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   KENDO 
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il nobile KENDO



 


Anche il Kendo rientra tra le arti marziali giapponesi e, a differenza di Judo e Karate, prevede l'uso di un'arma, la spada: non o coso, infatti, è detto anche schermo giapponese. Il Kendo si pone gli stessi obiettivi generali delle altre discipline marziali orientali, avendo nel successo nel combattimento un fine solo secondario. E' il miglioramento delle proprie capacita tecniche e di esecuzione, unito al raggiungimento di un armonico equilibrio interiore, il vero scopo primario di questo arte bellica. Per risalire all'origine del Kendo, si deve andare molto indietro nel tempo. Sotto il nome di Ken-Jutsu, esso veniva utilizzato come arma di difesa dai guerrieri giapponesi conosciuti col nome di bushi. Dopo il XIII secolo, furono i samurai ad apprenderne le tecniche e a praticarla con una certa frequenza. Quando, nel secolo scorso, ai samurai venne proibito l'uso della spada, anche il Ken-Jutsu fu messo al bando (1876). Tuttavia, per non cancellare del tutto secoli di tradizione e di cultura, si decise di trasformarlo in disciplina sportiva, in cui i gesti bellici sarebbero stati solo simulati, e gli si mutà il nome nell'attuale Kendo. La spada, originariamente in metallo, fu sostituita con un meno pericoloso bastone di bambù. Fino al i 955, il Kendo ero praticato solo nella sua terra d'origine, il Giappone, ma pian piano si diffuse anche nel resto del mondo ed oggi è una disciplina conosciuta e praticata in molti paesi. Le tecniche fondamentali del Kendo si distinguono in difensive ed offensive, entrambe eseguite con l'ausilio di una particolare spada che si puo impugnare ad una o a due mani. Le tecniche di attacco sono costituite dall'insieme dei colpi tendenti a colpire l'avversario in un punto considerato valido, quelle di difesa, invece, sono le parate, mediante le quali si cerca di eludere l'attacco avversario. Bersagli validi sono considerate alcune zone specifiche del corpo, e precisamente: testa, gola, avambracci e fianchi. Anche il Kendo, come il Karate, prevede due specialità, il katà ed il kumitè. Nel katò, le tecniche vengono presentate dall'allievo in assenza di un avversario, utilizzando il katana (la spada tipica) e dimostrando, con una serie di movimenti armonici e ben collegati fra loro, le proprie capacità tecnicomotorie. La valutazione globale, ovviamente, tiene conto in special modo della precisione nell'esecuzione delle tecniche. Il combattimento vero e proprio, invece, vede di fronte i due contendenti i quali devono, da un lato, cercare di portare con la giusta tecnica e la massima precisione I colpi ai bersagli validi dell'awersario e, dall'altro, difendersi dagli stessi mediante le parate. Vince chi guadagna per primo due punti nell'arco di un tempo di cinque minuti. il punto viene assegnato a chi riesce a centrare un bersaglio consentito mediante l'esecuzione corretta della tecnica. Gli incontri si disputano su di un quadrato di circa metri i Oxi O, senza tappeti. La durata massima di un combattimento, come detto, è di cinque minuti. L'armatura del praticante di Kendo è composta da una maschera a griglia d'acciaio, che lo protegge dai colpi al viso; da una protezione per le spalle; da un corsetto rigido; dai guanti; da un'ampia gonna, infine, che ha lo scopo di nascondere i movimenti dei piedi. Nel Kendo, i praticanti sono divisi in kyu, che sono gli allievi principianti o quasi principianti, e i dan, che sono i più esperti. In Italia, questa disciplina, pur avendo diverse organizzazioni autonome, rientra comunque nel CONI (il Comitato Olimpico Nazionale Italiano), nell'ambito della Federazione Italiana della Scherma, piuttosto che in quella di cui fanno parte abitualmente altre arti marziali.
 

 
Via della sciabola", "Via della spada". Arte marziale (Budo) del maneggio della sciabola (Ken). Questa disciplina di combattimento era praticata sin dall' antichità da tutti i guerrieri giapponesi (Bushi) e, dopo il XIII secolo, dai Samurai. Interdetta nel 1876, quando i Samurai non ebbero più il diritto di portare la sciabola, il Ken-jitsu fu trasformato in sport (Kendo) da Sakakibara Kenkichi (1830-1894), per contribuire all' addestramento fisico e mentale della gioventù, ma il termine stesso di Kendo non fu coniato che nel 1900 da Abe Tate, per sostituire quello di Ken-Jitsu , giudicato troppo "guerriero" per quei tempi. La prima accademia di Kendo fu fondata a Tokio nel 1909 e, da allora questa arte marziale non ha mai cessato di svilupparsi in Giappone, dove viene praticata sia da uomini sia da donne. Il Kendo, in Giappone è il Budo più importante e rispettato, poichè esso è basato sull' arte tradizionale della sciabola che fu, per molti secoli, rappresentativa dello spirito della classe dominante dei Bushi. Agli albori dell'epoca Tokugawa (ai primi del 1600), esistevano già in Giappone alcune centinaia di scuole e di stili di combattimento con la sciabola; ogni Buke o famiglia guerriera possedeva i propri istruttori. Mutuando le tecniche di combattimento da queste scuole, Sakakibara Kenkichi si ispirò per definire le regole del suo Kendo. Esse infatti sono basate sulla rapidità e precisione dei colpi, non più eseguiti con la Katana, ma con lo Shinai di bambù, ed i combattenti sono protetti da una specie di armatura (Dogu), composta da una maschera a griglie di acciaio (Men), con protezioni alle spalle, un corpetto rigido in bambù laccato (Do), dei guanti imbottiti e le protezioni per il ventre (Tare) e per le gonadi (Tare-ohi). I combattenti indossano la giacca del Keikogi ed una Hakama, la cui ampiezza serve per dissimulare all'avversario, gli spostamenti dei piedi. Essi combattono a piedi nudi, normalmente nel (Dojo), sulla superficie liscia di un parquet.
 

 

 
È molto difficile poter parlare di Kendo senza considerare la storia e l'evoluzione della cultura Giapponese. Potremmo dire con sicurezza che l'evoluzione di tale disciplina ha seguito l'evolversi di momenti storici diversi. Il Giappone è l'ultimo dei paesi asiatici che si sia conformato ad uno stile di vita prettamente occidentale, per contro però è tra i paesi "occidentalizzati" uno dei più attaccati alle proprie tradizioni. Molti momenti della vita economica e sociale Giapponese tradiscono ancora questa influenza. Il Kendo, come disciplina in sè, è un esempio del peso delle tradizioni storiche, religiose e culturali delle epoche passate, nella vita del Giappone moderno.
 

 
Per poter quindi raccontarne l'evoluzione è necessario osservare con attenzione i tre periodi storici fondamentali del Giappone.Il primo periodo tra il 1100 e il 1600, il secondo tra il 1600 e il 1800, e il terzo dal 1800 ai giorni nostri. La consacrazione della spada a "simbolo superiore" ha la sua origine con l'epoca KAMAMURA (1192); nei secoli precedenti la casta dei guerrieri aveva visto lievitare enormemente il proprio peso storico e sociale, ma è solo con la presa totale del potere da parte dei guerrieri che questi maturano un senso profondo e quasi spirituale dei loro compiti.
 

 

 
Per sette secoli la spada divenne "l'anima del Giappone". La principale ragione per la quale fu possibile ai BUSHI (Samurai) amministrare incontrastati il paese risiede nella loro devozione alla morte. Nel loro codice d'onore, e nei fatti, la loro vita fu ampiamente sacrificata ogni volta che l'interesse della collettività, la stabilità del sistema o una violazione di regole lo richiedeva. La consapevolezza d'essere disponibili a dare la vita ogni giorno, il rigore e la spiritualità quasi religiose di questo modo di concepire il proprio ruolo nella società, sono le premesse che li portarono, cinque secoli più tardi, ad impostare il Kendo, quando l'amministrazione della vita pubblica divenne più blanda e routinaria, a causa dello sviluppo della vita urbana e della classe dei commercianti.
Vediamo di considerare i tre periodi di relazione tra la spada, la sua evoluzione, e la storia Giapponese. Il primo periodo lo poniamo tra il 1200 e il 1700. Il secondo tra il 1700 e il 1877. Il terzo tra il 1877 e oggi.
 

 

  • Il primo periodo si può dividere in tre fasi. La prima non comporta vicende storiche estremamente cruente. Il modo d'impiego della spada non registra evoluzioni particolari.

Nella seconda Fase, tra il 1337 e il 1602, avvengono guerre continue e sanguinose su tutto il territorio. I BUSHI diventano la struttura portante di eserciti sempre più numerosi, composti da soldati senza tradizione schermistica ed estranei alla cultura bellica, i quali dovevano essere adestrati al combattimento. S'inizia quindi a sentire la necessità di scuole di scherma, che diffondano i valori della cultura samuraica. Nasce così la figura del "maestro" e si sviluppano così forti legami di Scuola, insieme al senso del DO-JO (il luogo della pratica) e alla considerazione dello ZEN (meditazione buddista).
 


 

 
Quest'ultima componente educa al distacco dalle cose tutti quegli allievi che, non avendo alle spalle alcuna tradizione schermistica e culturale, dovranno poi affrontare la battaglia. Qualche scuola punta molto su quet'ultimo concetto, innescando così l'esperienza dell'uso della spada come formazione del carattere trascendente. E' l'alba del Kendo.

Terza fase, le guerre hanno termine nel 1603. Gli eserciti scompaiono ma la classe dei samurai resta enormemente dilatata nel numero, nei poteri, nel prestigio, nelle funzioni. Nei cento anni che seguono, il loro codice d'onore compie una grossa evoluzione qualitativa (Bushido moderno), così anche le scuole di scherma. Il paese chiude le frontiere e rinasce pacificamente ancora più tradizionale e raffinatamente autoctono.
 


 

 
Il secondo periodo lo consideriamo decorrente dal 1700 perchè è allora che nasce il Kendo che ancora oggi si pratica, e lo chiudiamo nel 1877, anno della battaglia di Satsuma, nella quale s'infrange il sogno di potere dei samurai.

In questo periodo storico nelle scuole di scherma si cominciano a fare esperimenti d'addestramento inediti (KIRI GAESHI e KAKARI GEIKO) e ad ideare protezioni al corpo, fino a realizzare una nuova arma incruenta: lo SHINAI.

Lo SHINAI è composto da stecche di bambù assemblate da guaine di pelle e da una cordicella. Permette un combattimento così dinamico da sembrare esplosivo, non reca danni all'avversario, e consente al corpo di essere protetto solo da un'armatura leggera. Questa'armatura consente una gran libertà di movimenti a tutto il corpo, ed in particolare alle gambe e alle braccia. Per arrivare a mettere a punto il nuovo sistema di scherma ci vogliono circa cinquant'anni. Centinaia di scuole furono interessate negli esperimenti, altre rifiutarono la novità e continuarono ad usare la spada vera (KATANA) e la spada di legno (BOKUTO ) in esercizi senza contatto fisico.

Verso il 1760 comunque la pratica del kendo era abbastanza diffusa in tutto il Giappone; è in questo secolo che si pervenne anche ad una certa omologazione di sistemi ortodossi d'addestramento, con accordi selettivi tra le numerose scuole e tra centinaia di modi di combattere.
 


 

Il Kendo restò largo appannaggio della casta dei samurai, essi poterono continuare ad addestrarsi al combattimento in quel lungo periodo di pace.

Perciò quando la restaurazione imperiale (1868) e nuove forme di governo misero fuori gioco la casta, anche le scuole di scherma cessarono di essere frequentate. La crisi raggiunge il punto peggiore nel 1876 a causa della legge che proibiva definitivamente il porto della spada, e nel 1877 in seguito al soffocamento dell'ultima rivolta dei samurai.

Inizia così il terzo periodo di relazione tra la spada e la storia del Giappone, relazione apparentemente inesistente, dato il cambiamento in atto nel paese e nel mondo.

Cessata dunque la ragione d'esistenza delle scuole, i samurai e i maestri più appassionati escogitano diversi espedienti per destare l'attenzione della gente. Organizzano dimostrazioni, ma ottennero solo lo scopo di sollecitare la curiosità della popolazione che potè conoscere alcuni aspetti della vita della vecchia casta che prima erano segreti. Purtroppo questo non basta. I samurai che non accettano la nuova realtà si sentono emarginati in una società nella quale non si riconoscono, e non riescono ad inserirsi. Altri invece cavalcando il vento del rinnovamento, si calano nella nuova realtà fino a diventare protagonisti della nuova era di rinnovamento, e addirittura, nell'arco di due o tre decenni, riescono a coprire ruoli chiave nella polizia, nel nuovo esercito, nella marina, nella scuola e sopratutto nell'industria. Furono loro, i nuovi Samurai, a sostenere l'attività dei maestri più fedeli. Fino a quando, ai primi del secolo, il Kendo fu proposto nelle scuole (primarie, medie e università), praticato nei distretti di polizia, nelle aziende private, negli uffici pubblici e nelle forze armate.
 


 


Perchè? Sicuramente non certo per una questione sportiva. Allora il fenomeno sportivo non esisteva in Giappone. Era la volontà di coltivare i valori della tradizione e della religiosità insita nella "via della spada", l'esigenza di conservre una propria identità culturale a fronte di modelli economici d'importazione estranei ai propri valori.

La necessità di formare nei Giapponesi un carattere che superasse le comuni tendenze egocentriche, e si orientesse verso una coscienza collettiva, di gruppo, d'insieme permeando il tutto con i fattori meditativi dello ZEN.

Lo scopo del Kendoka è di addestrare la propria "anima" attraverso la disciplina e le regole del combattimento, non di usare le regole del combattimento e il mezzo della spada come strumento che sopprime l'avversario. Purtroppo questi princìpi sono stati travisati durante il periodo bellico-nazionalista, così come, subito dopo la guerra, si preferì dare al Kendo una coloritura agonistica per ottenere il consenso delle autorità di occupazione Americane. Paradossalmente è stata questa nuova veste che ha determinato anche l'espansione del Kendo in una ventina di nazioni al di fuori del Giappone.

Resta il fatto che, il Kendo Giapponese, ancor oggi pesca nell'antica tradizione anche quanto si presenta come disciplina sportiva.
 


 

 
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