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Welcome to Raging Reaction Website 
Ciao sono Stefano  e ti do il  benvenuto nella mia Home page, sono cultore e praticante di arti marziali sin dal lontano 1985. Ho iniziato con il Karate per spostarmi poi sulla più efficace KickBoxing. Passaggio obbligato di un evoluzione tecnica che spazia dal Light, al semi per approdare al Full Contact.



 


Nella nostra bella Italia un gran numero di palestre autodefiniscono le discipline che praticano col termine di ”Arte Marziale” senza che queste ne abbiano le caratteristiche. Il termine viene usato perché e di moda e per attirare
nuovi adepti i quali, illudendosi, si trovano a praticare delle tecniche e delle metodologie che nulla hanno a che vedere con le ”Arti Marziali”. Ciò vale anche per il termine ”Autodifesa” che viene interpretato normalmente come una serie di tecniche, più o meno sofisticate, da utilizzare nei confronti di uno o più aggressori con o senza armi. Da questo punto di vista un ”corso di autodifesa” non serve assolutamente a nulla, anzi, può essere molto dannoso in quanto potrebbe generare nel praticante una falsa sicurezza delle proprie capacita, non corrispondente alla realtà, e, quindi, metterlo in condizioni di estrema pericolosità di fronte ad una eventuale aggressione. La possibilità di ”autodifesa reale” dipende dall’equilibrio tra corpo, mente, stato emozionale e sentimentale. Questo equilibrio si può ottenere solamente attraverso un allenamento costante, intenso e protratto nel tempo delle tecniche fisiche e mentali proprie di un’Arte Marziale e mantenute una volta raggiunto lo scopo
.
 



 

Cosa ti posso offrire

Innanzitutto una precisazione: sebbene il mio corso sia presentato come un corso di "autodifesa", in realtà sarebbe più corretto parlare di un corso di combattimento. Il fatto di ricorrere al termine autodifesa indica infatti un atteggiamento che viene tipicamente adottato da tutti coloro che praticano le arti marziali nel mondo contemporaneo, vale a dire un atteggiamento di continua apologia e di autogiustificazione; come se l'unica dimensione possibile per la pratica di una qualunque tecnica di combattimento fosse quella della difesa. Tale tendenza è così diffusa che neppure io me ne posso esimere...

Ma questo è un atteggiamento sbagliato, perché induce il praticante ad entrare nel dojo in maniera quasi riluttante, solo perché costretto dalla violenza della nostra società...

In realtà, quali che siano i motivi che inducono a combattere, nobili o ignobili, offensivi o difensivi, quando si combatte la mente deve essere sgombra da qualsiasi condizionamento, unicamente concentrata nel fine immediato del combattimento, vale a dire sconfiggere l'avversario. Poco importa chi abbia iniziato il combattimento e chi dei contendenti si stia solo difendendo.

Entrare in un combattimento con l'intenzione di non fare troppo male all'avversario, porterà quasi sicuramente ad avere la peggio (se l'avversario ha invece le idee più chiare!). Il più delle volte si inizia a combattere veramente soltanto dopo aver incassato il primo colpo: il dolore, la sorpresa, la rabbia che immediatamente sorge dentro di noi dissipa immediatamente le nebbie e le ragnatele dei condizionamenti culturali e delle riserve mentali. Finalmente ci scagliamo contro il nemico pronti a combattere al meglio delle nostre possibilità.

 

 


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Il problema è che se l'avversario è sufficientemente determinato e anche solo discretamente addestrato nelle arti marziali, il primo colpo che subiamo potrebbe anche essere l'ultimo... è come quando una giovane recluta si trova in guerra, ed esita quando deve sparare per la prima volta contro un nemico... Quante volte il cinema ci ha proposto questa situazione? L'esitazione può essere superata quando il nemico spara contro la recluta, allorché si rende conto che può solo scegliere tra uccidere ed essere ucciso. Ma se il nemico ha una buona mira, potrebbe essere troppo tardi.

Quindi chi alza le mani per combattere, non può farlo con atteggiamento ambiguo o riserve mentali, pena la sconfitta. Chi non entra in combattimento deciso a fare del male al prossimo, farà meglio a chiedere in ginocchio che lo risparmino: sembra che sia questa nel mondo contemporaneo la via della saggezza...
 



 


È per questo che voglio subito chiarire agli aspiranti allievi che non insegnerò loro a difendersi, bensì a combattere. Insegnerò loro una tecnica che è di per sé assolutamente neutrale, e della quale loro potranno fare l'uso che vogliono.
La mia responsabilità è di far loro capire quanto sia delicata la scelta se combattere o no.

Dal punto di vista tecnico, poi, il concetto di autodifesa non ha alcun senso. Ad esempio, il semplice calcio frontale, è una tecnica offensiva o difensiva? E una stretta alla gola è offensiva o difensiva? È evidente che a queste domande non c'è risposta, perché ogni tecnica può essere sia offensiva che difensiva. D'altra parte il rapinatore e il poliziotto non usano forse la stessa pistola?

 


Tecnica di Combattimento Essenziale
 Corso Rapido

 

Venendo alla pratica, per quanto riguarda queste lezioni, saranno insegnate all'allievo le tecniche verso le quali mostra più propensione, trattandosi di un corso rapido. Saranno preferite, in generale, le tecniche che sono in grado di mettere fuori combattimento l'avversario, e tra queste, quelle che ottengono tale risultato infliggendo meno lesioni possibile. Infatti esistono tecniche che provocano lesioni qualificate dalla legge come gravissime (e sanzionate, in assenza di legittima difesa, in maniera pesantissima) e che potrebbero, tuttavia, non impedire all'avversario di reagire nell'immediato. Al contrario esistono tecniche in grado di rendere l'avversario inoffensivo senza lasciargli gravi postumi.
Tali scelte tecniche devono necessariamente essere adattate all'allievo e dimostrano una volta di più come un corso rapido di combattimento si possa svolgere solamente con delle lezioni individuali.
Quello che vi verrà insegnato, volendogli dare un nome suggestivo, può essere definito bu-jutsu, che in giapponese non significa altro che "tecnica di combattimento". Ma un nome è solo un nome...

Il corso non ha una durata predefinita, visto che i risultati ottenuti dipenderanno in gran parte dalla capacità di apprendimento dell'allievo. Comunque le lezioni sono organizzate in modo tale che anche un solo mese risulti utile. Si ottiene questo risultato ordinando gli insegnamenti secondo un criteio di essenzialità, partendo cioè dall'acquisizione delle capacità più indispensabili:

1. Postura, Equilibrio, Mobilità

2. Spostamenti evasivi

3. Raggiungimento del Contatto e mantenimento del Controllo

4. Tecniche di Leva/Proiezione

5. Tecniche di percussione

6. Combattimento contro avversari armati

Anche con poche lezioni un allievo predisposto può raggiungere una discreta abilità negli spostamenti evasivi. A quel punto, anche interrompendo il corso, possiede lo strumento minimo per sopravivere a un'aggressione...

L'orario è flessibile, visto che ogni singola lezione si svolge su appuntamento. La frequenza può essere a scelta dell'allievo, anche se credo che il ritmo ideale sia di 2 lezioni a settimana.

Si tenga presente che il sottoscritto NON si guadagna da vivere con questa attività, e offre il suo insegnamento solo per il piacere di farlo, per passione. Per questo la prima lezione può anche essere considerata una prova di ammissione in cui, negli ovvi limiti del buon senso, si mette alla prova la determinazione dell'allievo, requisito necessario perché la pratica non si risolva in una perdita di tempo.
 

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Violenza Assoluta

Pensi di conoscere il sistema più efficace di combattimento ?
Forse sarebbe il caso di informarsi meglio.


       
VALE TUDO ZONE


Bruce Lee Zone
" The Dragon "
 così veniva chiamato   il più autorevole esperto di Arti Marziali da Combatttimento; da tutti i più autorevoli esperti al mondo...

 


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La Kick Boxing è una delle discipline da combattimento più in voga oggi,

viene giustamente considerata come una disciplina molto divertente....segue


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