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malattie veneree Fatto ancora
più preoccupante, un terzo dei nuovi casi (111 milioni per l’esattezza)
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Una vera epidemia
Un
tempo si chiamavano malattie
veneree,
rendendo così un pessimo servizio alla dea dell’amore, e anche alla
chiarezza. Oggi si ricorre invece all’acronimo MST (in inglese STD), che sta
per malattie sessualmente trasmissibili. Anche la sostanza è cambiata, perché
se ai tempi in cui venne descritta la sifilide (nel XVI secolo) le STD erano in
fin dei conti malattie confinate al distretto genito-urinario, mentre oggi vi
sono almeno altre due importanti malattie trasmissibili attraverso i rapporti
sessuali delle quali, però, si trovano con difficoltà le tracce sul pene o
sulla vagina: l’epatite virale (soprattutto la B) e l’infezione da
HIV (AIDS).
Casi a centinaia di milioni
Forse
perché ritenute un argomento "vergognoso", delle STD si parla poco, e
per fortuna recentemente si è fatta un’eccezione per l’HIV.
I dati, però, sono quelli di un’autentica emergenza sanitaria, anche
escludendo l’HIV/AIDS. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità,
infatti, sono oltre 330 milioni l’anno i nuovi casi e queste sono le malattie
più diffuse:
Un’epidemia che riguarda tutti
E’
risaputo che questa emergenza sanitaria riguarda soprattutto, in termini
numerici, i paesi in via di sviluppo, ma sarebbe stupido liquidare in questo
modo la questione, soprattutto se si guarda alle tendenze oltre che ai dati in sé.
La sifilide, per esempio, dagli anni sessanta ha mostrato un aumento anche in
alcuni paesi senza contare che la maggiore mobilità delle persone (e pratiche
come quella del "turismo sessuale") e anche in queste situazioni, i
nuovi casi sono relativamente più frequenti nella fascia di età compresa tra
15 e 30 anni. Anche le infezioni da Chlamydia rispettano questo schema, e un
recente studio italiano sta a indicare che la giovane età, i viaggi
all’estero, i rapporti sessuali occasionali e/o con più partner
contemporaneamente sono un fattore di rischio aggiuntivo. Sta di fatto che
l’Italia ha la prevalenza più bassa in Europa di questa malattia, 2,7%
rispetto al massimo raggiunto dall’Islanda, 8%, ma il dato non è comunque
trascurabile. Già nel 1990, peraltro, un’indagine condotta su un centinaio di
centri specializzati segnalava un aumento di alcune malattie per le quali non è
obbligatoria la notifica alle autorità sanitarie: oltre alle infezioni da
Chlamydia, i condilomi (infezioni da papilloma virus) e ovviamente l’herpes.
Anche la Gran Bretagna, è notizia recentissima, ha dovuto fare i conti con un
aumento dei casi di gonorrea. Secondo i dati pubblicati Public Health Laboratory
Service tra il 1998 e il 1999 il numero dei casi diagnosticati è cresciuto del
26% tra gli uomini e del 30% tra le donne e il dato più allarmate, ancora una
volta, riguarda la fascia d’età più giovane (16-19 anni), nella quale
l’aumento dei casi è stato del 52 e del 39% rispettivamente negli uomini e
nelle donne.
Interpretare i dati
Come
si è visto, i giovani e, all’interno delle diverse fasce di età, le donne
sono più spesso colpiti da queste malattie. Per questi fenomeni esistono
diverse spiegazioni, che poco hanno a che vedere con i giudizi più o meno
moralistici sul comportamento dei "ragazzi".
Partiamo con le ragioni socio-economiche e culturali. Uno dei motivi per cui la
popolazione femminile è più esposta è che di solito le donne hanno partner più
anziani di loro, che quindi più probabilmente hanno avuto rapporti con diverse
persone. In effetti, il principale fattore di rischio è avere rapporti con più
partner, ma una persona che abbia due diversi rapporti duraturi in un anno ha
obiettivamente aumentato il rischio, pur non essendo una "donna
facile" o un "donnaiolo".
Per quanto riguarda i giovani, poi, va detto innanzitutto che raramente sono
adeguatamente informati sia sull’esistenza delle malattie a trasmissione
sessuale sia sui mezzi di prevenzione. E questo fa la differenza.
Per quanto riguarda le giovanissime, invece, il maggiore rischio ha anche basi
fisiologiche. Infatti durante l’adolescenza, il collo dell’utero è coperto
da un particolare tessuto (epitelio colonnare) mentre nell’età adulta il
rivestimento del collo dell’utero è costituito da epitelio squamoso.
L’epitelio colonnare è molto più fragile e permeabile a virus e batteri
rispetto a quello squamoso, quindi è molto più facile che il contatto con il
batterio o il virus dia luogo alla malattia. Anche il minor tasso di
progesterone, tipico delle ragazze successivamente alla prima mestruazione, ha
come effetto la maggiore vulnerabilità.
Ma anche con queste condizioni predisponenti, le misure preventive funzionano.
Fonti
WHO
Initiative on HIV/AIDS and Sexually Transmitted Infections (HSI). An Overview of
Selected Curable Sexually Transmitted Diseases
Testo
completo in inglese
Bavastrelli M
et al. Sexually active adolescents and young adults: a high-risk group for
Chlamydia trachomatis infection. J Travel Med 1998 Jun;5(2):57-60
Suligoi B; Giuliani M; Binkin N. The National Surveillance System for Sexually
Transmitted Diseases in Italy. STD Surveillance Working Group. Mor Mortal Wkly
Rep CDC Surveill Summ 1992 Mar;41(1):35-41
Greco D. Sexually transmitted diseases in Italy: clinical returns versus
statutory notifications. Genitourin Med 1990 Oct;66(5):383-6
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