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L'IMPULSO SESSUALE

L’impulso sessuale, così come altri impulsi, è regolato dalla parte del cervello conosciuta col nome di ipotalamo.
L’ipotalamo si comporta come una macchina termostatica in un sistema di riscaldamento centrale: regola l’intensità del desiderio.
Per far questo l’ipotalamo misura la concentrazione di ormoni e di estrogeni nel sangue.
Tali ormoni sono liberati dai testicoli nell’uomo e dalle ovaie nella donna.
Quando la concentrazione raggiunge un certo livello l’ipotalamo fa scattare il particolare comportamento che conduce alla ricerca del sesso.
Se l’esigenza viene soddisfatta il livello di ormoni nel sangue si abbassa e l’impulso sessuale viene interrotto.

Questa spiegazione è però più applicabile agli animali che agli esseri umani.
Rispetto ad altri animali la sostanza corticale dell’uomo, l’area cioè del cervello che ci permette di imparare e ragionare, è infinitamente più sviluppata.
E’ quindi probabile che tale sostanza corticale sia responsabile dell’accensione e dello spegnimento dell’impulso sessuale mediante una diretta influenza sull’ipotalamo.
Ciò spiega perché il comportamento sessuale umano è così vario e flessibile.
Ogni individuo impara ad esprimere la propria sessualità via via che cresce, ed ognuno si sviluppa in un ambiente diverso.

Teoria della libido
Freud fu il primo a riconoscere l’importanza dell’impulso sessuale per il comportamento umano.
Tra il 1900 e il 1910 sviluppò la teoria della libido che si sovrappone all’impulso sessuale.
Sostenne che praticamente tutte le forme di piacere sensuale hanno un’origine sessuale e quindi usò la teoria della libido per spiegare ed illustrare una gamma di condotta umana molto vasta.
Freud vide lo sviluppo dell’impulso sessuale attraverso l’infanzia suddividendo i primi anni di vita in vari stadi, determinati dall’interesse del bambino nelle differenti parti del suo corpo.
Nel primo anno di vita il bambino prova piacere nello stimolo della bocca.
Freud sostenne che il succhiare durante l’infanzia non era soltanto connesso con la nutrizione perché i piccoli passano molto tempo a succhiarsi le dite o i giocattoli e lo chiamò stadio orale.
Dai due anni il bambino comincia ad essere interessato al processo di defecazione e lo chiamò stadio anale.
Tra l’età dei tre e fino ai sei anni l’attenzione del bambino si concentra sui genitali.
Il maschio comincia a masturbarsi e ad avere erezioni e lo chiamò stadio fallico.
Lo stadio fallico è seguito da un periodo di inattività sessuale che dura dall’età di sette agli undici anni e lo chiamò stadio di latenza.
La sessualità matura si sviluppa durante l’adolescenza.

Le teorie della Mead
Molti studiosi hanno contestato Freud per questa sistematica suddivisione.
La famosa antropologa Margaret Mead, nota per i suoi studi sui ruoli maschili e femminili nelle società umane, portò teorie oppositive a quelle di Freud osservando il ruolo sessuale delle donne nelle varie comunità nelle isole del Sud Pacifico.
Osservò, ad esempio, che le donne dell’isola di Samoa erano incoraggiate a far mostra del loro impulso sessuale e non avevano difficoltà alcuna nell’avere un orgasmo.
Invece tra le tribù degli Arapesh, della nuova Guinea, le donne rivelavano in genere una grande passività sessuale ed una generale incapacità a raggiungere l’orgasmo.
La Mead osservò anche che in quelle società dove non ci si aspetta che le donne trovino piacere nel sesso non soffrivano di frustrazioni particolari.
Il che potrebbe sostenere la teoria che l’impulso sessuale è, almeno in parte, una reazione acquisita e che la sua intensità dipende molto dall’educazione e dall’ambiente sociale.
E non, come Freud credeva, soltanto da elementi ereditari.

Sia che si creda alle teorie di Freud o che si sia convinti, come i più moderni psicologi, che l’impulso si applica soltanto alle attività sessuali, si deve in ogni modo accettare che esso esercita una potente influenza sulla vita di tutti gli individui.

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