ECSTASY 7 su 10 la usano, PERCHE..!!!!
Ecco i Rischi  a cui va incontro il 70% dei giovani ( Maschi e Femmine ) 
ogni sabato sera in discoteca, un cocktail di ecstasy e alcol

regcri@piazzabrembana.com

L’EXTASI

"E’ uno sballo", "Sono più disinvolto", "E’ più facile abbordare le ragazze ": sono queste le frasi più comuni dietro cui si nascondono migliaia di giovani che fanno uso di extasy.

Infatti dopo le travolgenti mode dei piercing e dei marchi a fuoco, ha ripreso vigore anche la" pastiglia bianca" che, con le sue stragi, sta occupando le prime pagine dei giornali.

Troppo spesso si affronta questo fenomeno superficialmente, fermandosi solo alla lettura di dati statistici o di semplici fatti di cronaca; raramente ci si chiede come mai i ragazzi sono portati ad assumere stupefacenti oppure perché non abbiano rispetto per la propria vita.

Trovare una sola risposta è impossibile e alquanto presuntuoso; a farlo ci stanno pensando da tempo numerosi studiosi, psicologi e sociologi, ma ancora non sono riusciti a venire a capo del problema.

Sarebbe inoltre troppo semplice ed inutile additare un colpevole, qualsiasi esso sia, dimostrando una visione unilaterale e restrittiva del fenomeno.

Crediamo che il primo passo da compiersi stia certamente nella prevenzione intesa come reale informazione sui danni fisici e psicologici a cui portano inevitabilmente le droghe sintetiche .

Solo una piccola porzione di quella pillola, che circola così facilmente in tutti i luoghi frequentati da giovani e in particolare nelle discoteche, può rovinare la vita.

Anche il silenzio che ha circondato fino ad ora il dilagare dell’ extasy ha permesso questo fenomeno di crescere nell’ombra e di prendere corpo in modo subdolo.

Oggi l’extasy e le droghe in generale sono diventati dei veri e propri fenomeni di massa, non più riguardanti una ristretta cerchia di persone, bensì l’intera società.

La solitudine, la perdita di valori, la voglia di provare emozioni sempre più forti, la superficialità, l’inesperienza, la debolezza: chi può dire quali siano tra queste e tante altre le vere cause di questo generale malessere?…

Una cosa è certa: ci deve essere da parte nostra una riscoperta di ciò che veramente siamo e di quello che vogliamo diventare.

Se veramente vogliamo in qualche modo intervenire per risolvere almeno in parte il problema, dobbiamo smetterla di dare la colpa alla società o al mondo esterno, ma rivalutarci come persone e credere in noi stessi, nella nostra famiglia, nei nostri amici ed avere infine la consapevolezza che in questo mosaico ognuno è un tassello, indispensabile perché non compaia un buco nero.

 

               La tribù dello sballo

In quest’ultimo scorcio di ultimo secolo di millennio pare che le innumerevoli opinioni di sociologi, psicologi e intenditori vari sulla generazione di giovani che dovranno presto fare i conti con lo sbarco nel 2000 costituiscano un quadro piuttosto confuso della realtà: cinici ed egoisti secondo alcuni, privi di ideali e delusi dai modelli di vita proposti per altri; difficilmente potremo scoprire da cosa deriva quella sottile sensazione di incompletezza che gli stessi teenager si autoattribuiscono.

Il caso di attualità più recente emerso da questo mondo presenta dei caratteri a dir poco inquietanti: il problema dell’ecstasy, ossia di quel tipo di droghe sintetiche di facile fabbricazione e di larghissimo utilizzo tra i giovani, è esploso con una veemenza tale da conquistare in breve l’attenzione dei mass-media e degli organi governativi. Naturalmente non si tratta, come nella maggior parte dei casi, di un fenomeno strettamente legato al presente, poiché da anni si sa che le pasticche proibite circolano indisturbate nelle discoteche, ma solo quando i giornali e le televisioni hanno finalmente deciso di fare da cassa di risonanza a casi devastanti come la morte di un ragazzo o le lesioni subite in seguito al consumo di stupefacenti l’opinione pubblica ha deciso di interessarsi seriamente a questo tema. Ciò che è emerso, quindi non può considerarsi il frutto di una sconcertante scoperta, bensì il risultato di anni di sottovalutazione.

Le chiamano “le droghe più belle del mondo” perché senza bisogno di buchi e siringhe provocano velocemente a chi le ingoia una sensazione di bontà e generosità superiorità rispetto al mondo circostante, di estasi appunto. Chi ha una certa dimestichezza parla indifferentemente di alcune formule chimiche complicatissime che verrebbe naturale chiedersi come possa un ragazzo di vent’anni conoscere con tale scioltezza. Per lo più si tratta di sostanze dagli effetti eccitanti (come quelli causati dall’adrenalina e dalle anfetamine) diversamente mescolate per dare vita a pasticche che all’occorrenza regalano notti di pace e serenità, frenesia sulla pista oppure intraprendenza sessuale. Il tutto naturalmente mescolato alla normale dose di alcool e watt musicali.

Nella maggior parte delle discoteche reperire le cosiddette “cale”, oltre ad altri tipi di droghe leggere, è ormai una bazzecola, tanto più che l’enorme mercato internazionale di stupefacenti a cui fa capo l’Olanda come vero e proprio Paese chiave dello smercio si preoccupa di far arrivare partite di pasticche di tutti i tipi, con colori e marchi diversi.

Come al solito però, nonostante i pochi coraggiosi che confessano di farne uso affermino che è una droga portentosa e sicura, i rischi esistono eccome. Ne sono testimoni i ragazzi morti per aver ingoiato cale impure, oppure quel numero infinito di vittime che ogni settimana trovano spazio nei telegiornale all’immancabile pagina delle stragi stradali del sabato sera e non dimentichiamo tutti i consumatori che si sono trovati in preda a collassi o coma etilici o che ancora hanno subito danni irreparabili al sistema nervoso. Con l’ecstay infatti si mette in pericolo non solo la salute del proprio corpo ma anche l’equilibrio mentale in un’età ancora priva di certezze.

Attualmente è stato varato un piano di emergenza a livello governativo che intende colpire piuttosto radicalmente il mercato delle pillole tossiche prevedendo oltre ad un’importante campagna pubblicitaria una serie di disposizioni come l’inasprimento dei controlli fuori e dentro le discoteche e la messa al bando di una lista articolata ed aggiornata degli stupefacenti giunti in commercio volta per volta.

Siamo il primo Paese a vedersi costretto a controllare così severamente la libertà dei giovani e questo purtroppo significa anche che la nostra espressione di vita non riesce a tenersi lontana dalla pericolosa seduzione delle mode peggiori in circolazione. Se a volte potessimo elevarci su un piedistallo che permettesse di osservarci l’un l’altro, svincolati da ogni pregiudizio della routine, finiremmo per riconoscerci in un largo gruppo di persone che condividono gli stessi interessi solo fino al giovedì, mentre dal venerdì alla domenica si trasformano in un branco di zombie lanciati nella disperata ricerca di un divertimento “eccessivo” e sciocco: una sbronza amplificata da aiuti artificiali. Essere fuori di testa oggi viene considerato molto “trendy” e gli ubriachi e gli impasticcati non sono più solo persone con problemi profondi e specifici, ma ragazzi normali o, meglio, angosciati di farsi sentire in qualche modo all’interno della tribù dello sballo.

 

 

Quello che noi facciamo, come opera il nostro encefalo: la psiche, i desideri, il pensiero, il ragionamento, il mondo dei concetti, non sono altro che l’attività dei neuroni; cioè la differenziazione qualitativa della funzione neuronale, che obbedisce alle leggi della biofisica.

Dalla qualità della comunicazione che viene elaborata, dalla quantità dei neuroni presenti e dalle speciali interazioni che essi intrattengono, nasce poi la qualità dell’opera del neurone, cioè ad es. il neurone che sovrintende al movimento del dito, non è diverso dal neurone che sovrintende alla memorizzazione di un brano musicale.

Alcuni recettori, fatti da determinate sostanze chimiche che scaricano sempre nella stessa maniera i vari stimoli che arrivano ai neuroni, (per stimoli intendiamo tutto ciò che interagisce col nostro organismo) interagiscono con determinate sostanze tra cui il PCP o la feinciclidina, utilizzata un tempo come anestetico, dando effetti allucinogeni, perché l’interazione di tale sostanza induce una slatetizzazione, un’eccitazione dell’apertura dei circuiti, cioè un’attivazione ad es. della motivazione.

Un soggetto che fa abuso di sostanze come l’extasi, LSD o acido lisergico, mescalina, a deliri di onnipotenza, si sente caricato e motivato nei confronti dell’ambiente esterno, perché saltano questi circuiti della facoltà di critica, per cui il singolo soggetto, attivando con l’assunzione un circuito di autoeccitazione, libera tutto ciò che normalmente sta’ sotto il dominio dei fattori inibitori della mente, ad esempio un uomo che, in un raptus di follia, uccide la moglie, ha sicuramente avuto in passato delle fantasie di omicidio, ma dall’ideazione all’attuazione, vi è il recettore del N Metil di Aspartato (NMDA) con cui interagiscono alcune classi di amminoacidi eccitatori, come il glutammato e l’aspartato, creando delle modificazioni ioniche, cioè di breve durata, che chiudendo questo circuito, permettono la facoltà di critica.

Quando alteriamo questo controllore del recettore, non solo si crea un aumento della motivazione, ma si fa precipitare l’impulso o spike, da questo circuito di inibizione verso due aree del nostro cervello, dette dell’attuazione dei sintomi psicotici.

Nella schizofrenia, cioè nella dissociazione psichica: anaffettività, ambivalenza emotiva, c’è sicuramente un’alterazione del recettore NMDA, che fa aprire il cancello che chiude l’attuazione della precipitazione dei sintomi psicotici.

Il "dexmetorfano", psicofarmaco fuori commercio, interagiva col NMDA, ponendolo fuori uso, alterando così i circuiti della critica, con sviluppo dei sintomi psicotici, con conseguenze future. Ad esempio abnorme aggressione autologa, su se stesso, cioè di autolesionismo, o eterologa, cioè aumento dell’aggressività immotivata su gli altri. Nella psicosi puerperale o puerpera, la madre avverte dentro di se la propria sofferenza dovuta al prodotto del concepimento, cioè il bambino, per cui sente il bisogno di ucciderlo, appunto perché si é verificata un’alterazione dei circuiti della critica.

Tutto questo avviene perché il nostro organismo é composto di sostanze chimiche, le quali non sono fisse nelle loro proporzioni, ma ovviamente sono una variabile biologica, quindi vanno incontro a degli innalzamenti della concentrazione e a degli abbassamenti.

Quando avvengono degli innalzamenti vi è un ipertono di attività come l’ansia, o mentre quando vi é un’iperattività si parla di mania; mentre quando ci sono degli abbassamenti dei livelli di queste sostanze chimiche parliamo di un ipotono dell’attività ad esempio, ma non solo, nell’umore si ha la depressione, mentre quando queste sostanze diventano deficitarie nella loro funzione, il soggetto cade nella depressione più profonda, da ciò si evince che con una modificazione fisiologica si ha anche una conseguente modificazione comportamentale, perché tutto ciò che avviene biofisiologicamente si rispecchia nel nostro carattere.

Nel condizionamento del nostro carattere il ricordo del dolore è importante perché induce una modificazione comportamentale, dedita alla salvaguardia del nostro organismo, se un bambino si brucia non si avvicinerà più al fuoco e così via. Il ricordo del dolore, della specificità del dolore, è una sensazione molto radicata nell’uomo, infatti determinati soggetti arrivano ad un resoconto particolareggiato della sensazione algica specifica, diferenziata dalla sensazione algica non specifica in sui si parla di un dolore protopatico, diffuso, come la dismenorrea.

Nella regione che sovrintende alle funzioni mnemoniche, cioè l’ippocampo, si è visto che tali meccanismi per la mediazione della proteina G, e per l’intervento di una cascata di variazioni biochimiche nella cellula: calcio, inostoltrifosfato, ecc. determinano, delle modificazioni passanti: dall’attivazione del recettore metabotropico, cioè del recettore che crea delle modificazioni fisiologiche, e quindi dei comportamentali, di lunga durata, all’attivazione dei processi di fosforiazione ossidativa del recettore stesso.

Questo paragone viene fatto perché il meccanismo del nostro sistema nervoso nell’integrazione degli eventi quali essi siamo è sempre lo stesso, osservando l’importanza dei primi ricordi nella vita comportamentale dell’individuo, infatti l’intervento di alcuni dispositivi interneuronali permette l’integrazione, anche a livello di midollo spinale, cioè della capacità decisionale.

Permettendo sempre di trovasi in situazioni in cui si possono integrare opportunamente le informazioni che arrivano dalla periferia, cioè gli avvenimenti, ed avere potere decisionale, cioè esercitare un filtro selettivo sugli avvenimenti stessi, potendo decidere o meno se passare ad un’azione.

Esistono invece degli stati psichici in cui viene bypassata la possibilità integrativa e nel soggetto si hanno quelli che sono stati definiti effetti a cortocircuito, in cui viene messa fuori uso la possibilità integrativa, con delle conseguenti reazioni abnormi in relazione agli accanimenti esterni, in questo caso non parliamo di psicosi, cioè pazzia, ma di persone "normali."

Esempio: ad un soggetto viene data una pacca sulla spalla come gesto di amicizia, questi che invece sta pensando a qualche brutta situazione accadutagli di recente, risponde in maniera violenta, causando spesso di sgradevoli incidenti. Cioè vengono alterati degli stati psichici, delle possibilità integrative, per cui il soggetto non può dire si o no, ma si comporta in modo diretto o addirittura impulsivo alle risposte sovvenutegli, come cattivi gesti. Questo è un cortocircuito che avviene in tutti i sistemi nervosi e compreso il nostro, e derivante dal fatto che l’integrazione, cioè l’attività decisionale, viene messa fuori uso.

Il talamo è la porzione di relè, più importante di tutte le afferenze che arrivano alla corteccia, fa parte dei diencircuiti, cioè dei circuiti che si trovano sotto la corteccia e sopra il tronco dell’encefalo, tra cui vi è anche il circuito limbico, lobo limbico, giudicato essere la sede degli istinti e delle emozioni, dei vissuti interiori, e parte indispensabile in questi sistemi integrativi; di conseguenza se un’informazione circola nel talamo, sarà naturalmente e imprescindibilmente di tono affettivo.

 

L’extasi fa male al cervello

L’extasi, la droga più diffusa nelle discoteche, è in grado di provocare gravi danni al cervello delle scimmie; le aree più colpite sono quelle responsabili della memoria e della capacità di apprendere. Gli effetti tossici dell’extasi sono durevoli; il cervello non riesce a riparare completamente i danni subiti nemmeno dopo 7 anni. Essi si manifestano anche dopo una sola settimana di somministrazione della sostanza. Sono colpite le cellule che secernono serotonina, un importante sostanza chimica che i neuroni del cervello usano per comunicare tra loro. Precedenti ricerche sull’uomo hanno dimostrato che chi assume extasi ha difficoltà a ricordare: per questo motivo gli autori di questo studio sono convinti che i danni cerebrali provocati dalla droga sul cervello umano possano essere simili a quelli osservati nelle scimmie.

The Journal of Neuroscience June 15, 1999

 

E’ chiaro però che non tutte le informazioni che arrivano ai nostri recettori sono coscienti, perché solo se dal talamo arrivano alla neocorteccia, sono nel pieno reame della coscienza.

Il mondo degli istinti, il mondo delle emozioni, non può prescindere dalle aree deputale alla memorizzazione di tutte le esperienze pregresse, con un certo tipo di reazione stereotipata per ogni emozione.

La reazione è sempre la stessa, perché è uguale:

1) il corredo delle informazioni,

2) la via che li fa pervenire ai nostri circuiti istintivo-emotivi,

che se ne abbia coscienza o meno; cioè alle informazioni che vengono correlate, viene definito, l’assenso o il dissenso, nell’acquisizione di quella data esperienza, in riferimento alla memoria.

Nella nostra vita di ogni giorno, veniamo a contatto con milioni di informazioni, ma quelle che effettivamente manteniamo ben salde in memoria, solo perché assumono una rilevanza dal punto di vista psichico, sono veramente poche. Rilevanza giudicata da alcuni circuiti dell’ippocampo che decidono se è il caso o meno che l’esperienza venga immagazzinata. Tutto ciò è possibile solo se il lobo limbico è in comunicazione con il lobo dei cinque sensi, cioè solo se riceve informazioni da tutto il corredo sensoriale del soggetto.

 

Il lobo limbico è quella porzione mediale dell’encefalo corrispondente all’area grigia, cioè a quel complesso neuronale che sta’ sotto il corpo calloso, struttura che collega il fascio di fibra commensurali, permettendo il passaggio di informazioni tra l’emisfero di destra e quello di sinistra. Sotto vi è un fascio di sostanza grigia, che costituisce una serie di strutture che fanno capo principalmente all’ippocampo, all’uncus ed al subiculum.

E’ il lobo, che si occupa delle emozioni, degli istinti, cioè il lobo non cosciente. Nel secolo scorso si era ipotizzato la presenza di un organo cerebrale collocato nella regione temporo-parietale destra responsabile dell’inclinazione ad uccidere. Oggi per ricondurre le azioni violente ed automatiche, ad un punto di vista biologico, c’é chi parla di sindrome del serial killer identificandola come il discontrollo periodico o la psicosi limbica.

Al sistema limbico fa parte l’amigdala, una ghiandola impari e mediana, le cui funzioni fondamentali fanno capo a tre pulsioni principali: quella dell’alimentazione, quella sessuale e quella della paura e dall’aggressività, quest’ultime da un punto di vista fisiologico vengono considerate più o meno uguali.

La paura e l’aggressività hanno le stesse reazioni, se uno ha paura aumenta l’attenzione, l’ansia, la frequenza cardiaca ecc. per un consenguente comportamento postpaura, cioè di fuga, movimento, attivazione motoria.

Se un soggetto deve aggredire sta attento perché deve guardare il nemico, quindi aumento della frequenza cardiaca, della pressione arteriosa, del tono muscolare e poi da luogo ad un’azione. Quindi da un punto di vista neurofisiologico la paura che da luogo ad un comportamento di fuga, ed l’aggressività che da luogo ad un comportamento di lotta sono esattamente la stessa cosa, non c’è alcuna distinzione nei due comportamenti, perché l’ipotalamo che è l’effettore del sistema nervoso vegetativo e l’amigdala entrano a pieno titolo nei circuiti limbici, cioè emozionali.

L’amigdala media le reazioni emotive negative del soggetto, come l’antipatia, una sensazione non spiegabile, perché non è nel reame della coscienza, cioè non è criticata.

Queste aree emozionali, che come accezione globale, fino a non poco tempo fa, si ritenevano non avere nulla a che fare con le aree motorie, per un’intensa attivazione dall’amigdala, si é visto che inviano le proprie reazioni ai nuclei della base, che sono fondamentalmente, ma non esclusivamente, delle strutture di servo assistenza motoria, cioè un circuito di interfaccia tra la motivazione e l’azione, bloccando materialmente la progressione di un comando motorio: la corteccia celebrale comanda l’azione: fuggi, e i nuclei della base la bloccano, in seguito a questa situazione amigdalaidea, si é visto nell’animale, che si blocca qualunque possibilità di fuga.

Questo fenomeno è stato attribuito anche ad una porzione della sostanza reticolare del tronco dell’encefalo, che è la reticolare inibente, cioè c’è una porzione della reticolare: una complessa struttura a rete del tronco dell’encefalo, che attiva sia l’ambito ascendente, la corteccia celebrale, sia il neurostriato, ed una porzione con funzione inibitoria che blocca addirittura il movimento, e la progressione dell’ordine motorio verso il motoneurone spinale.

Tutto questo é quello che accade ad un soggetto quando si dice: terrorizzato dalla paura, paragonabile ad alcuni casi di rapina o di violenza sessuale, in cui il soggetto, spesso di sesso femminile, é così terrorizzato da non riuscire a muoversi e addirittura in certi casi, a non ricordare nulla di ciò che é accaduto. Questo circuito abbastanza semplice é stato scoperto solo una trentina di anni fa, riuscendo a spiegare consì il comportamento post-paura che normalmente é di fuga.

 

Vi é poi un sistema attivatorio ascendente che determina un "allarme", cioè una prontezza all’azione, quello che gli inglesi chiamano: "ready to go", cioè pronto ad andare, o a fare qualcosa, indipendentemente da cosa si debba fare, definito come la base dell’ansia, in cui il soggetto ansioso, non è così perché si sta preparando ad un’azione, come nel caso "Masi", in cui il soggetto non era affatto ansioso, quando con l’aiuto di alcuni amici, uccise i genitori nella cantina di casa. Questo é avvenuto perché Masi aveva programmato tutto, senza la possibilità che vi fosse qualcosa che turbasse il suo disegno criminoso, mentre gli altri soggetti, che emotivamente erano molto coinvolti nell’azione, commisero errori; l’indomani facendo finata di aver scoperto i cadaveri, ha fatto la denuncia alla polizia. Tutto ciò é dimostrabile dal fatto che in galera, comparve davanti alle telecamere tutto ordinato, proprio perché questo è il comportamento del caratteropatico, del sociopatico, freddo e calcolatore, non certo ansioso, auesto perché: dalle diverse perizie fatte su Masi, prima si pensò ad altre patologia ed poi ci si rese conto della sua caratteropatia.

Questo è semplicemente un flash di psicopatologia della vita quotidiana, cosa che fino a pochi decenni orsono negli USA veniva curata con la lobotomia, cioè con la distruzione chirurgica di tutti e due i poli orbitali dell’encefalo, interrompendo le connessioni tra il lobo prefrontale, quello orbitale e l’area posteriore, cioè tra i vari sistemi e il limbico (il lobo delle emozioni), per cui si abbassava l’impulsività del soggetto, l’aspetto volitivo, e si riducevano le azioni, soprattutto l’aggressività, poiché nel secolo scorso si era ipotizzato la presenza di un organo cerebrale collocato nella regione temporo-parietale destra, responsabile dell’inclinazione ad uccidere.

Oggi per ricondurre le azioni violente ed automatiche, ad un punto di vista biologico, c’é chi parla di sindrome del serial killer identificandola come il discontrollo periodico o la psicosi limbica, dimenticando che il comportamento, e quindi il carattere, sono il frutto di tre fattori fondamentali: i meccanismi cerebrali, la personalità e l’ambiente in cui vive.

 

Dichiarazione spontanea Imputato

L'imputato <omissis> spontaneamente dichiara:
"Mi trovo a sostenere un processo per la prima volta in vita mia, un processo per un reato molto grave, un reato che prevede pene reclusive da uno a sei anni, un reato: l'istigazione al proselitismo ed uso di sostanze stupefacenti, Art. 82 del T.U., voluto da Rosa Russo Jervolino e da Bettino Craxi. Questa norma ha due diversi filoni interpretativi. Un filone dice che per arrivare alla punizione, la condotta deve avere una concreta idoneità a provocare l'effettiva utilizzazione delle sostanze. Un'altra interpretazione dice che questa norma vuole colpire anche tutti coloro che, pur non svolgendo attività di traffico, diffondono la cultura dell'uso della droga. Vorrei prima analizzare la concreta capacità di questo nostro manifesto a provocare l'uso di sostanze in qualche persona che lo leggesse. Il volantino si intitolava - Piantatela -, è già stato detto. Sotto questo titolo ed attorno all'immagine di questa foglia, una foglia a sette punte che il maresciallo ha definito di marijuana, ma avrebbe potuto essere qualsiasi altra foglia a sette punte, quindi la marijuana è una determinata e specifica erba, quella poteva essere tanto canapa italiana, quanto - Chena -, qualsiasi erba con una foglia a sette punte, mi chiedo come i carabinieri (voi avete visto il volantino), possano identificare univocamente in quella foglia una foglia di marijuana. Comunque il testo di questo volantino dice… perché si è tanto parlato di questo volantino ma non… Il testo di questo volantino parla solo ed esclusivamente delle perquisizioni fatte all'interno delle scuole e parla solo ed esclusivamente della campagna stampa fatta attorno alle perquisizioni delle scuole, attorno ai consumatori di droghe leggere. Leggendo il volantino è chiaro a tutti, e penso che voi l'avrete letto e vi sarete accorti che questo - Piantatela - è esplicitamente riferito alle perquisizioni, alla spettacolarizzazione di queste perquisizioni, alla criminalizzazione. Mentre invece la sentenza che ha condannato altri sette imputati dice che nel corso dell'interrogatorio reso in udienza preliminare, abbiamo cercato di minimizzare la nostra responsabilità, dicendo che il volantino con l'espressione - Piantatela - era diretto a condannare gli interventi operanti della Questura presso alcuni istituti scolastici cittadini - L'argomentazione non appare convincente -.
Non c'è da convincere nessuno! Basta leggere quel volantino lì ed è evidente a tutti che - Piantatela - si riferisce alle perquisizioni. Cioè non c'è nessunissimo riferimento ad un'attività di coltivazione di qualsivoglia erba! Mi chiedo come si faccia in una sentenza a dire che questa argomentazione non è sufficiente! Quindi, quando noi asserivamo che - Piantatela - si riferiva alle perquisizioni, alla criminalizzazione, non dovevamo convincere nessuno, ma semplicemente stavamo spiegando il senso di quel volantino, senso che poteva capire chiunque. Quindi gli unici elementi che possono avere un carattere istigatorio, nel nostro volantino, sono una parola - Piantatela - e un'immagine di una foglia non meglio definita, a sette punte. Inoltre, e si fa menzione nella condanna, su un tavolino, ma era un tavolino di disbrigo, dove tenevamo appoggiati i volantini da raccogliere, perché avendo distribuito diverse centinaia di volantini non potevamo girare con centinaia di volantini a testa, e quindi i volantini andavano appoggiati da qualche parte, avevamo un tavolino con su la pila di volantini da raccogliere e questo vaso di semi. Quindi gli unici elementi che possono essere considerati istigatori sono questi, ma sono sicuramente molto pochi, molto esigui. Questi tre elementi: un disegno, una parola e un vaso, su un tavolino di disbrigo, hanno la capacità di forzare il processo volitivo di qualcuno e portarlo a iniziare una carriera di tossicodipendente. A me questa cosa sembra totalmente impossibile. Quindi l'interpretazione della norma per cui si tratta di valutare l'efficacia di questo messaggio, direi che possa essere tranquillamente scartata. L'altro caso invece, quello relativo alla diffusione della cultura della droga, che è stata utilizzata dal G.I.P. per condannare, è piuttosto pericoloso. Infatti la norma non definisce in nessun modo cosa sia la cultura della droga. Cos'è la cultura della droga? Qualsiasi P.M., qualsiasi Giudice a questo punto dovrà decidere cos'è questa - cultura della droga - e il motto: "La legge è uguale per tutti", che ci vediamo qua davanti, andrebbe letto come: "La legge è uguale per tutti quelli che vengono giudicati dallo stesso collegio". La norma è indeterminata, talmente indeterminata che può essere tranquillamente paragonata al reato di plagio, reato di plagio che fortunatamente la Corte di Cassazione ha annullato nell'81, proprio per la sua indeterminatezza e l'interpretazione relativa alla cultura della droga rende questa norma talmente indeterminata da essere totalmente uguale a questa. Quest'interpretazione, secondo me, e qua sto parlando personalmente, può servire solo ed esclusivamente a colpire opinioni politiche che potremmo, eufemisticamente definire, non in sintonia con l'attuale quadro normativo in materia di stupefacenti. L'interpretazione della diffusione della cultura della droga serve solo a colpire chi non la pensa come la maggioranza, chi vuole esprimere una sua posizione di differenza. Addirittura nel nostro caso siamo stati attaccati perché siamo noi, parole d'ordine simili vengono usate da anni! La parola d'ordine "Piantatela" è una parola d'ordine del Movimento Antiproibizionista, che gira da anni. Non c'è mai stato in Italia un processo per la parola "Piantatela". Ci sono manifesti di centri sociali che da anni girano in tutta Italia con scritto "Piantatela" e questo "Piantatela" è chiaro a tutti che si riferisce al proibizionismo, si riferisce alla repressione. E non c'è mai stato un processo! Questo è il primo processo per istigazione al proselitismo ed uso di sostanze stupefacenti, applicando questa norma. Inoltre nel nostro caso mi sembra siano state utilizzate anche delle interpretazioni parziali, maliziose e in qualche modo anche diffamatorie del nostro messaggio; perché non è possibile di un volantino prendere il titolo ed una figura. Non si può tirare fuori del contesto delle singole parti che possono permettere di incriminare qualcuno. Applicando lo stesso metro di misura utilizzato per noi, avremmo in giro talmente tanti processi per istigazione al proselitismo di sostanze stupefacenti che vi vedreste costretti a rinviarne al 2020. Ho del materiale…, adesso voglio essere più breve: uscì un inserto con "Il Manifesto", un quotidiano che tira decine di migliaia di copie, che in copertina aveva un bassorilievo con uno stregone che fumava una lunga pipa con scritto - Mettete dell'erba nei vostri cannoni -. Allora.. mi pare che basti molta meno malizia per interpretare questo ed interpretarlo tutto, perché non c'era nessun altro elemento sulla copertina se non il disegno e lo slogan. Questo poteva essere più chiaramente istigatorio di prendere una parola e una figura. Invece non è successo niente: Luigi Sulo, direttore de "Il Manifesto", non ha avuto nessun problema. Su questo stesso inserto, tutto ed esclusivamente trenta o quaranta pagine antiproibizioniste, c'erano degli articoli del tipo - Canne al vento - (scritto da Luigi Manconi), - La sostenibile leggerezza dell'erba - (scritto da Arnao). Niente! Un completo fascicolo Antiproibizionista, con frasi molto più spinte delle nostre, non ha dato luogo a nessun dibattimento, a niente. -Re Nudo- del gennaio '97 presenta un'immagine in copertina di una foglia di canapa con le dita chiuse che sembra fare il segno della vittoria, il messaggio potrebbe essere interpretato: "Chi fuma canapa è un vincente?" Niente! Anche qui sempre no. Il Ministro degli Affari Sociali ha fatto una campagna sulle tossicodipendenze con lo slogan: - Fatti furbo, non farti male -, ma voi saprete benissimo che il verbo "farsi" significa anche usare delle droghe. Quindi - Fatti furbo, non farti male - può significare: "Assumi delle sostanze ed assumile bene". Niente! Anche qua nessun problema. Sempre su questa campagna stampa c'erano delle frasi del tipo:. - Cala le dosi -, che può sembrare un invito a diminuire l'assunzione, diminuire, ma non a smettere con l'assunzione; peccato però che nel gergo giovanile, "calare" è l'atto di mangiare una pastiglia di stupefacente. Quindi un ragazzo che va in discoteca e mangia un'extasi, sta "calando" un'extasi. E il Ministro degli Affari Sociali, giocando chiaramente su questo doppio senso dice: - Cala le dosi -. Sempre su questa campagna dice: - Calo calo e non mi ammalo -, oppure dice - Chi non cala in compagnia o è un ladro o è una spia -. Eppure in questo caso il messaggio è quello, l'interpretazione è stata quella buona: -calo-, cala le dosi significa "fatti meno"; -fatti furbo, non farti male- significa: " sii più intelligente, non farti del male". L'altra interpretazione non è stata nemmeno considerata, perché dipende da chi arriva il messaggio. Invece in un'unica parola, isolata dal contesto nel nostro volantino significa immediatamente: "Vai a seminare". C'è un'altra campagna pubblicitaria che ha fatto la - Clouse Davi and Company - con slogan del tipo: - Nice si drogava, Maurizio Gasparri no. Chi dei due ha fatto più danni?- questo è uno slogan di una campagna pubblicitaria. La risposta, per quanto m riguarda, è scontata e si potrebbe leggere una chiara pubblicità all'uso delle droghe. Infatti una persona potrebbe pensare in tutta tranquillità: "Se mi drogo divento come Nice, se non mi drogo come Gasparri, di conseguenza probabilmente è meglio che mi droghi". Un altro motto di questa campagna: - Colleridge ha creato "a vision in a dream" (opera composta sotto l'effetto dell'oppio) e la Jervolino la legge sulla droga. Quale dei due passerà alla storia?-. Anche questa non è diffusione della cultura della droga con l'interpretazione applicata nel nostro processo precedente? E' chiaro che uno preferirebbe passare alla storia con l'immagine di Coleridge che con l'immagine di Rosa Russo Jervolino (almeno per quanto mi riguarda).
Un altro articolo de "Il Manifesto" si intitolava: - Hashish sì, il tabacco no! -, se isoliamo questo titolo, come è stata isolata l'immagine e la parola nel nostro caso, c'è una chiarissima istigazione. Eppure anche in questo caso niente. Vignette a non finire sui giornali. Vauro pubblica una vignetta con un ragazzo in un campo che si fuma uno spinello e sopra dice: - Ragazzi la vita non bruciatela con la guerra -, sottinteso: "E' meglio che vi facciate una canna, piuttosto che andare in guerra, andare a militare, è meglio che vi facciate una canna". Ed anche qui siamo tranquilli. E tante altre vignette, che non sto ad elencarvi perché siamo già piuttosto lunghi. Stefano Disegni fa una vignetta con un obice con sotto scritto: - L'unico cannone che fa male ed infatti non se lo è mai fumato nessuno -. Quindi potrei dire che basta molta meno malizia di quella utilizzata nei nostri confronti per individuare un messaggio istigatorio, un messaggio di diffusione della cultura della droga. Invece niente, su diversi milioni di persone che hanno visto questi messaggi nessun poliziotto, nessun carabiniere, nessun Pubblico Ministero, nessun Giudice si è sognato di ravvisare una condotta scorretta. Come mai solo nel nostro triste trinomio si è individuato un comportamento criminoso? Forse si intendeva colpire proprio noi, a prescindere da quello che poteva essere l'effettivo messaggio! Per quanto invece riguarda la coltura delle droghe, quindi se noi avessimo istigato a seminare, esiste un pieghevole (che fra l'altro abbiamo qua nella documentazione) con quattro foglie a sette punte in tutti gli spigoli, una bella foglia grossa al centro con scritto "Secondo incontro sulla canapicultura". Questo è sicuramente un invito a seminare canapa. E se anche il nostro, ultramaliziosamente, fosse stato individuato come un invito a seminare una foglia a sette punte, poteva essere interpretato come seminare canapa e la canapa viene seminata da millenni per produrre corde, per produrre tela, per produrre combustibile, per produrre olio. Quindi anche se noi avessimo istigato…, ma noi non abbiamo in nessun modo istigato a seminare canapa, se avessimo istigato a seminare canapa, avremmo fatto ancora qualcosa di legale, perché la canapa può essere seminata addirittura con finanziamenti da parte della CEE: lire 1.400.000 all'ettaro, 700 EURO, se vogliamo fare anche il cambio, circa. Ci sono poi diversi libri in commercio che insegnano come coltivare la canapa:
"Campa cavallo che l'erba cresce" - storia cucina e cultura della canapa -. Questo libro gira da vent'anni, ha subito qualche processo, eppure è sempre stato assolto. Non istigherà maggiormente a seminare canapa un libro che ti insegna come coltivarla, qual è la sua storia e come la si cucina, piuttosto che un volantino con scritto "Piantatela!"? Altri libri: "Il canapaio", "La coltivazione della marijuana", stampe alternative e così via, insegnano con foto, schemi e consigli a coltivare la canapa. Eppure niente: basta una parola, un disegno e noi siamo in Tribunale, un libro che insegna, in nessun modo. Quindi è chiaro che l'interpretazione, data la norma nel nostro caso, è abbastanza viziata. Infine Lega Ambiente, sul "Corriere della Sera" del 24 marzo dice: - Lega Ambiente agli agricoltori: "coltivate canapa"-. A questo punto, più di così non so cosa possiamo volere, eppure questa è Lega Ambiente, quindi non si fa niente. Allora istiga o no a coltivare, diffondere la cultura e le tecniche di cultura della canapa? A quanto pare no, perché tutti questi documenti che ho citato sono pubblici, diffusi, venduti nelle librerie, in edicola! Eppure nessuno ha mai dato luogo ad un processo per questo.
Vorrei dare anche un accenno al caso dell'onorevole Marco Pannella che ha, come sicuramente saprete, distribuito hashish in piazza, qualche anno fa. Ebbene il Giudice Mullire ha escluso l'incriminazione per l'istigazione all'uso di sostanze stupefacenti e ha accettato solo l'incriminazione per cessione gratuita di sostanze stupefacenti, che fra l'altro, incredibilmente, ha una pena inferiore a quella del reato contestatomi! Se voi vedeste un volantino con scritto "Mangiami!" e con l'immagine di un cioccolatino, oppure vi venisse dato un cioccolatino, vi sentireste più istigati a mangiare il cioccolatino vedendo l'immagine, la scritta, o se qualcuno vi dà in mano un cioccolatino?! Quindi l'interpretazione di questa norma, fatta nel nostro modo, porterebbe in carcere il 95% degli antiproibizionisti. Ed è veramente assurdo che possa essere interpretato in questo modo. Probabilmente mi sto dilungando molto, avrei anche dei dati tecnici, dei dati medico-scientifico-storici, per cui la proibizione della canapa sarebbe da considerare un reato, a fronte del fatto che lo Stato ci vende alcool e sigarette…".

Presidente: "Vada sui fatti. Cerchiamo di non commetterne altri di reati!".

Imputato <omissis>: "Ok. Esistono in commercio droghe legali che fanno un milione e settecentomila morti all'anno in Europa… Taglio molto e concludo dicendo che questa legge fa più danni della droga, quindi io non smetterò di criticarla. L'Art. 21 della Costituzione della Repubblica dice: - Tutti hanno diritto di manifestare il proprio pensiero con la parola, lo scritto ed ogni altro mezzo di diffusione -. Mi sembra che la norma che avrei infranto, il reato che mi viene contestato, con questa interpretazione sia in chiaro contrasto con questo principio fondamentale dell'ordinamento italiano ed anche con uno dei cardini basilari della dichiarazione universale dei diritti dell'uomo. Mi sembra inoltre che per un volantino, riportante lo slogan -Piantatela!-, in uso da anni nel movimento Antiproibizionista, io stia rischiando una pena reclusiva da uno a sei anni! Per aver scritto una parola e per aver mostrato un'immagine di una non meglio definita foglia. Per un foglio di carta con scritta una piccola, infinitesima parte delle mie idee politiche, sto rischiando della carcerazione! Mi sembra al di fuori di ogni possibile logica e di ogni possibile ordinamento democratico. Non credo di essere un portatore della cultura della droga, in nessun modo! E se lo fossi non credo che la gente che è qua a sostenermi, e che ringrazio di cuore per aver aspettato fino a adesso, sarebbe all'interno di quest'aula a seguire questa brutta vicenda. Questo processo e la sua eventuale condanna, purtroppo probabile, visto il risultato del rito abbreviato, non cambieranno il mio sentire Antiproibizionista e il mio rivendicare, con estrema forza e rabbia, il mio diritto ad esprimere pubblicamente le mie idee".

DROGA: ECSTASY; GIOVANE FUORI PERICOLO, ALTRI ARRESTI 
 

(ANSA) - ALTAVILLA (VICENZA), 6 DIC - E' uscito dalla sala di rianimazione ed e' fuori pericolo il giovane ventenne di Sarego ricoverato d'urgenza ieri mattina a Vicenza dopo essersi sentito male per aver assunto, la sera prima in discoteca, un cocktail di ecstasy e alcol. Il ragazzo, sottoposto ad una terapia decisa dopo un consulto anche con i medici del centro antiveleni dell'ospedale Niguarda, e' stato trasferito oggi in un altro reparto del nosocomio vicentino. Intanto le indagini avviate dai carabinieri dopo questo episodio hanno condotto i militari all'arresto di due ragazzi, uno dei quali minorenne, trovati in possesso di 10 pasticche di ecstasy. Gli investigatori, tuttavia, escludono che questi possano essere stati i fornitori del ragazzo di Sarego e dei suoi due amici. Mentre le pastiglie acquistate da questi ultimi erano di colore giallo e con il simbolo della chiocciolina usata negli indirizzi di posta elettronica, quelle sequestate ai due giovani arrestati sono azzurre ed hanno impressa una stellina. I due - Ingo Dal Ronco, operaio di 21 anni di Vicenza, e M.T. (16), della provincia di Verona - sono stati sorpresi nelle vicinanze di una discoteca di Altavilla; la probabile attivita' di spaccio sarebbe confermata dal possesso, da parte dei due, di circa 500 mila lire in contanti. (ANSA). KEV 06-DIC-99 11:45

 

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