Il presidente Bush si rivolge
di nuovo alla nazione
"Sono un nemico diverso dal passato ma li prenderemo"
"Ci hanno dichiarato guerra
ma non sono più al sicuro"
Powell: Casa Bianca o l'Air Force One nel mirino
I cieli americani continuano ad essere chiusi
WASHINGTON - "È stato un atto
di guerra". Sono sempre più dure le parole di George W. Bush contro i
terroristi. All'indomani dal tremendo attacco al cuore degli Stati Uniti, il
presidente torna davanti alle
telecamere. Per assicurare agli americani che saranno messe in campo tutte le
risorse possibili per fronteggiare l'emergenza. Ma soprattutto per giurare
vendetta: "Gli autori degli attacchi non potranno mai più sentirsi al
sicuro. È una guerra contro la libertà e la democrazia, è una guerra contro
un nemico diverso da quelli in precedenza affrontati. Ma la vinceremo",
sono state le parole del presidente. Che poi ha annunciato che farà al
Congresso una richiesta di fondi urgente per affrontare l'emergenza. E ha
aggiunto: "Operiamo in condizioni di massimo allarme e di massima
sicurezza".
Poco prima, Bush aveva parlato con il presidente russo Vladimir Putin. E con lui
aveva concordato un piano comune per scovare gli attentatori e scongiurare il
pericolo di nuovi attacchi. Una intesa che ha l'obiettivo di "rafforzare
l'interazione della comunità mondiale contro la minaccia del terrorismo
internazionale", come ha detto il Cremlino in un comunicato.
Si fa largo intanto il sospetto che nel mirino dei terroristi ci fosse la Casa
Bianca stessa o addirittura l'aereo presidenziale di Bush, l'Air Force One. Così
ha detto il segretario di Stato Colin Powell, spiegando che proprio l'aereo che
poi ha colpito il Pentagono avrebbe avuto come obiettivo principale la residenza
del presidente.
L'America, intanto, prova a ripartire. Come ogni giorno, anche stamattina la
Casa Bianca ha aperto le porte ai turisti. Un modo per esorcizzare la paura, per
far capire che gli Stati Uniti - nonostante tutto - continuano ad andare avanti.
Un messaggio che lo stesso Bush aveva voluto lanciare al suo popolo. L'offensiva
dei terroristi è finita e i rischi sono "significativamente ridotti",
aveva spiegato Ari Fleischman, portavoce di Bush, poco prima del messaggio alla
nazione.
La tensione resta però altissima. E proprio mentre la Casa Bianca cercava di
rassicurare gli americani, l'allarme è scattato di nuovo. Alle 16.30 ora
italiana (a New York erano le 10.30) il Palazzo di Vetro (sede dell'Onu) è
stato nuovamente evacuato a causa di "una minaccia" non meglio
specificata, come ha spiegato un portavoce delle Nazioni Unite. E poco dopo, per
gli stessi motivi, anche il dipartimento dell'Agricoltura ha intimato a tutti
coloro che lavorano nella sede di Washington, di lasciare il palazzo. L'allarme
è poi rientrato in meno di due ore e gli uffici della Nazioni Unite sono stati
riaperti. Allarmi rientrati nel giro di un paio d'ore, con la situazione tornata
alla normalità, seppur quella precaria di queste ore.
Non accenna a tornar normale invece il traffico aereo nei cieli degli Stati
Uniti, la Faa infatti ha esteso a tempo indeterminato la sospensione dei voli
civili e commerciali su tutto il territorio. Una decisione in contraddizione con
la precedente indicazione secondo cui i voli potevano riprendere dalle 12 di
Washington, le 18 in Italia. In serata la Faa ha spiegato che solo i voli
diretti ieri negli Usa, e atterrati altro per l'emergenza, potranno rientrare.
Gli altri resteranno ancora sospesi.
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