Gli Stati Uniti colpiti al cuore, migliaia di morti      
L'apocalisse scoppia alle Torri gemelle di New York. Poi nel mirino finisce il Pentagono a Washigton

Terrorismo a New York

New York  Il terrorismo ha colpito ieri l'America con una violenza senza precedenti causando migliaia di vittime. Quattro voli di linea sono stati dirottati in una azione coordinata: due sono stati fatti schiantare - il primo alle 8,48 ora locale (le 14,48 in Italia) - contro le «Torri gemelle» a New York (provocando una carneficina), un terzo è precipitato sul Pentagono (provocando un centinaio di vittime tra morti e feriti) a Washington, il quarto si è schiantato in un bosco della Pennsylvania.
A bordo dei velivoli – due della American Airlines e due della United Airline – si trovavano 256 persone. «Codardi senza volto hanno attaccato la nostra libertà. E' una libertà che intendiamo difendere a tutti i costi», ha dichiarato il presidente George W. Bush, che ha interrotto una visita in Florida per trasferirsi d'urgenza prima in una base militare in Louisiana e quindi nella sede dello Strategic Air Command in Nebraska. Bush desiderava rientrare subito a Washington, ma è stata giudicata più importante la certezza della sua incolumità. «Il terrorismo non pagherà - ha aggiunto Bush - i responsabili saranno identificati e puniti».
L'attacco dei terroristi ha paralizzato l'America. «E' il peggior atto di aggressione contro gli Stati Uniti da Pearl Harbor», ha osservato l'ex-segretario di stato Henry Kissinger. Il World Trade Center, cuore finanziario degli Stati Uniti, è stato devastato. Il primo aereo dirottato ha colpito la prima delle Torri Gemelle alle 8,48 del mattino, quando già migliaia di persone si trovavano nel grattacielo, esplodendo in una palla di fuoco. Dopo 18 minuti un secondo velivolo, a sua volta dirottato, si è schiantato contro il secondo grattacielo gemello. Gli incendi hanno intrappolato migliaia di persone nei piani alti dei due famosi edifici, simbolo del potere finanziario Usa. Testimoni hanno riferito di «decine di corpi» precipitati al suolo dalle finestre dei grattacieli. Rapidamente il World Trade Center si è trasformato in uno scenario di guerra: ambulanze ovunque, gente disperatamente in fuga, lacrime ed urla, tentativi disperati di soccorrere i feriti. Il crollo dei piani alti dei grattacieli, avvenuto circa 90 minuti dopo l'impatto degli aerei, potrebbe aver causato la morte di migliaia di persone. Il sindaco Rudolph Giuliani ha chiesto l'evacuazione immediata della punta meridionale di Manhattan. «Non voglio neanche pensare a quante persone possono essere morte - ha detto il sindaco - dobbiamo andare avanti».
A Washington, dove un Boeing 757 della American Airlines è stato fatto schiantare dai terroristi contro il Pentagono, è scattato l'allarme rosso. La Casa Bianca è stata evacuata, così come il Congresso, i dipartimenti di stato e del Tesoro e tutti gli altri edifici governativi principali. Tutti i dipendenti federali sono stati inviati a casa e le scuole sono state chiuse. Il vicepresidente Dick Cheney e il consigliere per la sicurezza nazionale Condoleezza Rice sono stati trasportati d'urgenza in un centro segreto della capitale per coordinare la reazione in attesa del rientro di Bush nella capitale. La «First Lady» Laura è stata trasferita d'urgenza in una località segreta. La Federal aviation administration (Faa) ha sospeso il traffico aereo sul cielo degli Stati Uniti. Tutti gli aeroporti sono chiusi e lo resteranno almeno fino a oggi a mezzogiorno. Le autorità canadesi hanno preso un provvedimento analogo. Dalla base militare di Norfolk (Virginia) cinque navi da guerra sono state spostate al largo della costa atlantica come «misura precauzionale». Una portaerei è stata messa in rotta verso New York per fornire aiuto logistico nella operazione di assistenza. In serata un altro edificio del complesso del Wtc, il numero sette, era in fiamme ed è crollato.
Le autorità di New York e Washington hanno segnalato carenza di plasma sanguigno. Misure prudenziali sono state prese in numerose città americane. A Chicago sono stati evacuati i famosi grattacieli nel timore di altri attentati. La Disney ha annunciato la chiusura dei suoi parchi giochi in Florida e California. A Los Angeles è stata annullata la cerimonia degli Emmy (gli Oscar della Tv) in programma per domenica. Sono state cancellate anche numerose manifestazioni sportive. Le autorità americane hanno chiuso per alcune ore i confini col Canada ed il Messico, per misura precauzionale, ma dopo alcune ore i transiti sono stati riaperti.
A New York sono state cancellate le elezioni primarie per il sindaco della città. La American Airlines ha confermato che due dei suoi velivoli - diretti da Boston a Los Angeles (con 92 persone a bordo) e da Washington a Los Angeles (con 64 persone a bordo) - erano stati dirottati dai terroristi. Anche la United Arlines ha confermato la «perdita» di due dei suoi voli di linea: il primo era un Boeing 757 in rotta tra Newark (New Jersey) e San Francisco (è precipitato in un campo in Pennsylvania con 45 persone a bordo). Poco prima della sciagura un passeggero, chiuso in un bagno, era riuscito a segnalare col cellulare che il velivolo era stato dirottato. «Non è uno scherzo - aveva implorato - ci stanno dirottando». Il secondo aereo United, un Boeing 767, era decollato da Boston ed era diretto a Los Angeles (con 65 persone a bordo).
Le notizie degli attacchi aerei contro le torri gemelle di New York erano giunte a Washington da poco tempo quando si è sentito il primo grande boato al Pentagono. Erano le 9,45 locali, le 15,45 in Italia. Nell'edificio a cinque lati, centro nevralgico del potere militare degli Stati Uniti, c'erano circa 21 mila 500 persone a lavoro quando un aereo pilotato da un kamikaze lo ha colpito. Il Pentagono è subito andato in fiamme. Ci sono voluti circa venti minuti prima che un lato del palazzo crollasse. Sono seguite esplosioni secondarie e enormi nuvole di fumo si sono levate nella direzione del fiume Potomac, che divide Washington dalla Virginia, dove si trova il ministero della difesa. A mezzogiorno (locale) negli ospedali erano state ricoverate 40 persone, sette delle quali in condizioni gravissime a cause delle ustioni. «L'intero edificio traballava in seguito all'impatto», ha detto Terry Yonkers, un dipendente civile.
«La gente urlava - ha aggiunto poi con la voce increspata dall'emozione - e regnava il caos totale». Nonostante il panico iniziale, l'evacuazione predisposta poco dopo l'attacco si è svolta in maniera ordinata.
Secondo testimoni oculari, il velivolo schiantatosi contro il Pentagono era un grande aereo commerciale, non ancora identificato dalle autorità. L'impatto è avvenuto sul lato opposto di quello in cui si trovava il ministro Donald Rumsfeld. Il portavoce Glenn Flood ha successivamente reso noto che il ministro è rimasto illeso. Poco prima dell'incidente, ha riferito il generale Richard Myers, vicecapo degli stati maggiori congiunti, i capi militari avevano appreso che un altro aereo dirottato era diretto verso Washington.
Si parla di 55 kamikaze in azione. Circostanza che tuttavia Claudio Scajola, ministro degli interni italiano, definisce «un'illazione»

Wtc, il centro finanziario di New York

Il World Trade Center è il cuore finanziario di New York. Il complesso è un'autentica città nella città: ospita quattro borse - New York Mercantile Exchange, Coffee Cocoa and Sugar Exchange, New York Cotton Exchange, Commodity Exchange -; centinaia di uffici commerciali, bancari e governativi. Poi alberghi, ristoranti, negozi, un centro medico, una stazione di polizia. Vi lavorano 60 mila persone. I due edifici più famosi del complesso sono le Torri Gemelle, due grattacieli alti 110 piani, tra le mete preferite dai turisti di New York. Le Torri sono state per alcuni anni il complesso più alto del mondo, primato poi conquistato dal grattacielo Sears a Chicago.


Il 26 febbraio '93 un'autobomba nei box sotterranei

Il 26 febbraio 1993 alle 12,20 (ora locale, le 18,20 in Italia), un'autobomba esplose nel garage sotterraneo, al livello B-2, sotto le torri gemelle del World Trade Center (Wtc), a un centinaio di metri da una stazione della metropolitana. I morti furono sei, i feriti 1.042, per la maggior parte intossicati dal fumo dell'incendio sviluppatosi subito dopo la deflagrazione. L'esplosione provocò anche il crollo di un muro e del tetto della vicina stazione ferroviaria. Un treno venne danneggiato. L'attentato fu rivendicato da ben 90 telefonate. In seguito alle indagine vennero arrestate cinque persone. La maggior parte delle persone rimaste ferite si trovava nei piani alti delle Torri invase dal fumo: per evacuare la gente vennero usati anche gli elicotteri.

Nulla sarà più come prima. La storia contemporanea ha vissuto ieri in diretta televisiva la sua giornata più atroce, nella quale l'odio e la follia hanno preso in ostaggio il mondo intero. È come se tutti fossimo stati lassù, in quei maledetti aerei di linea utilizzati da fanatici kamikaze, portati a morire senza sapere il perché e senza poter guardare in faccia i nostri aguzzini. Scene apocalittiche ci sono arrivate dalle capitali americane, in un crescendo che neppure i film di fantascienza s'erano mai spinti a immaginare. Ecco la prima delle Torri di New York in fiamme, ecco il Boeing che per un istante sparisce, per riapparire un istante dopo disintegrato contro la seconda Torre. Ecco il Pentagono colpito e le Torri sgretolarsi, una dopo l'altra, come fossero castelli di sabbia e non i santuari economici e militari dell'impero occidentale. Lo stupore iniziale è ben presto diventato sgomento, poi angoscia, quasi temessimo che quell'immane crollo non avesse più fine.

L'atto di guerra portato agli Stati Uniti è stato definito «la Pearl Harbor dell'era di Internet». Ma ciò che è accaduto a Manhattan e a Washington è mille volte più grave dell'attacco dei giapponesi alla Marina americana, che segnò l'ingresso degli Usa nella seconda guerra mondiale. Là i morti furono tremila, in gran parte soldati, qui le vittime sono decine di migliaia scelte a caso tra la gente comune che, come ogni mattina, si stava avviando al lavoro, camminava per strada o era in visita ai grattacieli tra i più alti della Terra. Là il nemico aveva un volto e un nome, qui si è ancora in attesa di una rivendicazione che aiuti a capire. Là fu colpita una base militare, qui il cuore stesso dell'unica superpotenza, e chissà quanti altri simboli del mito americano avrebbero subìto la stessa tremenda sorte se un immenso black out non fosse stato imposto ai cieli statunitensi. Per ore l'uomo più potente della terra, il presidente Bush, mai apparso così fragile e impaurito, ha dovuto nascondersi chissà dove, quasi a dimostrare che nel mondo globale siamo tutti più vulnerabili, che nessun servizio di Intelligence, nessun Echelon o nessuna forza militare possono garantire sufficiente sicurezza. Perché anche nel mondo supertecnologico che si vorrebbe sorvegliato da scudi spaziali è l'uomo a poter diventare l'arma più pericolosa.

Questa immane tragedia americana, che coinvolge tutta l'umanità, apre la più grave crisi planetaria degli ultimi cinquant'anni. Non bisognerà attendere molto per osservarne le conseguenze. E il timore che le aree di crisi si infiammino fino a far scoppiare - Dio non voglia - nuove guerre, è forte e fondato su presupposti terribilmente concreti. Comunque sia, il giorno di ieri segnerà una svolta traumatica per le persone e per i mercati. L'attacco al cuore del mondo cambierà la vita di tutti.

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