MANHATTAN NEW-YORK U.S.A.
TRATTO DALL'ARCHIVIO PRIVATO DEI FRATELLI CASARASA
AUTORE : VINCENZO LA GUARDIA GAMBINI
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Il Central nel cuore di Manhattan, occupa una superficie di 340 ettari, il 5% dell’intero territorio dell’isola, ed è considerato il polmone verde di New York. Si estende, per una lunghezza totale di ca. 4 km, in un’area compresa tra la 59th e la 110th Street e tra la Fifth Avenue e la Central Park West Street, un prolungamento della Eight Avenue. L’idea di realizzare un ampio spazio di verde pubblico adeguato alle esigenze di una città in continua crescita come New York venne, nel 1844, a un poeta e direttore di giornale, William Cullen Bryant. Nel 1856 l’amministrazione municipale acquistò per 5 milioni di dollari i terreni su cui il parco avrebbe dovuto sorgere e che costituivano all’epoca la periferia settentrionale della città. Nel 1858 fu finalmente bandito un apposito concorso del quale risultarono vincitori, su 35 partecipanti, Frederick Law Olmsted e Calvert Vaux (un architetto di origine britannica), autori del progetto denominato Greensward Plan (ispirato alla tradizione inglese del paesaggio romantico caratterizzato da prati dalla lieve ondulazione, sentieri sinuosi e laghi dalle rive ombreggiate) sulla cui base si procedette, tra il 1858 e il 1873, alla realizzazione del parco.

 

Prima dell’inizio dei lavori fu però necessario liberare il terreno da sassi e rocce, inoltre per la realizzazione del parco si dovette ricorrere a un’enorme quantità di materiale, oltre che all’acquisto di più di quattro milioni tra alberi e arbusti. Nel progetto originario erano già presenti i ponti (tra cui spiccano il Bow Bridge, che conduce al Ramble, un’area boscosa particolarmente suggestiva nei mesi autunnali, e il Gaspow Bridge, presso il Reservoir) e le quattro strade sotterranee per il traffico che attualmente attraversano il parco da est a ovest. Nel 1912 si procedette all’asfaltatura delle strade carrozzabili e, in seguito, anche dei 50 km di vialetti e sentieri che si snodano all’interno del parco. A lungo trascurato in seguito alla crisi finanziaria che colpì la città di New York, il Central Park venne restaurato a partire dagli anni Ottanta, anche grazie al sostegno economico garantito da organizzazioni private fondate appositamente a questo fine. I lavori di risanamento non si sono limitati al ripristino delle parti architettoniche: sono stati anche piantati nuovi alberi, cespugli e fiori, si è provveduto a riseminare i prati e si è deciso di limitare il numero delle manifestazioni estive per evitare un uso eccessivo degli spazi verdi. Attualmente il parco è sottoposto a vincolo paesaggistico (non vi si può cioè effettuare alcuna modifica) e durante i fine settimana, oltre che in determinate ore dei giorni feriali, viene chiuso al traffico automobilistico per consentire l’uso delle strade interne ai ciclisti, ai pattinatori e alle carrozze trainate da cavalli a disposizione dei visitatori e dei turisti.

Il Central Park offre infatti numerose attrattive. Vi si possono svolgere sport di vario genere (jogging, canottaggio sul lago, ciclismo, skate-board, minigolf, slittino, baseball, football, calcio), anche con l’opportunità di noleggiare le necessarie attrezzature. Per chi non pratica sport la visita del parco è comunque un’esperienza piacevole e interessante; passeggiando tra i viali o sdraiandosi sulle distese erbose di Central Park è possibile, ad esempio, incontrare qualche vip newyorchese intento a fare jogging, inoltre in estate vengono allestiti numerosi concerti e spettacoli teatrali gratuiti. Central Park offre ai visitatori anche una ricca scelta di luoghi in cui pranzare, cenare o fare semplicemente uno spuntino: dai vari bar e ristoranti disseminati nel parco fino ai circa cinquanta chioschi che vendono hot-dog, presenti soprattutto durante la stagione estiva e in particolare nei fine settimana. A differenza della parte meridionale del parco, abituale meta di passeggiate, quella settentrionale (al di sopra della 86th Street) è molto più attraente dal punto di vista paesaggistico, essendo stata conservata nel suo stato naturale, anche se, poiché spesso è del tutto deserta, dovrebbe essere attraversata soltanto in gruppo anche nelle ore diurne; in quelle notturne, tranne che in occasione delle manifestazioni e degli spettacoli (quali i concerti estivi o la corsa di 5 km che si svolge a mezzanotte ogni Capodanno), è consigliabile, per ragioni di sicurezza, evitare di addentrarsi in qualsiasi zona del parco. A parte i tour guidati offerti dagli Urban Park Rangers oltre che da numerose agenzie, un itinerario ideale per visitare Central Park può essere il seguente. Entrando dall’ingresso meridionale (sito sulla 60th Street) si incontra The Pond, uno stagno che è anche riserva per varie specie di uccelli; più a nord si estende il Wollmann Rink, una pista (riaperta nel 1986 grazie a un contributo del finanziere Donald Trump) su cui vengono praticati il pattinaggio sul ghiaccio e a rotelle e che viene occasionalmente utilizzata per concerti di musica rock.

 

A nord-est vi è il piccolo Zoo, di recente ristrutturato e aperto al pubblico, che ospita circa cento specie di animali originari di tre differenti zone climatiche, la polare, la temperata e la tropicale (l’attrazione principale è oggi rappresentata dagli orsi bianchi); a nord-ovest dello Zoo, dopo la statua di Cristoforo Colombo, inizia The Mall, un viale fiancheggiato da 150 olmi e ornato da busti dedicati a famosi poeti e compositori tra cui Beethoven, Burns, Schiller, Scott e Shakespeare. Ancora a ovest dello Zoo è situato The Dairy, un vecchio edificio ricostruito a opera di Olmsted e Vaux, sede di una mostra permanente dedicata alla storia del parco oltre che del centro informazioni per i visitatori. A ovest del Mall si incontra Sheep Meadow, utilizzato come pascolo fino al 1934 e oggi generalmente considerato il prato più bello di tutto il Central Park, frequentato soprattutto da appassionati della tintarella e giocatori di frisbee. Attraversando una scalinata si arriva quindi alla Bethesda Fountain e a The Lake, un bacino presso cui, nella stagione estiva, è possibile affittare delle barche a remi e che viene sovente utilizzato per regate di piccoli natanti ed escursioni in barca a vela. Vicino al laghetto è anche disponibile un posto di noleggio di biciclette. Nei pressi dell’uscita occidentale del parco (sulla West 72nd Street) si può visitare il John Lennon Garden, allestito nel 1985 con piante provenienti da 161 diversi Paesi e dedicato alla memoria del musicista dei Beatles assassinato nel 1980; il giardino è anche chiamato Strawberry Fields, in ricordo della nota canzone della band inglese di cui Lennon era stato leader indiscusso.

A est del Lake si giunge quindi al Conservatory Pond, un laghetto artificiale solcato, in genere la domenica, da modellini radiocomandati di navi; sul lato occidentale si erge la statua dello scrittore Hans Christian Andersen (opera realizzata nel 1956 dallo scultore George Lober) e, più a nord, si può ammirare il gruppo bronzeo Alice in Wonderland (Alice nel paese delle meraviglie), opera dello scultore Jose de Creeft, presso cui il sabato si tengono spettacoli di cantastorie per bambini. Proseguendo verso nord-ovest si arriva al Belvedere Castle e al Belvedere Lake sulle cui rive, in primavera, fioriscono i ciliegi giapponesi. Nelle immediate vicinanze sono situati il Delacorte Theater e lo Shakespeare Garden, dove vengono coltivate le numerose specie di piante citate nelle opere del drammaturgo inglese. Poco più a nord si estende il Great Lawn, una vasta distesa erbosa dove si praticano abitualmente giochi a squadre (baseball, football e calcio) e dove, in estate, vengono allestite le rappresentazioni operistiche del Metropolitan e si tengono i concerti della New York Philarmonic Orchestra (attualmente trasferiti a North Meadow). Presso il Metropolitan Museum of Art, che si affaccia sul parco dalla Fifth Avenue (più o meno all’altezza della East 82nd Street), si erge il Cleopatra’s Needle (L’ago di Cleopatra), un obelisco egizio del 1600 a.C. Il monumento, offerto in dono alla città di New York dal kedivé Ismail Pascià nel 1877 e collocato nel parco nel 1881, è oggi purtroppo rovinato dall’incuria e dagli agenti atmosferici e necessiterebbe di un’opera di restauro. Proseguendo verso nord si raggiunge quindi il Receiving Reservoir, oltre il quale inizia la parte più incontaminata, e dunque più attraente dal punto di vista naturalistico, del Central Park; tra le poche strutture presenti vanno segnalati i Conservatory Gardens, in stile francese, cui si accede dalla East 105th Street.

Nell’estremo settore nordorientale del parco si estende lo Harlem Mere (il Mare di Harlem), un altro specchio d’acqua presso cui è possibile noleggiare delle barche a remi. Di particolare interesse è la variegata fauna che popola Central Park. A parte gli animali ospitati nello Zoo il parco costituisce un habitat importante per molte specie di uccelli migratori e stanziali, mentre il sottobosco è abitato da circa 14.000 roditori, soprattutto conigli, marmotte e scoiattoli. Durante l’inverno, inoltre, attraversando il Graspow Bridge, si possono osservare le varie specie di anatre selvatiche che vivono nello specchio d’acqua del Reservoir.

New York è servita da 3 aeroporti: il Jonh Fitzgerald Kennedy (conosciuto come JFK) situato nel distretto di Queens e il Newark situato a Norddel New Jersey che si occupano dei voli internazionali, il La Guardia situato nel distretto del Queens che gestisce invece i voli interni.
Da qualsiasi aeroporto si arrivi per raggiungere Manhattan è meglio utilizzare l’autobus. I due terminal di Manhattan sono la Grand Central Station situata tra Park Avenue e la 42nd Street, ben posizionata con una metropolitana che serve la parte orientale della città e il Port Authority Bus Terminal, meno comodo per Manhattan è in buona posizione per chi deve raggiungere la parte occidentale della città. Alcuni autobus degli aeroporti fanno tappa anche alla Pennsylvania Station da dove partono treni per altre regioni americane, e al World Trade Center, comodo per le linee della metropolitana dirette a Brooklyn e a Downtown e verso il New Jersey.
Una recente alternativa agli autobus è la Gray Line Air Shuttle, un minibus che si può prendere dai 3 aeroporti e che per pochi dollari in più portano direttamente al proprio albergo purché situato a Midtown. Le navette partono dall’aeroporto tra le 7 e le 23 e dagli alberghi tra le 6 e le 19. Il costo è di 14 dollari a persona per La Guardia, di 16.50 per il JFK e di 18.50 per Newark, ma bisogna informarsi su eventuali sconti.

JFK
Gli autobus partono ogni 30 minuti tra le 6 e le 24 dirigendosi verso la Grand Central Station e il Port Authority Bus Terminal. Tra le 6 e le 18 effettuano soste anche alla Penn Station. Dall’altra direzione partono ogni 20-30 minuti tra le 5 e l’una e dalla Penn Station ogni ora tra le 8 e le 20. I tragitti durano dai 45-60 minuti a seconda del giorno e del traffico. La tariffa è di 13 dollari solo andata, ma ci sono sconti per studenti, bambini, anziani, disabili dalla Grand Central Station e non verso.
Vi sono inoltre delle navette gratuite che partono da tutti i terminal del JFK diretti alla fermata della metro di Howard Beach/JFK della linea n.A. Il costo del biglietto della metro è di 1.50 dollari ma è sconsigliabile prenderla di sera tardi. E’ possibile prendere per lo stesso prezzo l’autobus verde n.Q10 fino all’ultima fermata accanto alla metropolitana di Kew Gardens nel Queens e da lì prendere la linea E o F con un altro biglietto fino a Manhattan.

Newark
Gli autobus partono per Manhattan ogni 20-30 minuti dalle 6 alle 24, con fermate al World Trade Center, alla Grand Central Station e alla Penn Station. Il costo del biglietto è di 7 dollari.
Per gli autobus diretti al Port Authority Terminal la frequenza è di 15-30 minuto 24 ore su 24. Il costo è sempre di 7 dollari, ma acquistando biglietti di andata e ritorno si risparmia qualche dollaro.
L’alternativa più economica è senz’altro la navetta Airlink per la Penn Station di Newark dove ci sono i treni PATH per le stazioni di Manhattan. La tariffa è di 4 dollari per l’autobus e di 1 dollaro per il treno.

La Guardia
Gli autobus partono ogni 20-30 minuti per la Grand Central Station e il Port Authority tra le 7 e le 24. Nella direzione opposta gli autobus passano dalle 5 all’una mentre da Penn Station tra le 8 e le 20. Il tempo di percorrenza è di 30-45 minuti e la tariffa è di 10 dollari sola andata.
L’offerta migliore è l’autobus M60 che porta a Manhattan per 1.50 dollari. Il tempo di percorrenza può variare dai 20 minuti ad un ora nel periodo di punta. Se non si è diretti nell’Upper West Side, si può prendere l’autobus n.Q33 da La Guardia fino a Jackson Heights nel Queens per 1.25 dollari. Da lì per altri 1.50 dollari ci sono le linee della metropolitana n. 7, E, F o R per Manhattan.

 

Il Chrysler Building, sovente confuso dai turisti con un altro imponente grattacielo newyorchese, l’Empire State Building, è ubicato a Midtown Manhattan al n. 425 di Lexington Avenue (tra la East 41st e la East 42nd Street). Nel 1925 Walter Percy Chrysler, che aveva iniziato a lavorare come semplice apprendista in un’officina di costruzioni ferroviarie, divenne presidente dell’omonima fabbrica automobilistica e nel 1928, intenzionato a dedicarsi al mercato immobiliare, decise di riprendere la vecchia idea del costruttore William H. Reinolds di edificare un grattacielo in Lexington Avenue. Non solo, Chrysler voleva soprattutto un grattacielo che diventasse il più alto edificio di New York se non del mondo intero. Il Chrysler Building, progettato in stile art déco dall’architetto William Van Alen, allievo dell’École des Beaux-Arts di Parigi, venne terminato nel 1930 e per un breve lasso di tempo, fino cioè alla costruzione, nel 1931, dell’Empire State Building, poté effettivamente vantare, con i suoi 319 m e con i suoi 77 piani, il primato che il suo ideatore tanto agognava. A oggi resta comunque la più elevata costruzione cittadina soggetta a vincolo monumentale ed è ben visibile da quasi ogni punto della metropoli. Nella sua forma esteriore e nel suo caratteristico aspetto (tre campate centrali con archi d’acciaio e finestre triangolari illuminate durante la notte) il grattacielo Chrysler si richiama, non a caso, alle griglie dei radiatori e alla calandra tipici delle vetture degli anni Trenta ed è in fondo considerato una sorta di celebrazione architettonica della cultura dell’automobile.

         

Così il 30° piano, riservato alle attrezzature tecniche e privo di finestre, è avvolto da un fregio bicolore in mattoni che rappresenta ruote di automobile con coprimozzi in metallo e parafanghi; gli angoli sono invece ornati da immensi tappi di radiatore delle vetture della Chrysler con un disegno ispirato al casco alato del dio Mercurio. Tutte le estremità delle principali rientranze orizzontali sono poi decorate da sculture in lastre di acciaio riflettente, simili a quelle impiegate nell’industria automobilistica, mentre il “collo” del grattacielo è adornato da otto doccioni aventi la forma di teste d’aquila stilizzate. In cima all’edificio si erge la guglia in acciaio (detta Vertex) che consentì al Chrysler di raggiungere i 319 m d’altezza e di conseguire così il suo effimero primato. Il Vertex misura 60 m, pesa ca. 30 t ed è sovente paragonato a un curioso copricapo somigliante a quello di una danzatrice balinese o alla corona di un monarca esotico. Con i suoi coni incastrati l’uno sull’altro si ispira all’espressionismo tedesco, in ciò differenziandosi da tutte le altre sommità di grattacielo costruite nella stessa epoca. Al suo interno venne realizzata una lussuosa suite su due piani riservata a Chrysler, dotata di finestre triangolari da cui si può ammirare uno stupendo e vertiginoso panorama dell’intera città di New York. La guglia ospita anche il Cloud Club, chiuso alcuni anni fa ma un tempo sala di riunione dei più illustri magnati dell’industria statunitense, disegnato in puro stile art déco, con una parete decorata da un dipinto raffigurante Manhattan.

         

Un particolare curioso: la guglia era, per così dire, il jolly a disposizione di Chrysler e Van Halen per conseguire quel primato di altezza che, all’epoca, veniva loro insidiato dalla costruzione della Bank of Manhattan; non a caso la sua progettazione e la sua installazione avvennero in segreto e in tempi brevissimi quando, a lavori pressoché ultimati, gli operai trasportarono al 65° piano dei grandi pannelli in acciaio e, servendosi di alcune gru, montarono (si dice in appena un’ora e mezza) il Vertex sulla cima del grattacielo. Questa vera e propria mossa a sorpresa consentì a Chrysler e a Van Halen di battere Craig Severance, l’architetto della Bank of Manhattan, già socio e in seguito acerrimo avversario dello stesso Van Halen, sicuro che un’altezza di 71 piani avrebbe consentito al n. 40 di Wall Street di aggiudicarsi la vittoria in quella singolare competizione. All’interno dell’edificio è di particolare interesse la hall, naturalmente in stile art déco, con i suoi 18 ascensori rivestiti in legno esotico con porte decorate da intarsi a forma di loto, il suo pavimento in marmo africano, gli affreschi alle pareti e, sul soffitto, le raffigurazioni di aerei e altre innovazioni tecnologiche dei primi decenni del XX secolo. Al 16° piano si possono inoltre ammirare alcune urne classiche rivisitate sempre in stile art déco. È infine piuttosto interessante notare come il Chrysler, a differenza di altri grattacieli newyorchesi, sia privo tanto di una vera e propria piattaforma panoramica (observation deck) quanto di un punto di ristoro ubicato all’ultimo piano, ovvero di quello che gli Americani sono soliti chiamare un top-floor restaurant.

 

L’Empire State Building, uno dei più noti e ammirati simboli della città di New York, è ubicato a Manhattan al n. 350 della Fifth Avenue, nel tratto compreso tra la 33rd e la 34th Street. Il progetto dell’Empire (opera degli architetti Shreve, Lamb e Harmon) venne presentato alla stampa cittadina il 29 agosto del 1929 dall’ex governatore dello Stato di New York Alfred E. Smith. Il principale committente, il vicepresidente della General Motors John Jackob Raskob, era ben deciso a sfidare, anche sul piano urbanistico e architettonico, William Chrysler, presidente dell’omonima, e rivale, casa automobilistica. Edificato sul luogo in cui un tempo sorgeva il primo hotel Waldorf-Astoria, demolito nel 1929, il grattacielo venne completato in soli 18 mesi di lavoro e fu inaugurato il 1° maggio del 1931; a quella data, nonostante una forte campagna pubblicitaria, solo il 46% dello spazio disponibile all’interno della costruzione era già stato affittato, il che valse al grattacielo il nomignolo scherzoso di Empty (vuoto) State Building.

         

L’Empire superava, però, di ca. 60 m il Chrysler Building e si era così al tempo stesso aggiudicato il primato del più alto edificio di New York e del mondo intero. Venne anche battuto il record di velocità nella costruzione (quattro piani alla settimana) e, fatto decisamente inconsueto, la spesa fu inferiore alle previsioni, grazie soprattutto alla sobrietà dello stile architettonico prescelto e alla crisi economica che aveva causato una riduzione dei salari e un netto calo nel costo dei materiali impiegati (soprattutto pietra e granito). La sua costruzione richiese comunque l’impiego di ben 19.000 persone tra operai e altre maestranze, oltre all’utilizzo di 60.000 t d’acciaio, 100 km di tubature per l’acqua, 5.630 km di cavi telefonici e 58 ascensori. Alto ben 381 m, l’Empire è composto da un massiccio zoccolo (comprendente il pianterreno e altri 5 piani), da una torre di 85 piani scandita da rientranze al 25°, 72° e 81° piano, e da un’antenna alta più di 60 m e completamente rivestita in metallo (che eleva l’edificio a ben 449 m dal livello del suolo). Le finestre in acciaio inossidabile consentono al grattacielo di irradiare, sia di giorno sia di notte, un particolare e suggestivo splendore. Non solo, i trenta piani superiori vengono anche illuminati, dalle nove di sera fino a mezzanotte (con l’eccezione dei giorni di foschia o, per evitare inconvenienti, nei periodi di migrazione degli uccelli), da potenti fari dotati di filtri di diverso colore; i colori utilizzati, infatti, variano a seconda delle circostanze: si impiegano, ad esempio, il verde e il rosso durante le festività natalizie, il blu, il bianco e il rosso (i colori della bandiera statunitense) in occasione della festa nazionale del 4 luglio (l’Independence Day), il verde per la festa di San Patrizio e il rosa per il Gay’s Day.

 

La biglietteria, situata sotto il livello stradale (vi si accede dalla 34th Street), ha pareti ornate da suggestivi intarsi in marmo. Nella parte inferiore dell’edificio si può inoltre visitare la Guinness World Record Exhibit Hall, una mostra di diorami e video in cui vengono illustrati i più stravaganti record mai conseguiti. Per salire ai piani superiori si possono quindi utilizzare i ben 72 ascensori di cui il grattacielo dispone. Uno stupendo panorama dell’isola di Manhattan (oltre che, nei giorni di buona visibilità, di altre parti della metropoli e del vicino New Jersey), è visibile dai due famosi observation deck dell’Empire: il primo è l’Observatory dell’86° piano (a 320 m d’altezza, con un ascensore che consente di arrivarvi in meno di un minuto), dotato di una piattaforma esterna sui quattro lati dell’edificio che ha ospitato famosi statisti (da Churchill, a Castro, a Kruscëv) e altri personaggi celebri; il secondo è invece l’osservatorio circolare a vetrate sito al 102° piano. Da notare che, fino a oggi, ben 16 persone si sono uccise gettandosi dalla terrazza dell’86° piano, rendendo necessaria l’installazione di una speciale, ma non sempre efficace, rete antisuicidi.Il pennone metallico (scelto dopo che Raskob aveva scartato la soluzione a tetto piatto proposta dall’architetto Lamb), era in origine destinato all’ormeggio dei dirigibili (il Graf Zeppelin aveva appena effettuato la traversata dell’Atlantico e si progettava l’istituzione di linee regolari) e tutto appariva funzionale allo scopo, dai meccanismi di ancoraggio, ai dispositivi di controllo, ai punti di sbarco dei passeggeri. Vennero così effettuati alcuni tentativi di ormeggio, ma presto si decise di abbandonare il progetto sia a causa del recente disastro occorso all’Hindemburg, sia perché ci si accorse che l’impresa risultava troppo rischiosa, dato che i dirigibili si trovavano a oscillare pericolosamente proprio sopra il centro di Manhattan; rivelatosi del tutto inutile come ormeggio, il pennone venne allora coronato, sull’esempio della Tour Eiffel, da un’antenna per le telecomunicazioni.

 

Il Flatiron Building, situato a Manhattan al n. 175 della Fifth Avenue, all’incrocio con Broadway e la 23rd Street, è un grattacielo di 22 piani che raggiunge l’altezza di 95 metri. L’edificio è stato il primo grattacielo autonomo; fornito di un sistema antincendio, è dotato di una centrale termica per la produzione di energia il cui vapore residuo viene utilizzato per riscaldare gli ambienti interni e per alimentare l’originale meccanismo di funzionamento dell’ascensore. Il Flatiron venne edificato nel 1902, su un progetto di D.H. Burnham, al fine di ospitare la sede della compagnia Fuller Construction (da cui la sua originaria denominazione, Fuller Building). All’epoca della sua costruzione era il più alto edificio di New York e detenne il primato fino al 1909, quando venne superato dalla Metropolitan Life Tower. Il nomignolo successivamente affibbiatogli (in italiano, Palazzo a ferro da stiro) è dovuto al suo particolare aspetto; il corso diagonale della Broadway costrinse infatti l’architetto Burnham a disegnare un edificio dall’insolita e originale forma a triangolo, una caratteristica che ne fece, a inizio secolo, un simbolo di New York oltre che un soggetto particolarmente ricercato dai fotografi e dagli artisti.

               

Il Solomon R. Guggenheim Museum, che fa parte del cosiddetto Museum Mile, è ubicato a Manhattan, nell’Upper East Side, al n. 1071 della Fifth Avenue, tra la East 88th e la East 89th Street. Nel 1937 l’industriale del rame e collezionista Solomon R. Guggenheim, un ebreo di origine svizzera, istituì una fondazione finalizzata ad accogliere la sua collezione privata (la Guggenheim Collection of Non-Objective Paintings). Nel 1943 la baronessa Hilla Rebay von Ehrenwiesen affidò al celebre architetto Frank Lloyd Wright l’incarico di progettare per la Guggenheim Foundation (di cui era direttrice) una sede adeguata in grado di sostituire quella provvisoria in cui la preziosa collezione di arte astratta era ospitata dal 1939. I lavori di costruzione del museo ebbero inizio solo nell’agosto 1957, dopo numerosi diverbi sul progetto insorti tra Wright e il direttore della fondazione James Johnson Sweeney, succeduto nel 1952 alla baronessa Rebay. L’inaugurazione ebbe luogo nell’ottobre del 1959, sei mesi dopo la scomparsa dell’architetto Wright. Ulteriori spazi espositivi (tra cui la Tower Galleries, un edificio a dieci piani eretto dietro la costruzione originaria) furono ottenuti in seguito a lavori di ampliamento e di ristrutturazione diretti dall’architetto Charles Gwathmey e ultimati nel 1993. L’edificio appare esternamente come una spirale rovesciata in cemento bianco a quattro anelli che sale fino a una cupola di vetro a ca. 30 m d’altezza; all’interno la spirale si apre su di un vasto spazio centrale e viene percorsa dal visitatore partendo dall’alto e scendendo per una rampa elicoidale (lunga 432 m e con un’inclinazione del 3%) che si snoda lungo un spazio espositivo composto da oltre 70 nicchie e piccole gallerie in cui sono in mostra le opere d’arte del museo. La costruzione viene illuminata dalla luce naturale proveniente dalla cupola o da altre forme di luce indirette, sistemate lungo la rampa, mentre alcune delle opere esposte sono illuminate individualmente. La costruzione ospita anche un auditorium, una rotonda (dove al venerdì e al sabato, dalle 15.00 alle 20.00, si tengono le sessioni del World Beat Jazz), una caffetteria e un negozio di libri d’arte.

Il patrimonio fisso del museo, illustrato da un ampio catalogo a disposizione dei visitatori, è costituito da opere d’arte provenienti da cinque grandi collezioni private: la Guggenheim Collection, la Tannhauser Collection (offerta dal mercante d’arte tedesco Justin K. Thannhauser), la collezione di dipinti espressionisti tedeschi di Karl Nierendorf, la raccolta di dipinti e di sculture dell’avanguardia storica di Katherine S. Dreier e la collezione di Minimal Art americana degli anni Sessanta e Settanta del conte Giuseppe Panza di Biumo; a esse si devono aggiungere le successive acquisizioni dei direttori e dei funzionari del museo, come le opere di Roy Lichtenstein e di Joseph Beuys.

 

In tutto il Guggenheim possiede 5.000 tra dipinti, sculture e lavori su carta del periodo compreso tra l’Impressionismo e i giorni nostri, un cospicuo patrimonio che può venire esposto solo parzialmente e a periodi alterni. Nel Guggenheim, infatti, si organizzano annualmente almeno cinque o sei mostre straordinarie che, per la loro ampiezza e importanza, tendono a occupare tutto o quasi lo spazio espositivo disponibile. Tra i pezzi più significativi che appartengono al patrimonio del museo vanno ricordate senz’altro la più grande collezione al mondo delle opere di Kandinsky (Quadro chiaro n. 188, 1913; Autunno, 1914; Inverno, 1914; Due lati rossi n. 437, 1928), oltre a opere di Henri Rousseau (Artiglieri, 1895; Una partita a calcio, 1908), di Delaunay (Tour Eiffel e Saint Séverin, 1912), di Braque (Violino e paletta; Pianoforte e liuto, 1910), di Picasso (Suonatore di fisarmonica, 1911; Mandolino e chitarra, 1924), di Léger (Fumatore, 1911; La grande parata, 1954), di Chagall (Parigi attraverso la finestra, 1913; Il violinista verde, 1918), di Marc (Cavalli dormienti, 1913), di Mondrian (Composizione 7, 1913), di Kokoschka (Il cavaliere, 1915), di Feininger (Gelmeroda IV, 1915), di Modigliani (Nudo, 1917; Pullover giallo, 1919), di Klee (Danza, mostro, al suono della mia canzone, 1922; Rivoluzione del viadotto, 1937), di Rauschenberg (Red Painting, 1953), di Pollock (Ocean Greyness, 1953) e di Dubuffet (Porta con alghe, 1957; Nunc Stans, 1965). Del patrimonio del Guggenheim fa parte anche l’ultima opera dell’artista pop Andy Warhol, una serie di stampe con automobili Mercedes. Un’esposizione permanente in un settore del museo al di fuori della rampa centrale è dedicata alla Tannhauser Collection, comprendente 75 opere impressioniste e post-impressioniste tra cui dipinti di Daumier (Il giocatore di scacchi, 1963), Pissarro (Les coteaux de l’Hermitage à Pontoise, 1867), Renoir (Donna con pappagallo, 1872 ca.), Manet (Davanti allo specchio, 1878), Cézanne (Madame Cézanne, 1885-1887 e L’orologiaio, 1895-1900), Van Gogh (Montagne presso Saint-Rémy, 1889), Toulouse-Lautrec (Au Salon, 1893), Picasso (Le moulin de la Gallette, 1900; Due arlecchini, 1905; Tre bagnanti, 1920) e sculture di Degas (Ballerina, 1882-1885), Brancusi (Sorcière, 1916), Archipenko (Medrano, 1915) e Arp (Crescere, 1938). Esposizioni complementari e mostre di opere di nuovi artisti possono essere visitate presso il Guggenheim Museum SoHo, al n. 575 di Broadway all’angolo con la Prince Street. Questa “filiale” del museo di Fifth Avenue, inaugurata nel 1992, ha sede in un ex magazzino della fine dell’800 trasformato dall’architetto Arata Isozaki in un ampio spazio espositivo di ca. 3.000 metri quadrati. Di recente il museo ha subìto alcuni lavori di ristrutturazione (completati nel 1996) che lo hanno trasformato, anche grazie alla sponsorizzazione dell’ENEL italiana e della Deutsche Telekom, in uno spazio destinato all’esposizione di opere e apparecchiature ispirate alla più moderna tecnologia informatica e multimediale (CD-ROM e realtà virtuale).

 

Il Lincoln Center for the Performing Arts, ubicato a Manhattan, nell’Upper West Side, tra Broadway, la Amsterdam e la Columbus Avenue, la West 62nd e la West 66th Street, è il più grande centro culturale di New York dedicato alle arti drammatiche (teatro, opera, danza e concerto) e può ospitare contemporaneamente, nelle sue numerose sale musicali o da recitazione, 15.000 spettatori. Nel Lincoln, in cui lavorano 6.000 persone, si tengono ogni anno 3.000 manifestazioni (tra le più recenti o ancora da realizzare l’International Arts Festival, inaugurato nel giugno 1996, e il Lincoln Center Festival, in programma per il 1998 e il 2000) che richiamano oltre cinque milioni di spettatori (dei quali il 50% provenienti da fuori New York e il 15% dall’estero). Per edificare questo complesso, che deve il suo nome alla Lincoln Square, una piccola piazza ubicata all’incrocio tra Broadway e Columbus Avenue, si dovette procedere alla demolizione di un vecchio quartiere popolare dell’Upper West Side. La costruzione del Lincoln venne iniziata nel 1959, sotto la direzione generale dell’architetto Wallace K. Harrison e il controllo dell’imprenditore e commissario ai lavori pubblici Robert Moses, e proseguì nel corso degli anni Sessanta e Settanta. Finanziamenti pubblici vennero erogati solo per l’acquisto del terreno, mentre la cifra necessaria all’edificazione fu concessa da privati (tra cui il magnate John D. Rockfeller III, presidente del comitato per la realizzazione del complesso).I singoli edifici che compongono il Lincoln, la cui configurazione deriva dal disegno di Michelangelo per la collina del Campidoglio a Roma, furono disegnati da progettisti diversi anche se, grazie al loro aspetto classicistico, riuscirono a fondersi armoniosamente in modo da costituire un insieme architettonico omogeneo. Per il rivestimento delle facciate degli edifici si decise di utilizzare il travertino italiano, giudicato il meno sensibile agli effetti negativi della polvere, dello sporco e dello smog. Una visita al Lincoln Center è consigliabile sia per gustarne la suggestiva architettura sia per usufruire delle sue proposte culturali e per ammirare le opere di noti artisti collocate al suo interno. Il cuore del complesso è la Lincoln Center Plaza, cui si accede, tramite una scalinata, dalla Columbus Avenue; in mezzo alla piazza, pavimentata in travertino, si trova una fontana circolare in marmo scuro realizzata da Philip Johnson; attorno alla piazza sorgono sia gli edifici centrali sia quelli laterali del complesso. A sinistra si eleva il New York State Theater, di fronte al quale, sulla destra della piazza, si trova la Philarmonic Hall (ribattezzata nel 1973 Avery Fisher Hall dal nome del mecenate che finanziò i lavori di ristrutturazione dell’auditorium), il primo edificio del Lincoln a essere realizzato in ordine di tempo. Questa sala da concerto, progettata dall’architetto Max Abranovitz e inaugurata nel 1962 come sede della New York Philarmonic Orchestra, dispone di 2.800 posti e di un organo con 5.500 canne. All’esterno le facciate sono decorate da 44 alte colonne in travertino; l’interno ospita diverse opere d’arte: il gruppo scultoreo in metallo Orfeo e Apollo, di Richard Lippold, nella balconata superiore, un bronzo di Bourdelle (Beethoven), uno di Rodin (Mahler, del 1901) e uno di Mestrovic (Dvorak, del 1963). In fondo alla piazza è situato il principale edificio del Lincoln Center, il Metropolitan Opera House, uno dei più importanti teatri operistici a livello mondiale.

            

Progettato da W.K. Harrison e inaugurato nel 1966 il Met, il cui auditorium (decorato in legni africani) dispone di 3.800 posti, si caratterizza per le sue cinque alte arcate; il vasto foyer è decorato da due grandi pitture murali di Marc Chagall, Les sources de la musique e Le triomphe de la musique, visibili di notte anche dall’esterno, mentre nei vari spazi del teatro si possono ammirare diverse sculture di Maillol (Estate, del 1910; Venere, del 1920; Donna inginocchiata, del 1931), un bronzo di Onorio Ruotolo dedicato a Caruso, un ritratto di Gluck (opera settecentesca di J.S. Duplessis), un busto a Ferrari di Lorenzo Bartolini (1820) e uno a Verdi di Vincenzo Gemito. Sede della Metropolitan Opera, il teatro ospita anche le esibizioni del Kirov Ballet e dell’American Ballet Theater. Sul lato sinistro del Metropolitan Opera House, nel Damrosch Park, si trova il Guggheneim Bandshell, un palcoscenico all’aperto del 1969 (opera degli architetti Eggers e Higgins) in cui, nel corso della stagione estiva, vengono organizzati dei concerti. Sul fianco destro è invece situato uno stretto edificio che ospita la Library and Museum of the Performing Arts, un archivio-museo di storia del teatro, del cinema della danza e della musica progettato nel 1965 dagli architetti Skidmore, Owings e Merill. L’edificio dispone di una biblioteca di consultazione e prestito e di una mediateca filiali della New York Public Library. Il fondo d’archivio comprende registrazioni di inizio secolo del Metropolitan Opera, gli archivi sonori Rodgers e Hammerstein e ca. 100.000 programmi teatrali. Della biblioteca fa parte l’Auditorium Bruno Walter in cui si tengono concerti, conferenze e proiezioni di film. A destra della Library si incontra il Vivian Beaumont Theater (progettato dall’architetto Eero Saarinen e inaugurato nel 1968) che è considerato il più bel teatro di prosa di New York; il Vivian Beaumont, che dispone di 1.140 posti, è rimasto chiuso per ben otto anni ed è stato riaperto solo nel 1986. Nello stesso edificio si trova poi un piccolo teatro sperimentale di ca. 300 posti, il Mitzi E. Newhouse. Di fronte al teatro si apre un vasto cortile interno con una grande vasca quadrata al cui centro si erge il gruppo bronzeo Reclining Figure, opera del 1965 dello scultore Henry Moore. A nord del complesso, oltre la 65th Street, è ubicato un edificio, progettato nel 1968 dall’architetto Pietro Belluschi, che ospita la Julliard School of Music, la più importante scuola newyorchese di musica, danza e recitazione (fondata nel 1904 da Frank Damosch e James Loeb e dedicata al suo mecenate, il filantropo Augustus D. Juillard) comprendente un moderno teatro d’opera, sale per conferenze e aule per esercitazioni, e la Alice Tully Hall (sede della Chamber Music Society del Lincoln), una sala riservata ai concerti solisti e alle esecuzioni di musica da camera il cui foyer è ornato da un bronzo di Bourdelle (Beethoven alla colonna). L’edificio ospita anche il Walter Reade Theater dove, all’inizio della stagione autunnale, si svolge il New York Film Festival organizzato dalla Film Society of Lincoln Center. 

 

Il complesso edilizio che ospita lo United Nations Headquarters (il Quartier Generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite) è ubicato a Manhattan, sull’East River, in un’area di più di 6 ettari compresa tra la East 42nd e la East 48th Street. L’ONU venne costituita a San Francisco nel 1945 per prendere il posto della Società delle Nazioni. Gli organi principali dell’organizzazione sono l’Assemblea Generale (UNGA), in cui siedono i rappresentanti di tutti gli Stati membri, il Consiglio di Sicurezza (UNSC), di cui sono membri permanenti gli USA, la Russia, la Cina Popolare, la Gran Bretagna e la Francia (oltre a dieci altri paesi eletti a rotazione, per un periodo di due anni, dall’Assemblea Generale), il Consiglio Economico e Sociale (ECOSOC), il Consiglio Fiduciario (UNTC), il Tribunale Internazionale (IJC, con sede all’Aja) e la Segreteria Generale (UNSG), presieduta dal Segretario Generale. L’area su cui sorge il Quartier generale dell’ONU gode dello status di extraterritorialità e di conseguenza dispone di un proprio ufficio postale e di proprie forze di polizia. Nel 1952 l’ONU si trasferì dalla sua sede provvisoria di Londra alla sede attuale presso l’East River, su di un’area in precedenza occupata da capannoni per l’industria leggera.

 

Il terreno venne acquistato grazie a un contributo di 8 milioni e mezzo di dollari offerto da John D. Rockfeller jr., mentre i fondi necessari alla costruzione del complesso furono raccolti grazie a un prestito senza interessi concesso dal governo degli Stati Uniti. I lavori di costruzione degli edifici, progettati da un comitato di dieci prestigiosi architetti di vari Paesi tra cui Le Corbusier, Abramovitz, Sven Markelius e Oskar Niemeyer, iniziarono nell’ottobre del 1949 sotto la direzione dell’americano Wallace K. Harrison e si conclusero nel 1952. Lungo la United Nations Plaza, il tratto della First Avenue adiacente al complesso, vennero quindi disposte, in ordine alfabetico, le bandiere di tutti gli Stati membri, quale linea di confine tra il territorio newyorchese e l’enclave internazionale dell’ONU. Al complesso si accede da nord, sulla First Avenue/East 46th Street, attraverso l’Esplanade. Varcando l’ingresso ed entrando nella hall si accede al General Assembly Building, un basso edificio con tetto curvo e cupola centrale adibito alle sessioni dell’UNGA che si tengono nella Assembly Hall, un auditorium ellittico che può contenere 2.000 persone tra delegati e pubblico e che è decorato da affreschi murali di Fernand Léger; nell’atrio centrale sono esposte alcune opere d’arte quali il Pendolo di Foucault (donato nel 1955 dall’Olanda), una teca contenente una roccia lunare (donata dagli USA nel 1971 dopo la missione dell’Apollo 14) e una vetrata di Marc Chagall del 1964.

Sotto l’ampia sala d’ingresso sono ubicate la sede della Posta, dove si possono ottenere emissioni speciali delle Nazioni Unite, e una libreria che dispone di tutte le pubblicazioni ONU. A fianco del General Assembly Building si trova il Conference Building, una bassa costruzione dotata di diverse sale di rappresentanza tra cui le sedi del Consiglio di Sicurezza, del Consiglio Economico e Sociale e del Consiglio Fiduciario. Nella sala delle conferenze è anche collocato un orologio svizzero di dimensioni notevoli il cui quadrante mostra l’ora di ogni parte del mondo. In posizione più arretrata è invece la costruzione-simbolo del complesso, il Secretarial Building, uno stretto grattacielo di 39 piani, alto 154 m, con facciate laterali in marmo del Vermont e un rivestimento esterno ispirato alla soluzione architettonica detta all-glass-walls cui l’edificio deve la popolare denominazione di Palazzo di vetro; è la sede degli uffici amministrativi e dell’ufficio del Segretario Generale (collocato al 38° piano). Di fronte al grattacielo, nella fontana circolare, si può ammirare una scultura astratta in bronzo, la Single Form, realizzata nel 1964 da Barbara Hepworth.

Altre sculture e opere d’arte si trovano nei giardini attorno agli edifici, come la Statue of Peace (una statua equestre del 1954 di Antun Augustincic), una scultura astratta del 1961 di Ezio Martinelli, la Peace Bell (realizzata in Giappone fondendo monete di 60 diverse nazioni), una scultura astratta in alluminio realizzata nel 1983 dalla brasiliana Yolanda d’Augsburg Ulm (Roots and Ties for Peace), una statua in bronzo di E. Vucetic del 1958 e il monumento intitolato Good Defeats Evil, offerto in dono nel 1990 dall’allora Unione Sovietica. All’angolo della United Nations Plaza con la East 42nd Street si trova poi la Dag Hammarskjöld Library, una biblioteca costruita nel 1961 grazie a un contributo della Ford Foundation e che dispone, a uso dei delegati, di oltre 380.000 volumi. Al di fuori del complesso, all’angolo tra la United Nations Plaza e la East 44th Street, si elevano i grattacieli United Nations Plaza One and Two, realizzati tra il 1976 e il 1983 dallo studio di architetti Roche, Dinkeloo & Ass., e l’istituzione interconfessionale denominata Church Center. Sempre nei dintorni della sede dell’ONU è possibile visitare il Ford Foundation Building (tra la East 42nd e la East 43rd Street), l’African-American Institute (all’angolo tra la United Nations Plaza e la East 46th Street), che organizza mostre di arte africana e, nella Dag Hammarskjörd Plaza (un prolungamento della East 47th Street), un’interessante esposizione di sculture.

 

Scavalcando l’East River il Ponte di Brooklyn collega i due distretti newyorchesi di Manhattan e di Brooklyn. Sorretto da due imponenti piloni in granito con doppia arcata neogotica (alti 89 m), che lo tengono sospeso a circa 40 m sul fiume, il ponte ha una lunghezza di 1052 m (senza contare le rampe d’accesso) e una larghezza di circa 26. I quattro cavi d’acciaio galvanizzato con zinco che lo sostengono hanno un diametro di 28 cm e sono composti da ben 5700 fili. Una passerella, cui si accede a est della City Hall in Park Row/Centre Street e che è situata al di sopra del nastro stradale destinato alla circolazione automobilistica, permette di attraversare il ponte a piedi e offre, in particolare nelle ore notturne, una suggestiva veduta di Manhattan e dei suoi grattacieli, oltre che di South Street Seaport e della Upper Bay con, sullo sfondo, l’inconfondibile sagoma della Statua della Libertà. Sotto i due piloni di sostegno in pietra sono inoltre collocati alcuni punti di osservazione da cui è possibile ammirare lo splendido panorama circostante.

Alcuni edifici di notevoli dimensioni si elevano ai due lati di accesso al Brooklyn Bridge: le Southbridge Towers (a sud), le Governor A.E. Smith Houses e le Chatham Green Houses & Towers (a nord). Il Ponte di Brooklyn venne progettato nel 1867, dopo regolare autorizzazione dello Stato di New York, da Johann August Röbling, un ingegnere di origine prussiana che, gravemente ferito nel 1869 in un incidente, morì di tetano prima che iniziassero i lavori di costruzione. L’opera di Röbling venne proseguita dal figlio Washington il quale, colpito da embolia gassosa mentre lavorava sott’acqua alla costruzione dei piloni di sostegno, dovette seguire la prosecuzione dei lavori osservandoli, tramite un telescopio e con l’assistenza della moglie Emilie, dal letto della sua abitazione di Columbia Heights. Il ponte venne finalmente inaugurato nel 1883 con una cerimonia a cui, per disaccordi con la compagnia finanziatrice, Washington si rifiutò di presenziare. I lavori erano durati quattordici anni con l’utilizzo di manodopera non solo locale, visto il cospicuo impiego, nel cantiere, di immigrati di origine italiana, irlandese e tedesca. La costruzione del ponte aveva dovuto fare i conti con ripetuti problemi di bilancio, era costata sedici milioni di dollari e fu completata al prezzo della vita di ben venti operai. Nel giugno dello stesso anno, inoltre, quando il ponte venne aperto al pubblico, si verificò una imprevedibile tragedia: uno sconosciuto urlò, forse per scherzo, che il ponte stava per crollare, provocando, tra la folla presa dal panico, un disordinato fuggi-fuggi che causò la morte di dodici persone. Il Ponte di Brooklyn può comunque vantare, a oggi, tre non indifferenti primati: è il più antico ponte eretto a New York sull’East River (lo seguirono il ponte di Williamsburg nel 1903, quelli di Manhattan e Queensboro nel 1909 e il Triborough Bridge negli anni Trenta), è stato il primo ponte sospeso in acciaio mai costruito e, all’epoca della sua apertura, era considerato il più lungo tra tutti i ponti del mondo.

 

Il Rockefeller Center è un complesso di 19 edifici disposti su pianta ottagonale lungo la Fifth Avenue (tra la 48th e la 51st Street) e la Avenue of the Americas (tra la 47th e la 51st Street). L’iniziativa di costruire questa sorta di città-grattacielo che avrebbe radicalmente trasformato il volto urbano di Midtown Manhattan partì dal petroliere e filantropo John D. Rockfeller jr. Questi aveva in un primo tempo previsto di utilizzare un’area di 10 ettari nel centro di Manhattan per installarvi la Metropolitan Opera e, a tal fine, stipulò, nel dicembre 1929, un contratto d’affitto di 24 anni con l’ente proprietario del terreno, la Columbia University. In seguito alla crisi economica e al crollo della Borsa Rockfeller cambiò avviso e, dopo aver fatto demolire, nel 1931, ben 228 edifici, diede il via alla costruzione di un complesso edilizio e commerciale progettato da un comitato di architetti guidati da Raymond H. Wallace e da K. Harrison; questo consisteva inizialmente di soli 14 edifici ma a partire dal 1954, con la costruzione di cinque altri stabili, subì continui e successivi ampliamenti fino a raggiungere (nel 1973) le dimensioni e l’aspetto attuali. Oltre ai numerosi uffici il Rockfeller Center, che accoglie ogni giorno 175.000 visitatori e in cui lavorano 60.000 persone, comprende 30 ristoranti, dozzine di negozi al pianterreno e nelle gallerie sotterranee, studi televisivi e radiofonici (da uno dei quali viene trasmesso in diretta il popolare Today Show della NBC), sale per esposizioni e un museo che possiede oltre un centinaio tra affreschi, sculture e bassorilievi di una trentina di artisti. Si consiglia di entrare nel complesso dalla Fifth Avenue per la Promenade, detta anche, in riferimento alla Manica, Channel Gardens, in quanto separa gli edifici della Maison Française, a sinistra, dal British Empire Building, a destra.

La Maison Française (n. 610), del 1933, è adornata sopra l’ingresso principale da un pannello in bronzo di Alfred Janniot che raffigura Parigi e New York e, più sopra, da una Marianna in stile art déco con la scritta Liberté, Égalité, Fraternité. Sul lato opposto, al n. 620, si trova il British Empire Building, un edificio del 1932 decorato da un pannello bronzeo di C.P. Jennewein che illustra le nove maggiori industrie del Commonwealth. Sulla destra s’incontrano il Palazzo d’Italia, un edificio del 1935 il cui ingresso è decorato da due rilievi di Giacomo Manzù (L’emigrante italiano e L’Italia) e l’International Building, di 41 piani, decorato da un pannello in vetro (La Gioventù guida l’Industria) e da un rilievo (Il Commercio e l’Industria), entrambe opere di Attilio Piccirilli. Di fronte al palazzo si può ammirare L’atlas, statua in bronzo scolpita nel 1937 da Lee Lawrie. La Promenade, dal canto suo, è un passaggio pedonale ornato al centro da fontane, statue e giardini nel quale, in estate, si organizzano mostre floreali. Dalla Promenade si raggiunge la Lower Plaza (o Sunken Plaza), attorno alla quale sventolano le bandiere dei Paesi membri dell’ONU e in cui si può ammirare il Prometheus, una statua in bronzo dorato del 1934 dello scultore Paul Manship, affiancata da altre due statue dello stesso autore e da una fontana con giochi d’acqua.

D’estate la Lower Plaza, occupata dai tavoli dell’American Festival Café, funge da luogo di ritrovo e d’incontro per i visitatori oltre che per gli impiegati dei negozi e degli uffici del Center, mentre d’inverno vi viene installata una pista di pattinaggio sul ghiaccio di 800 metri quadrati. Durante le festività di fine anno (secondo una tradizione inaugurata dagli operai che edificarono il complesso negli anni Trenta) viene inoltre allestito nella piazza il più grande albero di Natale di New York, un pino del Maine alto oltre 20 metri; all’inizio di dicembre i lumini che ornano l’albero vengono accesi dal sindaco nel corso di una cerimonia comprendente, tra l’altro, canti, spettacoli e uno show di pattinaggio su ghiaccio. Di fronte alla Lower Plaza (nel cui sottosuolo, fino a 26 m di profondità, sono stati ricavati parcheggi, centri commerciali e gallerie per la metropolitana) si apre la Rockfeller Plaza, al cui centro, al n. 30, si erge il General Electric Building, l’edificio che domina l’intero complesso, e dove, in aprile, viene organizzato il Rockfeller Center Flower and Garden Show. Al n. 41 della stessa piazza si può ammirare l’ingresso con vetrata a colori dell’edificio che ospita la East River Savings Bank. Nel sotterraneo del General Electric si snoda una serie di passaggi (The Concourse), con caffè, ristoranti e negozi, che collega i vari edifici del Center. Più a nord, sulla destra, oltre la 50th Street, si incontrano l’Associated Press Building, ornato sopra l’ingresso da un rilievo in acciaio del 1940 di Isamu Noguchi e al cui pianterreno è ubicata la New York Bound Bookshop (libreria specializzata nella storia della città), e la Radio City Music Hall. Al Rockfeller Center appartiene anche il McGraw Hill Building, ubicato al n. 1221 della Avenue of the Americas. È un edificio alto 205 m in cui si trova la New York Experience, una sala dove, grazie a una particolare tecnica basata sull’uso di 45 proiettori e 16 schermi, lo spettatore, seduto su di una poltrona in grado di ruotare completamente su se stessa assecondando la proiezione a 360° di immagini della storia e dell’attualità newyorchesi, può ammirare in tre dimensioni tutti i più diversi aspetti e le varie particolarità della metropoli.

 

La "Statue of Liberty", soprannominata dagli americani "Miss Liberty", si eleva sulle rovine di un’antica fortezza ottocentesca a Liberty Island, un isolotto roccioso, di poco più di 5 ettari situato nella Upper Bay, a circa 4 km a Sud-Ovest di Battery Park. Proclamata nel 1924 monumento nazionale, dal 1937 la Statua della Libertà viene gestita dal National Park Service. L’idea di realizzare un monumento che simboleggiasse la concezione americana della libertà politica venne, nel 1865, al repubblicano francese Edouard de Laboulaye e fu accolta con entusiasmo dallo scultore suo compatriota Frédéric Auguste Bartholdi. I due organizzarono una lotteria per raccogliere i 250.000 dollari necessari alla costruzione del monumento il cui avambraccio e la cui torcia vennero esposti, nel luglio 1876, alla Centennial Exhibition di Filadelfia. L’opera completa rimase quindi a Parigi fino a quando, grazie ai 100.000 dollari raccolti in seguito a una sottoscrizione lanciata da Joseph Pulitzer, l’editore del giornale New York World, vennero completati i lavori di costruzione del basamento sulla Bedloe’ Island e la statua poté finalmente essere trasportata in America.  

Il 28 ottobre 1886, nel porto di New York, si tenne la cerimonia di inaugurazione del monumento alla presenza di Bartholdi e del Presidente americano Grover Cleveland. Il 3 e il 4 luglio 1986, in occasione del centenario della posa della statua e dopo un restauro di tre anni costato più di 70 milioni di dollari (incluse le spese per la sostituzione della vecchia torcia con una nuova fiaccola laminata in oro), venne celebrata una grande festa alla presenza del Presidente americano Reagan e del Presidente francese Mitterand, con fuochi d’artificio e show al laser in puro stile hollywoodiano. La Statua della Libertà poggia su di un massiccio piedistallo con zoccolo dorico sormontato da una loggia neoclassica in cemento armato e granito ideato da Richard M. Hunt; è alta 46 m (93 compreso il basamento) e pesa 225 tonnellate. Consiste in un’armatura in acciaio (realizzata da Gustave Eiffel) rivestita di tavole di rame spesse 2,5 mm e raffigura la dea della libertà nell’atto di calpestare le catene della schiavitù. Il capo è ornato da un diadema a sette raggi (simboleggiante la libertà che si irradia verso i sette continenti e i sette mari), la mano destra è sollevata a innalzare una fiaccola laminata in oro mentre la mano sinistra regge la Dichiarazione d’Indipendenza con la storica data del 4 luglio 1776. All’interno del piedistallo è ubicata la Statue Story Room, un museo che espone documenti e fotografie sulla storia del monumento e sulla vita e l’opera dello scultore Bartholdi. Dal piedistallo, utilizzando gli ascensori o i 335 gradini delle scale, si raggiungono i piedi della statua; servendosi quindi della scala a chiocciola di 168 gradini (non troppo agevole!) che si snoda all’interno del monumento si può salire fino alla testa e qui, dalle finestre della corona, ammirare uno splendido panorama di Manhattan, di Brooklyn e del New Jersey. L’accesso alla torcia è invece proibito per ragioni di sicurezza.

 

Con i suoi 9.000 Km di strade, New York non si presta ad essere attraversata a piedi. Tuttavia la città è costituita da un insieme di distretti che possono essere visitati singolarmente. I taxi sono la forma di trasporto più comoda, ma sono condizionati dal traffico, specialmente durante le ore di punta. Il servizio di bus è affidabile ed economico, ma spesso troppo lento. La metropolitana è veloce, affidabile ed economica, ma le fermate sono spesso scomode. Non ci sono tessere giornaliere o settimanali valide per tutte le forme di trasporto, ma esistono abbonamenti per bus e treni.

Planimetria urbana: I viali di Manhattan (Avenue) hanno una direzione approssimativa nord-sud, le strade (Street) vanno invece da est a ovest, tranne nelle zone meno recenti. La Fifth Avenue costituisce la linea arbitraria di demarcazione tra est e ovest. La maggior parte delle strade sono a senso unico. In generale il traffico scorre verso est sulle strade pari e viceversa. Anche le Avenue tendono ad essere a senso unico. La First, la Third, tutte quelle sopra la 23rd Street, Madison, la Eighth, l'Avenue of the Americas (la 6th Avenue) e la Tenth Avenue vanno verso nord, mentre la Second, Lexington, la Fifth, la Seventh, la Ninth e Broadway sotto la 59th Street hanno direzione sud. La York, Park, L'Eleventh, la Twelfth e Broadway sopra la 60th Street sono a doppio senso.
Sebbene molti isolati a nord di Houston Street siano rettangolari, non hanno dimensioni uniformi: gli isolati con direzione est-ovest sono tre o quattro volte più lunghi degli altri. Se chiedete informazioni a un newyorchese fate attenzione a non confondervi: L'avenue of the Americas, per esempio, è ancora nota come Sixth Avenue e la Seventh Avenue viene spesso chiamata Fashion Avenue.
Per localizzare gli indirizzi delle Avenue è stata escogitata una formula: tralasciate l'ultima cifra del numero, dividete ciò che resta per due, aggiungete o sottraete il numero chiave che vi viene indicato a fianco e otterrete la strada dell'incrocio più vicino. Per esempio: per trovare il numero 826 di Lexington Avenue dovete tralasciare l'ultimo numero (il 6), dividere ciò che rimane per 2 (82 diviso 2 = 41), e aggiungere 22 (il numero chiave). Otterrete che la strada dell'incrocio più vicino è quindi la 63th Street.
Cliccate la lettera "P" sulla vostra tastiera e troverete lo schemino con gli indirizzi delle Avenue e il numero chiave, così una volta stampato vi sarà utile durante un probabile viaggio nella Grande Mela!

Pianificazione: Le strade e i marciapiedi sono particolarmente affollati durante le ore di punta, dalle 8:00 alle 10:00, dalle 11:30 alle 13:30 e dalle 16:30 alle 18:30 dal lunedì al venerdì: è sicuramente meglio affrontare la folla a piedi piuttosto che arrischiarsi a prendere un bus, un taxi o la metropolitana. In altri momenti della giornata e in alcuni periodi di vacanza, il traffico si alleggerisce e dovreste procedere con maggiore celerità. Ci sono ovviamente alcune eccezioni: la Fifth Avenue dovrebbe essere evitata nei giorni delle sfilate (il St Patrick's Day e il giorno del Ringraziamento sono i peggiori). Le manifestazioni ufficiali o quelle che si svolgono regolarmente di fronte alla City Hall causano spesso interruzioni nel traffico. Anche la zona intorno alla Seventh Avenue e a sud della 42nd Street è spesso congestionata dall'intenso traffico di mezzi pesanti che si svolge intorno al Garment District.

 

Ubicata nella parte sud dell’isola di Manhattan, tra l’East River e l’inizio di Broadway, Wall Street, affollatissima durante la settimana lavorativa, ma quasi deserta di sera, nei week-end e nei giorni festivi, è universalmente considerata il centro dell’alta finanza americana e mondiale, oltre che il simbolo della potenza economica statunitense. La strada ha preso il suo nome (wall, muro) da una palizzata fatta erigere nel 1653 dal governatore olandese Peter Stuyvesant per proteggere l’insediamento di Nieuw Amsterdam dagli assalti dei pellerossa; questa precaria recinzione venne in seguito sostituita dagli inglesi con un vero e proprio muro difensivo. Oggi gli edifici che fiancheggiano Wall Street sono sede di numerose banche, istituti finanziari e studi legali. Tra quelli di maggior interesse storico e architettonico vi è, ai nn. 72-74, la sede della Williamsburgh Savings Bank, costruita nel 1926 su progetto di Benjamin W. Morris; in origine sede della Seamens’s Bank for Savings (la Cassa di risparmio dei marinai), ha una facciata in pietra decorata da navi e ancore e, all’interno, un’elegante lobby con porte stuccate e soffitto laminato in oro. Al n. 55 è ubicato l’edificio della First National City Bank (o Citibank); alla parte originaria del 1842 (progettata da Isaiah Rogers con portico in stile ionico a 16 colonne sulla facciata e un ampio salone centrale con cupola all’interno) vennero aggiunti nel 1907, su progetto di McKim, Head e White, i piani superiori, con la sovrapposizione all’originario colonnato ionico di un secondo colonnato in stile corinzio. Oggi l’edificio, che prima della Citibank aveva ospitato la U.S. Custom House, è vuoto ed è chiuso al pubblico dal 1992.

Al n. 48 si trova il Bank of New York Building, costruito nel 1927 su progetto di Benjamin W. Morris III come sede della Bank of New York e, al n. 40, il grattacielo della Bank of Manhattan, oggi sede del Manufacturer’s Hanover Trust; costruito nel 1929 su progetto di H. Craig e Y. Matsui, rimase per pochi giorni l’edificio più alto del mondo prima di venire superato dal Chrysler Building. Al n. 30 si trova la sede della Seamen’s Bank for Savings, costruita nel 1919 dagli architetti York e Sawyer al posto della Second Bank of the United States. Al n. 26, all’angolo con Nassau Street, si trova il Federal Hall National Memorial di fronte al quale, al n. 23, è ubicato il Morgan Guaranty Trust Company Building, un edificio in stile eclettico del 1913, opera degli architetti Trowbridge e Livingston. Ai nn. 14-16 si trova invece il Bankers Trust, grattacielo caratterizzato dall’originale sommità a forma di piramide, mentre al n. 1 vi è la sede della Bank of New York, l’ex Irving Trust Company Building, un edificio in stile art déco realizzato nel 1932 dagli architetti Voorhes, Gmelin e Walker. Di particolare interesse, nei dintorni, sono la banca J.P. Morgan (all’angolo tra Wall Street e Broad Street), il grattacielo della Chase Manhattan Bank (lungo Nassau Street), la Wall Street Tower, un grattacielo per uffici del 1931 tra Beaver ed Exchange Street, e, su Broadway, la Trinity Church. Al n. 8 di Broad Street è inoltre ubicata la sede della New York Stock Exchange, la più importante e la più antica borsa valori degli Stati Uniti. L’edificio, progettato da George B. Post e costruito nel 1903, ha una facciata classica con pronao a sei colonne corinzie e, nel soprastante frontone, un gruppo scultoreo di John Quincy Adam Ward intitolato L’Onestà protegge il lavoro dell’uomo; all’interno, nella Visitors Gallery che dà sulla rotonda delle contrattazioni (Trading floor), si può visitare una piccola mostra, con proiezione di filmati, sulla storia della Borsa.

 

Il World Trade Center, ubicato tra Church, Vesey, West e Liberty Street, venne edificato a partire dal 1966 su di un’area dismessa di 6,5 ettari in riva al fiume Hudson (North River) e fu inaugurato ufficialmente il 4 aprile del 1973. Questo complesso edilizio, che appartiene alla Port Authority of New York and New Jersey, nacque al fine di attirare le compagnie internazionali nel settore meridionale di Manhattan (Downtown), cui all’epoca veniva preferita la parte centrale dell’isola (Midtown). Gli inizi furono difficoltosi e, per evitare un disastro finanziario, lo Stato di New York si vide costretto ad affittare la maggior parte degli stabili. Oggi però il World Trade è un centro d’affari molto attivo in cui hanno sede 500 società internazionali, tra cui organizzazioni commerciali, banche, agenzie assicurative, ditte immobiliari, imprese di spedizioni e istituti scientifici, e dove lavorano ca. 50.000 persone. L’area è inoltre un significativo polo di attrazione turistico, meta quotidiana di oltre 80.000 visitatori.

Questo centro del commercio internazionale, progettato dagli architetti Minoru Yamasaki ed Emory Roth, comprende diversi edifici disposti attorno a una piazza centrale, la Austin J. Tonbin Plaza, ornata da una fontana e da imponenti sculture moderne come il Globe in bronzo del tedesco Fritz Koenig (1968-71), l’Ideogram in acciaio di James Rosati (1967-73) e una statua astratta in granito del giapponese Masayuki Nagare (1967-72). Motivo dominante del complesso sono le Twin Towers (chiamate One WTC e Two WTC), i due grattacieli più alti di New York (420 m, 110 piani, oltre 100 ascensori ciascuno) e, dopo le Sears Towers di Chicago, di tutto il mondo. Eretti nel 1973, si innalzano su di una pianta quadrata il cui lato misura 63 m e poggiano su fondamenta che penetrano per 21 m di profondità nella roccia di lavagna; le facciate (con ca. 43.000 finestre larghe appena 55 cm) sono in fasce d’alluminio e avvolgono uno scheletro composto da spesse colonne d’acciaio.

Per edificare le Twin Towers, che all’altezza dei primi 21 piani si stagliano su speroni goticizzanti di 12 m, furono necessarie quasi 180.000 t d’acciaio e 4.800 km di cavi elettrici. Il 107° piano del Two WTC, raggiungibile in ascensore in soli 58 secondi, ospita una mostra sulla storia del commercio e dispone di un observation deck coperto da cui si può ammirare un suggestivo panorama dell’intera New York. Salendo, sempre in ascensore, al 110° piano si raggiunge il tetto del grattacielo; qui è ubicata la Rooftop Promenade, una piattaforma panoramica all’aperto, non accessibile però nelle giornate di forte vento, da cui si può godere la vista “più alta” di tutta New York. Analoga opportunità offre il ristorante Windows on the World (Finestre sul mondo), sito al 107° piano dell’One WTC. L’atrio di questo grattacielo è inoltre decorato da un rilievo ligneo di Louise Nevelson (Sky Gate, 1977-78). Il piano sotterraneo delle Twin Towers, dotato di una stazione della metropolitana e di una galleria commerciale con 70 negozi, fu bersaglio, nel 1993, di un attentato dinamitardo degli integralisti islamici che provocò sei morti e ingenti danni all’edificio. In memoria delle vittime dell’attentato, rivolto contro gli uffici del governo federale siti nel complesso, venne eretto un monumento nella piazza centrale. Attorno alla piazza sono ubicati anche il Southeast Plaza Building, che ospita al 9° piano la Borsa delle materie prime e l’edificio in cui ha sede la Borsa delle merci, e il Northeast Plaza Building. Sul lato rivolto al fiume le Twin Towers sono affiancate dallo United States Customs Building, edificio di otto piani in cui si trova la sede della dogana. A sud si eleva quindi il Vista International Hotel, costruito nel 1971 su progetto di Skidmore, Owings e Merrill.

Informazioni utili: la statua è raggiungibile da Battery Park dalle 9:00 ogni ora e d'estate più frequentemente (per maggiori informazioni tel. 269-5755) fino alle 17:00/18:00. Il prezzo si aggira intorno ai 6$. Per maggiori informazioni vi consigliamo di telefonare al 363-3200

Numeri Utili

JFK: 718/656-4520

Newark: 908/961-2000

La Guardia: 718/533-3400

MANHATTAN NEW-YORK U.S.A.
TRATTO DALL'ARCHIVIO PRIVATO DEI FRATELLI CASARASA
AUTORE : VINCENZO LA GUARDIA GAMBINI
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