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Disturbi erettili
In una conferenza
stampa tenutasi il 13 giugno ’01, sono stati presentati i dati raccolti dopo
il primo mese di attività della linea telefonica dedicata ai problemi sessuali.
L’incontro è stato occasione per puntualizzare i progressi ottenuti con le
iniziative d’informazione rivolte al pubblico, ma anche per sottolineare le
carenze culturali che ancora immobilizzano la situazione italiana.
Il numero verde, cui rispondono 15 tra andrologi e psicosessuologi, offre un
servizio di consulenza per capire, superando ogni imbarazzo, se c’è un vero
problema e, in caso affermativo, come parlarne al proprio medico. Tralasciando
le cifre, l’identikit del chiamante è comunque quello di un uomo
“qualsiasi”: sposato, età media 45 anni, lavoratore dipendente, libero
professionista o pensionato; che però convive da almeno un anno con un problema
sessuale.
La campagna informativa, una delle tante promosse dalla Pfizer italiana, si
avvale di due prestigiosi rappresentanti: Aldo Isidori, direttore della cattedra
di Andrologia dell’università La Sapienza di Roma, e Alessandra Graziottin,
direttore del Centro di Sessuologia Medica e Ginecologia dell’ospedale S.
Raffaele Resnati di Milano. Motore di tutto la famosissima “pillola blu” il
sildenafil citrato, primo farmaco orale per il trattamento della disfunzione
erettile (DE). È stata proprio la scoperta del farmaco a far uscire allo
scoperto una malattia sommersa ma estremamente diffusa, colpisce infatti un
italiano su tre. Un dato allarmante se si pensa alle implicazioni sociali che
comporta, in termini di deterioramento del rapporto di coppia e della percezione
psicologica dell’identità maschile.
Dal punto di vista clinico, le 2000 telefonate inoltrate al numero verde hanno
confermato che nell’80% dei casi la DE ha origini organiche: ipertensione
(29%) e diabete (13%) le patologie concomitanti più frequenti, seguite da ansia
e/o depressione (14%). Chi chiama ne soffre da almeno un anno ma non si è mai
rivolto a un medico, chi invece assume un farmaco (10%) non ne è soddisfatto,
come mai? Timidezza, vergogna e scarsa fiducia nel proprio medico portano il
paziente ad attendere che la malattia si aggravi (in media 3 anni) prima di
cercare una cura. A questo punto può essere tardi per risolvere le cause
organiche e, soprattutto, per recuperare il rapporto con la partner. Il farmaco
funziona nell’60-80% dei casi, ma viene rivestito di aspettative eccessive:
agisce solo sul sintomo quindi, se si eccettuano i pochi casi d’impotenza
psicologica, difficilmente restituirà in modo definitivo la funzionalità
originaria, perché non può ripristinare i deficit vascolari o neurologici che
causano la DE.
Ecco le indicazioni più importanti emerse dall’ultimo bilancio, a due anni
dall’entrata in commercio del sildenafil:
La DE si può curare, superando inutili imbarazzi e rivolgendosi al proprio
medico o allo specialista, il più presto possibile
Un deficit erettivo può anche essere il primo segnale di una patologia
importante (diabete, ipertensione, arterosclerosi) quindi va segnalato
tempestivamente al proprio medico
Il medico di base deve preoccuparsi anche della vita sessuale dei suoi pazienti
e informarli correttamente di cosa possono aspettarsi dai farmaci disponibili
Subire una condizione d’impotenza per vergogna significa imporla
egoisticamente anche alla propria compagna, che a sua volta finirà per
sviluppare disturbi sessuali secondari (difficoltà d’eccitazione, calo del
desiderio) fino al rifiuto fisico e affettivo del partner
Informarsi è un dovere verso se stessi e verso i propri pazienti
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