

Quali erano le colpe?
Padre Pio era accusato di essere un vecchio sporcaccione e laido. Di avere relazioni sessuali con donne due volte la settimana. Proprio così. E il vecchio sacerdote stigmatizzato per giorni e giorni dovette sottoporsi a una lunga serie di domande su questo argomento, dovette rispondere, difendersi, sapendo che di quei sospetti erano al corrente non solo i suoi superiori ma lo stesso Papa e che erano sospetti gravi, tanto che il Papa aveva voluto quell'inchiesta.
E l'inchiesta si concluse con sanzioni disciplinari, cioè con condanne, con l'avallo quindi delle terribili accuse.
Il vecchio padre Pio piangeva per il dolore, ma sopportò tutto con fede, come aveva fatto Giobbe, l'uomo paziente della Bibbia, come avevano fatto i grandi santi.

"Un grande segno del nostro tempo"

"Nella seconda metà del Seicento, in Francia, ma anche nel resto d'Europa, si era diffuso il giansenismo, che con la sua teoria intaccava il valore universale della redenzione di Cristo. Allora Gesù intervenne con diverse apparizioni alla mistica francese Margherita Maria Alacoque, alla quale chiese di diffondere la devozione al suo cuore. E un nuovo grande richiamo al Corpo di Cristo, nella sua parte più sensibile, il cuore, la sede degli affetti. Dopo molte lotte e peripezie, la Chiesa istituì la festa del Sacro Cuore.

"Nel nostro tempo la tentazione di dimenticare la realtà del corpo di Cristo è grandissima. Molti teologi moderni, soprattutto con mentalità hegeliana, sono stati promotori di teorie sbagliate e deleterie, e Dio è intervenuto e continua a intervenire con molti segni. Uno di questi, senz'altro il più evidente, è stato padre Pio che per oltre mezzo secolo ha portato nel suo corpo le stigmate di Cristo a significare che la sofferenza non è un qualcosa di sterile e assurdo, ma il mezzo per la redenzione".

Nel secolo del progresso scientifico e della conquista dello spazio, Padre Pio, con le sue prodigiose facoltà, con i suoi carismi mistici, offre una speranza a coloro che sentono ancora la vaga ma insopprimibile nostalgia dell'Eden, del "Paradiso perduto"; e con le sue sofferenze indica una strada a chi vuole incamminarsi verso il mistero della "casa del Padre". È la strada più ostica, più scoscesa, più dirupata che si possa immaginare, ma forse è quella che non tradisce.

Per cinquant'anni, padre Pio portò sul suo corpo le stigmate, cioè i segni visibili della passione e morte di Cristo.
Con il termine "stigmate" (dal greco "stigma" che significa "marchio") vengono indicate certe piaghe che si formano spontaneamente sulle mani, sui piedi, al costato e sono simili alle piaghe di Cristo crocifisso. In genere si manifestano in soggetti dediti a una vita intensamente spirituale e altamente mistica, ma si possono riscontrare anche in altri individui.
Nella storia della Chiesa si conoscono oltre 350 stigmatizzati. Settanta di essi sono stati dichiarati santi. Nel corso del processo della loro canonizzazione, però le stigmate non sono state prese in considerazione, come segni soprannaturali. Il Tribunale ecclesiastico, nel valutare la santità di quelle persone, non ha tenuto conto delle stigmate, considerandole soltanto una manifestazione inspiegabile.
Padre Pio ricevette l'impressione delle stigmate nel 1918, a 31 anni. La data precisa a cui si fa risalire il fatto è il 20 settembre. Ma in realtà, il fenomeno si "completò" lentamente e per tappe successive.

Un uomo con i segni della Passione di Cristo sul proprio corpo e che aveva frequenti contatti con l'aldilà doveva certamente portare un po' di Paradiso con se.

Ed era proprio così. Dalla persona di padre Pio, infatti, emanava un profumo soavissimo che molti chiamavano "profumo di paradiso" e che, quando il Padre era in vita, fece versare fiumi d'inchiostro a biografi e giornalisti.

Era un fatto curiosissimo, costatato migliaia di volte. Non solo da devoti e ammiratori, ma anche da coloro che furono sempre nemici dichiarati di padre Pio.
Il profumo si manifestava all'improvviso, senza una precisa giustificazione. Durava qualche attimo, oppure ore. Poteva essere avvertito da folle intere. Era intenso e penetrante, oppure labile e soffuso. Non era percepito da tutti nel medesimo istante e nella stessa misura: una persona lo avvertiva e quella accanto no. Chi diceva di sentire profumo di rose, chi di violette, di gelsomino, di incenso, di giglio, di lavanda eccetera. E in tutti provocava un senso di grande serenità e di intima gioia.

Quel fenomeno non aveva alcuna giustificazione plausibile. Padre Pio non usava profumi di nessun genere. Ai tempi delle prime manifestazioni, il conventino di San Giovanni Rotondo era un tugurio trasandato e sporco. Maleodorante quindi.

Il dottor Giorgio Festa, uno dei medici che, intorno agli Anni Venti, studiò la stigmate del Padre, lasciò scritto in una sua memoria: "Il convento di San Giovanni Rotondo era in condizioni igieniche tutt'altro che soddisfacenti per mancanza d'acqua e di opportune fognature. I religiosi, per difendersi nel miglior modo possibile da eventuali cause d'infezione, gettavano nelle latrine delle soluzioni di fenolo grezzo e spesso padre Pio faceva gettare tale soluzione anche sul pavimento della sua stanza".

Il Padre ricorreva a quell'accorgimento perché anche nella sua stanza arrivavano i pericoli della sporcizia. Le sue vesti e la sua persona stessa dovevano quindi essere intrise di un acre odore di acido fenico. Ma la gente che lo avvicinava sentiva invece un effluvio deliziosissimo.

Il profumo serviva per richiamare l'attenzione della gente, per farla riflettere sull'esistenza di possibili realtà misteriose. Per questo lo sentivano soprattutto coloro che si stavano avvicinando al Padre. Una volta un suo figlio spirituale si lamentò perché da tempo non sentiva il profumo, e padre Pio gli rispose: "Sei qui con me e non ne hai bisogno".

Hai sentito un intenso profumo e non ne sai la provenienza, magari è il padre che ti vuol dire o comunicare qualcosa.

PREGAVA PER NOI

Il nemico principale dell'uomo è la malattia. Quella grave, che non perdona e conduce inesorabilmente alla morte. Di fronte ad essa, anche il più ricco e potente si sente sconfitto.

E allora scopre la propria fragilità, la desolazione assoluta, la solitudine totale e i limiti spaventosi della condizione umana.

Una presa di coscienza che a volte porta alla disperazione e altre volte alla ricerca dei valori soprannaturali.

Spesso infatti l'uomo, in quelle condizioni, cerca Dio e gli uomini vicini a Dio per chiedere l'impossibile.

 

Quando si sparse la voce che a San Giovanni Rotondo c'era un religioso che molti consideravano santo e che portava sul corpo i segni della passione e morte di Cristo cominciarono ad arrivare da ogni parte disperati con il miraggio di ottenere il miracolo.