Sangue di San Gennaro Miracolo o truffa ?
Niente. Come non ci hanno fatto niente tutte le persone che hanno creduto nel
suo miracolo. Gennaro, ha tutto il nostro rispetto per aver accettato
addirittura di morire per le sue convinzioni. Anche per noi le idee sono
importanti, e le idee sul paranormale ed il sovrannaturale, che hanno un'enorme
importanza nell'esperienza umana, vanno trattate col rigore e la correttezza che
meritano. Se ci sono prove concrete per il paranormale ed il sovrannaturale, che
quindi non richiedono l'intervento del concetto ben diverso di fede, questo e'
un fatto di estrema importanza per chiunque.
Non e' concepibile trattare questo argomento in modo ambiguo e incoerente.
Chi ha creduto nel miracolo ha concesso la sua fiducia ad un' altra persona,
esibendo, anche se in errore, un atteggiamento per il quale e' difficile provare
antipatia. E' chi abusa della fiducia altrui che tradisce qualcosa che sta
alla base di ogni rapporto umano.
Se chi celebra il rito con la reliquia, come dichiara ufficialmente, non e'
sicuro che sia miracoloso, dovrebbe accertarsi che lo sia prima di proseguire.
Ora, come vedremo, si offre la perfetta opportunita' per un chiarimento della
posizione della Chiesa, dal quale potrebbe derivare anche la concreta
approvazione oppure lo scoraggiamento del rituale nel Duomo che, in
contraddizione alla dichiarata posizione scettica della Chiesa, viene chiamato
miracoloso e celebrato da un'autorita' quale l'arcivescovo di Napoli, nella
cattedrale dove e' il suo seggio.
L'ipotesi che proponiamo, infatti, ha il vantaggio di non presupporre, fino a
questo punto, la malafede degli officianti. Pero', adesso che esiste una nuova
ipotesi, e' lecito aspettarsi che venga presa in considerazione: e non si puo'
desiderare una prova meno complicata o rischiosa di quella che basterebbe a
controllare questa ipotesi.
Se ci si rendesse conto che la spiegazione e' giusta, solo da allora, come
spiegheremo poi, sarebbe realmente disonesto proseguire a chiamare miracoloso il
rito. Si offrirebbe, anche nel caso che valesse la spiegazione naturale, una
perfetta possibilita' di uscire da una situazione che da secoli e' ambigua, in
modo dignitoso.
Errare humanum est... Questo punto di vista e' d'altronde solo una versione piu'
attenuata e meno coinvolta di quello della grande maggioranza delle persone di
fede che, secondo la nostra esperienza, vedono con antipatia e con poca
indulgenza quelle che ritengono delle manifestazioni di una fede e di una
devozione molto male intese.
San Gennaro e' una figura non si sa se totalmente, o quasi totalmente
leggendaria. Nell'ipotesi piu' favorevole, quella della Chiesa Cattolica dagli
anni '60 di questo secolo, quando l'importanza di questo santo nei calendari
liturgici e' stata molto diminuita, sarebbe esistito realmente, ma nessun
dettaglio della sua vita sarebbe documentato.
La tradizione vuole che sia stato ucciso, martire cristiano, nel 305. E' solo
mille anni dopo, nel 1389, che si ha la prima notizia di una reliquia che
rappresenta il sangue del santo e che passa in modo considerato miracoloso da
solida a liquida; mentre vi sono cronache di poco precedenti (1382), con molti
dettagli sul culto del martire, nelle quali pero' non compaiono ancora ne' la
reliquia ne' il miracolo. Quella di San Gennaro fa dunque parte dello sterminato
numero di reliquie comparse nel medioevo. Nel 1300 reliquie definite in maniera
che ora e' strabiliante erano incredibilmente diffuse. C'erano fedi nuziali
della Madonna, fasce del bambin Gesu', piume dell'arcangelo Gabriele. Va detto
che anche in secoli piu' recenti si poteva, a Santa Croce in Gerusalemme, a
Roma, osservare il cartello della Croce, con le scritte in Aramaico, Greco e
Latino. Insieme, meta di pellegrinaggio per le persone piu' scettiche da ogni
parte del mondo, l'osso proprio del dito che servi' a San Tommaso per
controllare la realta' di Gesu' risorto.
(Indovinate fino a che secolo. Soluzione alla fine.)
Non e' corretto esaminare la reliquia di Napoli come se non facesse parte, come tutti i prodotti della civilta' umana, di una categoria di oggetti simili, caratteristici di un luogo e di un'epoca.
La reliquia consiste in due bottigliette sistemate fra i due vetri della teca
rotonda con lunga impugnatura che si vede maneggiare dall'officiante. La parte
rotonda con i vetri ha un diametro di circa 12 centimetri. La bottiglietta piu'
piccola, cilindrica, ha solo delle macchie al suo interno. E' vuota come ora
gia' dal 1575. La bottiglietta maggiore e' tondeggiante, appiattita, dal volume
stimato di 60 millilitri ed e' parzialmente riempita della sostanza ignota.
L'affermazione di base sulle proprieta' miracolose della sostanza nella
bottiglietta e' che sia inconcepibile che una qualunque sostanza cambi
ripetutamente da solida a liquida senza una causa evidente. Ancor piu'
miracoloso viene considerato il suo comportamento nell'eventualita' che sia
autentico sangue.
Ma quella che ci sia un'inesplicabile liquefazione di sangue, oppure di una
qualunque sostanza naturale, e' solo l'affermazione principale. Come
e'assolutamente tipico delle affermazioni sul paranormale, i punti di vista di
chi le sostiene non concordano fra loro. Come sempre in questi casi, anche le
affermazioni su questo miracolo non sono ben definite, ma piuttosto una gamma
che va dall'implausibile, passando per lo strano che incuriosisce, al
semplicemente banale: l'unica parte che richiede una spiegazione e' in realta'
quella centrale, strana. Anche perche', tipicamente, vale la solita legge sul
paranormale: le affermazioni strabilianti si rivelano in genere false o
vastamente esagerate, se indagate accuratamente; le affermazioni documentabili
non sono mai interessanti. Piu' aumenta il controllo, piu' diminuisce la
straordinarieta' dei fenomeni in questione.
Ecco quindi una scelta di affermazioni sul miracolo di San Gennaro credute da
persone diverse in tempi diversi, sempre considerandole miracolose:
Altri aspetti della sostanza della reliquia che vengono spesso citati come
caratteristici e che i nostri campioni riproducono, sono: la consistenza
variamente pastosa della massa in liquefazione e la superficie superiore lucida
della sostanza allo stato solido. Fra gli aspetti che viceversa sono
caratteristici della nostra sostanza, ma molto difficili da spiegare con
l'ipotesi del miracolo, ne spicca uno: il fatto che la liquefazione possa
avvenire per le manipolazioni richieste dalla manutenzione della teca.
C'e' poi anche il miracolo di Pozzuoli, dove in concomitanza con quello di
Napoli o, secondo altri, pochi preveggenti istanti prima, la pietra sulla quale
e'stato dimostrato che non e' stato decapitato San Gennaro pare
rosseggiare.
Naturalmente scegliere fra le presunte osservazioni, spesso in contraddizione
fra loro, cercando le piu' attendibili, ha un senso solo se si presume che la
reliquia non sia mai stata sostituita durante la sua lunga storia. Non e' niente
di piu' che una congettura, ma il fatto e' che se delle sostituzioni sono
avvenute non c'e' speranza di trovare una spiegazione ora. Naturalmente in
questo caso la frode sarebbe implicita e i miracoli esclusi.
Per cercare di spiegare le piu' documentate fra quelle affermazioni, cioe'
principalmente che la sostanza puo' passare da solida a liquida durante
l'esecuzione del rito, sono state proposte, nei secoli, decine di ipotesi.
Purtroppo non meritano nemmeno di essere riferite, tranne quella, ancora
plausibile anche dopo la nostra proposta, di una sostanza che fonda a
temperatura ambiente. Si puo' infatti probabilmente realizzare, anche con
materiali medievali, un miscuglio che passi da solido a liquido, cioe' con punto
di fusione, a qualunque singola temperatura desiderata nella gamma di quelle
presenti nella cattedrale. Questa e' certamente un'ipotesi degna di rispetto ed
e' facile da mettere alla prova quanto la nostra ipotesi. In questo caso si
dovrebbe solo variare in maniera controllata la temperatura ambiente attorno
alla teca, sempre nella gamma di temperature cui e' esposta anche normalmente (o
forse: variare la temperatura sul manico e sulla corona, che vengono impugnate,
fino a 36 gradi): non c'e'nessuna difficolta' e nessun rischio.
Ma, in mancanza di questo esperimento, anche l'ipotesi della fusione non e'
riuscita ad imporsi se non come la piu' plausibile: forse per la difficolta' di
controllare le temperature necessarie durante il rito, forse perche' si
considera che l'ovvieta' del fenomeno della fusione sarebbe apparente a chi
l'osserva. Anche le fonti critiche continuano a descrivere il miracolo come
"non spiegato dalla scienza" e "non riproducibile".
La nostra proposta (Luigi Garlaschelli, Franco Ramaccini, Sergio Della
Sala. "Working bloody miracles", Nature, vol. 353, n. 6344, (10 ott.
1991) p. 507 ) si basa sulla tissotropia (o tixotropia; dal greco thikis
"l'atto di toccare" e -tropia, qui "trasformazione"),
una proprieta' fisica non diffusamente conosciuta, ma nota fin dall'antichita'. I
materiali tissotropici diventano piu' fluidi se sottoposti a una sollecitazione
meccanica, come piccole scosse o vibrazioni, tornando allo stato precedente se
lasciati indisturbati. Un esempio consueto di questa proprieta' e' la salsa
ketchup, che se ne sta rappresa senza scendere dalla bottiglia fino a quando
delle scosse non la fanno diventare d'un tratto molto piu' liquida, e ne viene
fuori troppa. La tissotropia e' impiegata in moltissimi prodotti, come gli
inchiostri e le vernici, dove il colore diventa abbastanza fluido quando e'
sottoposto a sollecitazione mentre abbandona lo strumento di applicazione e
viene steso sul supporto, ma deve scorrere il meno possibile una volta lasciato
a riposo.
Pur essendo nota da sempre in certi campi, la tissotropia non e' molto
conosciuta, nemmeno presso chi si occupa di fisica o di chimica.
Un esempio di come sia poco conosciuta e' che due fra i maggiori esperti
cattolici sul miracolo di San Gennaro hanno dei passi, nei loro libri, in cui
descrivono quanto dovrebbe essere strana una sostanza che imitasse la reliquia:
coll'intenzione di dimostrare che sono richieste delle caratteristiche "che
la scienza non puo' spiegare", danno in realta', senza saperlo, una
definizione della tissotropia. (In questo, di per se', non c'e'
naturalmente niente di male e noi siamo i primi ad averla ignorata fino a poco
tempo fa.).
D'altra parte molti che avranno conosciuto sia la tissotropia sia il miracolo di
San Gennaro devono aver pensato, piu' o meno vagamente, ad un possibile
collegamento fra i due fenomeni. (Per esempio, come abbiamo poi scoperto,
James Randi, che da ragazzo, in Canada, aveva lavorato in una fabbrica di
vernici!) Ma e'merito proprio di questa rivista l'aver fatto convergere
l'interesse, le cognizioni e lo scetticismo dai quali e' nata una formulazione
sufficientemente accurata dell'ipotesi tissotropica, contemporaneamente ad una
sostanza che la esemplifica: questa sostanza (una sospensione colloidale di
idrossido di ferro in acqua con ioni sodio e cloro) e' stata studiata
espressamente per esibire la tissotropia in forma cosi' accentuata da passare,
se agitata lievemente, addirittura dallo stato solido a quello liquido, ma, al
contempo, per essere realizzabile con i soli mezzi disponibili nel 1300. (Tutta
la parte chimica, naturalmente, e' opera di Luigi Garlaschelli.)
Un vantaggio della spiegazione tissotropica e' quello di essere cosi' adatta
all'ipotesi della frode inconscia. E' un dato di fatto che anche solo per
accertarsi se la liquefazione e' avvenuta bisogna muovere il recipiente: solo
allora si puo' distinguere il comportamento di un solido, che mantiene la sua
posizione rispetto al contenitore muovendosi insieme ad esso, ed un liquido, che
invece rimane in basso, con la superficie sempre orizzontale. In questa fase
critica quindi, necessariamente e indipendentemente dall'intenzione di chi
maneggia la reliquia, possono essere presenti le sollecitazioni necessarie per
la liquefazione di una sostanza tissotropica.
Se anche il celebrante puo' credere il rito miracoloso e non deve fare nulla,
coscientemente, per la sua riuscita, non c'e'piu' bisogno di presumere la
disonesta' di ogni singolo officiante.
La tissotropia e' appunto abbastanza poco conosciuta da permettere ai successivi
esecutori del rito il vario grado di autoinganno necessario caso per caso. (Questi
sono vantaggi nell'ipotesi lievemente ottimistica che disonesta' ed autoinganno
richiedano almeno qualche scusa, e non siano il comportamento normale che ci si
debba aspettare attraverso i secoli.). In piu', eliminando il bisogno della
malafede, non c'e' piu' il problema di spiegare come sia possibile tenere un
simile segreto per 600 anni. Dapprima i movimenti del rito ci erano diventati
familiari e, come tutti, li davamo per scontati come quelli giusti per accertare
lo stato della reliquia. Ci sembravano contemporaneamente adatti anche a far
diventare liquida una sostanza tissotropica e a mantenerla in questo stato. La
reliquia viene continuamente capovolta, tanto nella prima fase, quando
l'officiante controlla se la liquefazione e' gia' avvenuta, quanto nella
seconda, quando la liquidita', ormai accertata, e' mostrata alla folla.
Dopo esserci familiarizzati con l'interpretazione tissotropica del rito, e dopo
aver maneggiato per qualche mese le bottigliette con la nostra sostanza, abbiamo
cominciato a renderci conto che, pensandoci bene, quando si vuole vedere se il
contenuto di una bottiglia e' solido o liquido, la si scuote un pochino, o la si
inclina leggermente, ma nessuna persona capovolgerebbe completamente la
bottiglia: non per controllare lei stessa, ne' per mostrare ad un'altra che
contiene un liquido (sarebbe un gesto plausibile, invece, per mostrare che il
contenuto e' solido). I movimenti rituali che ci sono stati tramandati
dalla tradizione cominciavano in fin dei conti ad assomigliare di piu' a quelli
giusti per liquefare e mantenere liquida una sostanza tissotropica. Sembrava
sempre piu' un trucco molto ben studiato per funzionare automaticamente, da
solo.
Ecco dunque un punto essenziale di questa ipotesi, che viene sempre ignorato
o travisato dai mezzi d'informazione. Lungi dal porre l'accento sulle
responsabilita' della Chiesa nel partecipare ad un possibile inganno (responsabilita'
che peraltro ci sono) l'ipotesi tissotropica e' proprio basata sul fatto che
la frode, se c'e' stata, e' stata fino ad ora in gran parte involontaria.
Se con un controllo davvero elementare, cioe'scuotendo lievemente l'ampolla,
l'ipotesi tissotropica venisse avvalorata, basterebbe ammettere l'errore
passato, per salvare la faccia futura.
Quanto all'inizio di questa possibile frode inconscia, c'e' fra noi una certa
gamma di opinioni diverse. Alcuni, tenendo presente l'incredibile assurdita' (non
si puo' nemmeno parlare di "falsita'") delle reliquie cristiane
del XIV secolo, non hanno esitazioni ad attribuire la creazione della reliquia a
persone competenti preoccupate unicamente di ottenere il giusto effetto
sorprendente, usando soltanto le materie piu' adatte. Non capiscono cosa c'entri
il sangue e trovano che tanto il cercarne le tracce quanto le spettroscopie
considerate rivelatrici, siano iniziative infondate e fallaci. Altri
preferiscono tenere aperta anche la possibilita' che del sangue, forse
originale, forse aggiunto piu' tardi, faccia parte del contenuto dell'ampolla,
magari in proporzione minima. In questo modo, oltre alla creazione di un falso
medievale partendo da un'autentica reliquia, resta aperta anche la possibilita'
dell'insorgere fortuito della tissotropia per la contaminazione casuale del
sangue con altre sostanze.
I risultati di quella spettroscopia non sono stati sottoposti al giudizio di
referee di una rivista scientifica; la loro qualita', nella piu' favorevole
delle ipotesi, richiede troppo il contributo dell'interpretazione di chi li
osserva, per costituire un argomento convincente. Inesplicabilmente e' stato
impiegato uno spettrometro a prisma, invece di un moderno spettrometro
elettronico. Piu' spettri, ottenuti a qualche minuto di distanza l'uno
dall'altro vengono interpretati come rivelatori ognuno di un diverso derivato
dell'emoglobina, e spiegati con un miracolo in progresso, mentre, si noti bene,
la sostanza era da tempo in fase liquida, e non in liquefazione. Ad altri
osservatori lo spettro fotografato sembra sempre uguale, ma di cattiva qualita'.
Il fatto che una prova iniziata per dare un risultato fornisca invece risultati
giudicati diversi fra loro ma favorevoli suggerisce inevitabilmente che l'interpretazione
vi giochi un ruolo preponderante. E' difficile valutare quanto alcune
circostanze costituiscano un buon argomento a favore dell'ipotesi tissotropica,
o quanto invece siano coincidenze non significative:
Molisite sul Vesuvio
Tre dei quattro ingredienti della nostra ricetta sono di uso quotidiano: il carbonato di calcio, presente ovunque, per esempio nei gusci d'uovo, che ne sono una fonte pura al 93.7%; il sale comune; l'acqua. Il quarto e' il cloruro ferrico. In un primo momento pensavamo che il cloruro ferrico non fosse presente in natura, e stavamo cercando un modo facile per produrlo da sostanze note nel medioevo. Ma poi abbiamo trovato nelle enciclopedie chimiche che c'era un singolo sale ferrico presente in natura, ed era proprio il cloruro ferrico: si trovava, sotto forma del minerale molisite, "sul Vesuvio o su altri vulcani attivi". Difficile dire se e' una coincidenza, ma certamente sembrava scritto apposta per noi. Potrebbe perfino spiegare la strana concentrazione nell'area Napoletana delle reliquie di sangue miracoloso che e' stata varie volte notata, ma mai spiegata. Sul comportamento di queste altre reliquie, comunque, c'e' ben poco di documentabile; nel complesso non sembra che funzionino. Uno di noi (Garlaschelli) e' andato ad assistere, nel 1991, anche al rito di Santa Patrizia, che dovrebbe essere il piu' interessante: si e' rivelato una completa delusione.
Senza aggiunta di coloranti
La nostra sostanza e' del colore giusto, non c'e' bisogno di aggiungere alcun pigmento. La rende questo forse una candidata migliore, visto che il suo stesso aspetto puo' averne suggerito l'uso disonesto? Infine l'ipotesi tissotropica non esclude l'influenza delle variazioni di temperatura sulle irregolarita' di comportamento della reliquia.
Per ottenere un prodotto puro, che si comporti in modo piu' regolare, abbiamo
usato la dialisi. Se e' certamente vero che la dialisi, compresa nel suo vero
significato, e' un procedimento del 1800, essa e' pur sempre solo un filtraggio
attraverso pori estremamente piccoli, come quelli della pergamena o dei budelli.
Tutta la procedura necessaria, effettivamente, ha un sapore da bottega d'arte
del 1300. Li' si potevano trovare i colori tenuti in budelli, o la pratica di
aggiungere una base, spesso carbonato di calcio, ai pigmenti. Il nostro
composto, se calcinato, coinciderebbe col pigmento caput mortuum (Fe2O3). Il
fatto che vedendo funzionare il nostro composto venga la curiosita' di sapere se
quello della reliquia sia proprio la stessa sostanza e' certamente un segno
incoraggiante per chi si e' adoperato per avvicinarvisi il piu' possibile, ma lo
spirito della nostra indagine non e' stato certo quello di indovinare
esattamente la composizione della sostanza nell'ampolla. L'aver replicato i
comportamenti piu' documentati della reliquia serve a dimostrare che e'
possibile farlo, e che era possibile anche all'epoca della sua comparsa. Ora non
si dovrebbe piu' poter affermare che il suo comportamento non e' riproducibile
con normali metodi fisici o che la scienza non puo' spiegarlo.
Anzi, prendere in considerazione l'ipotesi tissotropica potrebbe essere per
la Chiesa un pretesto per riconsiderare un atteggiamento che forse e' restato
arretrato di secoli rispetto alla sensibilita' di chi crede.
La stampa ha concesso a quest'idea uno spazio soddisfacente, comprese la
seconda pagina del Times di Londra e le prime pagine dei quotidiani nazionali;
perche'solo L'Osservatore Romano ci ha deluso, tacendo sempre? La Congregazione
per le cause dei santi non ha forse il compito di assicurarsi di quell'autenticita'
delle reliquie che e' considerata essenziale dopo il Concilio Vaticano II ?
Perche'non dovrebbe esserci nell'organizzazione ecclesiastica qualche persona
che desidera chiarire quella che si trascina come una posizione ambigua?
Una scossettina, per mettersi in pace la coscienza.
W IL C.I.C.A.P.
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