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Sesso e eros
Cibo for love
Prof Regazzoni versione Gay ed il cibo Afrodisiaco

La mia prima volta ho mentito spudoratamente, ho detto al mio compagno che l'avevo già fatto, che mi piaceva tantissimo e non vedevo l'ora di rifarlo. Eravamo al mare, a Galveston Island, il golfo del Messico americano. Le Harley-Davidson rombavano sul lungomare, il sole allo zenith accecava i passanti. Avevo la bocca aperta e gli occhi socchiusi, quando l'enorme ostrica cruda spruzzata di limone scendeva dalla sua conchiglia atterrando sul ruvido scivolo della mia lingua. Chiudevo la bocca e non sapendo che fare iniziai a masticare. In pochissimi istanti le mie pupille si dilatarono e il mio sguardo si fece atterrito. Non riuscivo a deglutire la lugubre massa che navigava il mio cavo orale. Decisi per l'opzione fuori galateo e sputai in un tovagliolo, tirando un respiro di sollievo. In pochi secondi avevo imparato i pro e i contro del cibo afrodisiaco per eccellenza. Un ostrica, specialmente se cruda non si taglia o mastica mai. Soprattutto se il mollusco in questione è la specie gigante dell'emisfero a sud del mondo. Sarebbe fuori luogo, inelegante e impossibile, disgustoso e pericoloso. Da quel giorno i cibi del desiderio sono divenuti il mio pane quotidiano e io la maestra di cerimonia, la sacerdotessa che fa di ogni cena un rituale di conquista, un preludio all'amore profano. Passaggio obbligato, dalla bocca al desiderio più profondo attraverso il cibo, arma di seduzione indispensabile e irresistibile. Dimentichiamo il detto della vecchia comare che al cuore di un uomo si arriva attraverso lo stomaco, troppo evocativo di tortellini, polpette e lasagne. La bocca, gli occhi e il naso sono gli organi dell'innamoramento, gusto vista e olfatto al servizio del cuore, alla conquista dell'eros. In "Nove settimane e mezzo " il frigorifero è il personaggio cult, e non i contenuti ma le modalità di assunzione creano il pathos lussurioso. Nella cucina di Dona Flor, l'icona bahiana di Jorge Amado le ricette amorose piccanti ed esotiche si susseguono al ritmo caliente della vita caraibica. Moqueca di granchi condita con olio di dendè, aracajù di manioca, cocada dolci e deliziosi come budini, il tutto innaffiato di caninha, l'acquavite di canna da zucchero dal potente effetto allucinogeno. Il preludio all'amore si consuma tra i fornelli anche nel film "Come l'acqua per il cioccolato" e in "Chocolat" il protagonista si innamora tra i dolci di una sensuale pasticcera. I risultati che si ottengono dopo un convivio ricco di sottintesi erotici sono diversi da quelli spassionati di un pasto povero di fantasia. Una pizza birra e caffè, in fretta e furia nel caos di una sala affollata non creano la stessa atmosfera di un sushi piccante, di un sashimi crudo e intrigante dalle mani dell'amata, di un cous cous speziato e conturbante. Per gli insaziabili esistono pozioni e polverine che aumentano gli effetti afrodisiaci dei cibi. Rischiosa ed esotica è la pratica giapponese di mangiare il velenosissimo pesce palla, una roulette russa alimentare che dona vigore sessuale o uccide. Interessante è la versione centroamericana di versare nel drink un pochino di cantaride polverizzata, un eccitante pericoloso quanto un morso di serpente a sonagli. Forse gli afrodisiaci non esistono ma la fantasia che li crea è il più potente di tutti.

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