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I dati sulla contraccezione
La
contraccezione potrebbe sembrare un argomento alquanto sviscerato, al limite
della noia. Però stando alle cifre non è esattamente così, non solo
nell'Italia da sempre arretrata per questi aspetti ma anche negli Stati Uniti o
in Giappone, paese nel quale solo due anni fa (1999) l'uso dei contraccettivi è
divenuto legale (ma in Italia era lo stesso fino al 1971). Qualche cifra potrà
rendere l'idea.
La pillola sale, ma non tanto
Negli Stati Uniti, per esempio, due terzi delle donne ricorrono già al primo
rapporto a pratiche contraccettive, ma in popolazioni rurali, come quella del
Tennessee, la quota dei primi rapporti protetti è del 15%, cioè decisamente più
bassa. E questo dopo 15 anni di informazione ed educazione, perché inizialmente
era il 7% soltanto ad attuare precauzioni minime. Di conseguenza, ancora secondo
un rapporto pubblicato nel 2001, il 78% delle gravidanze di teen-ager (da 15 a
19 anni) sono gravidanze indesiderate.
In Italia i dati sono abbastanza frammentari ma qualcosa l'ISTAT ha potuto
concludere. Tra le donne che vivono un rapporto di coppia stabile (non
necessariamente all'interno del matrimonio) dal 1979 al 1995 si è in effetti
verificato un aumento del ricorso ai mezzi di contraccezione, ma senza mettere
capo a dati particolarmente incoraggianti. Per esempio, l'uso della
contraccezione ormonale, cioè la pillola, è passato dal 14% al 21%, la spirale
rappresentava il 3% nel 1979 e il 7% nel 1995. Fortunatamente, vista la sua
totale inaffidabilità, il coito interrotto è passato dal 51 al 17%; leggera
discesa anche per il profilattico, dal 17 al 14% e una riduzione significativa
per i metodi naturali (cioè il metodo Ogino-Knaus, il metodo Billings..).
All'aumento delle pratiche contraccettive più efficaci all'interno della
coppia, però, non fa riscontro un'analoga tendenza tra i più giovani. Non
esistono dati diretti ma certamente a questo deve fare pensare il fatto che
mentre le interruzioni di gravidanza mostrano un calo costante, questo non è
vero per le fasce di età più giovani. Nel 1990, le IVG tra le ragazze di età
compresa tra 15 e 19 anni erano 4,5 per 1000; nel 1998 erano passate a 6,6 per
1000.
L'età conta, ma anche la
tradizione e la cultura
L'età è un fattore importante, ma anche la cultura e la tradizione lo sono. Se
ce ne fosse bisogno, lo conferma un recente studio dedicato alle abitudini in
cinque paesi europei (Danimarca, Germania, Polonia, Italia e Spagna) che ha
preso in esame 6630 donne di età compresa tra 25 e 44 anni. Come previsto, il
ricorso ai mezzi di contraccezione era più diffuso tra le single, tra le donne
con studi superiori, tra quelle che già avevano figli e tra quelle che avevano
già ricorso all'interruzione di gravidanza. Inoltre, il ricorso ai metodi più
sicuri e moderni (pillola, IUD) era più diffuso nei paesi dell'Europa
settentrionale, molto meno in quelli meridionali e orientali. L'aspetto più
contraddittorio è che proprio in questi paesi il ricorso all'IVG è più
contrastato (sempre per ragioni culturali) eppure è provato che proprio la
mancanza di contraccezione o il ricorso a mezzi inefficaci è la causa principe
del ricorso all'aborto. Uno studio italiano condotto a Napoli intervistando 576
donne cui era stata praticata l'IVG ha dimostrato che la grande maggioranza,
indipendentemente da altri fattori, o non praticava alcuna forma di
contraccezione (31%) o ricorreva al coito interrotto (37%).
Profilattico sempre negletto
Un'altra differenza che sembra contraddistinguere l'Italia è lo scarso uso del
profilattico, che pure rappresenta, per esempio nello studio Statunitense
riportato all'inizio, uno dei capitoli cui si deve in misura maggiore l'aumento
del ricorso alla contraccezione. E' un fatto poco incoraggiante e non soltanto
sul piano della prevenzione delle gravidanze casuali, ma anche perché è per
ora il mezzo più sicuro per evitare il contagio da malattie sessualmente
trasmissibili. Un altro aspetto nel quale si riscontra una notevole differenza
rispetto ad altre nazioni è l'uso della contraccezione d'emergenza o pillola
del giorno dopo. Messa in commercio soltanto quest'anno non sembra essere stata
oggetto, passato il primo momento, di un'adeguata campagna di informazione. Al
contrario, in Gran Bretagna, Francia e Canada la pillola del giorno dopo è
acquistabile senza ricetta dal 2000, eppure già nel 1997 si pubblicavano studi
italiani sull'impiego di questo mezzo.
Tutto questo per dire che la contraccezione non è un tema così noto e nemmeno
così presente, soprattutto a coloro che ne sarebbero i naturali destinatari: i
giovani innanzitutto e le giovanissime. Dire le giovanissime non è soltanto una
questione di "maschilismo". Il fatto è che a fare le spese di
un'eventuale gravidanza indesiderata è soprattutto la donna, che la porti o
meno a termine; di conseguenza, se è auspicabile che anche gli uomini abbiano
un atteggiamento più responsabile, per il quale chi fa educazione informazione
deve lavorare, è bene che almeno l'altra metà del cielo non abbassi la
guardia.
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